My Salinger Year, Sigourney Weaver: "Sono un dinosauro spregiudicato, non una nuova donna in carriera"

Sigourney Weaver a Berlino 2020 racconta i segreti del suo personaggio in My Salinger Year, l'agente letteraria di Salinger, che nel film di Philippe Falardeau assume come assistente Margaret Qualley.

L'apertura di Berlino 2020 è di quelle che riscaldano il cuore. Con My Salinger Year, il regista quebecchese Philippe Falardeau torna a raccontare una piccola, ma importante storia autobiografia partendo dal memoir di Joanna Rakoff, aspirante scrittrice che ha lavorato per l'agente letteraria del misterioso J.D. Salinger. La storia della Rakoff, presente a Berlino insieme al suo alter ego cinematografico Margaret Qualley e alla co-protagonista Sigourney Weaver, co-protagonista di questa incredibile storia, è l'occasione per raccontare un coming of age, ma è anche una "lettera d'amore al mondo della letteratura", come spiega il suo autore.

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My Salinger Year: al photocall

"Non si pianificano progetti come questo" confessa Falardeau. "Quando ho letto il libro, questo ha cominciato a prendere forma dentro di me. È stato un lungo percorso di scrittura, Joanna mi ha aiutato tanto, è stata la mia prima lettrice perché era la sua vita e volevo prendere la giusta direzione". Interviene Joanna Rakoff, ammettendo di sentirsi "fortunata ad avere lavorato con Philippe perché ha capito tutto della situazione, ha colto i fatti, i personaggi e il risvolto emotivo. Lavorare con lui è stato davvero divertente, mi ha coinvolto nelle varie fasi di stesura del copione e compaio anche in un cameo".

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L'universalità del coming of age

Fondamentale in fase di sceneggiatura è stato anche l'ingresso nel cast di Margaret Qualley, giovane attrice tra le più richieste dopo gli exploit in C'era una volta a Hollywood e nella miniserie Fosse/Verdon. Philippe Falardeau ricorda di averla coinvolta Margaret nella quarto o quinta stesura, "e il suo intervento è stato un punto di svolta, è il punto di vista di una giovane donna, proprio come la protagonista. Grazie ai suoi consigli ho riportato indietro l'ex fidanzato e ho fatto un sacco di cambiamenti che hanno dato la giusta direzione". La vicinanza tra la vera Joanna e Margaret Qualley è maggiore di quanto si pensi. "Quando interpreti una persona reale ci sono sempre aspettative" spiega l'attrice. "Mi sono trasferita a New York a 16 anni, ho avuto un'esperienza simile a quella del mio personaggio, so cosa si prova a passare da una piccola città alla Grande Mela per realizzare le proprie ambizioni".

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Un anno con Salinger: una scena del film con Sigourney Weaver

Nella New York letteraria del passato, ricostruita da Falardeau a Montreal come lui ci tiene a precisare, Sigourney Weaver interpreta la stoica agente letteraria di Salinger, Margaret, un vero e proprio "dinosauro" dell'ambiente, come la definisce la sua interprete. "Una donna ambiziosa che probabilmente non si è fatta scrupolo a usare il sesso per ottenere il suo lavoro". La diva rifiuta, però, il paragone con l'agguerrita Katharine Parker di Una donna in carriera: "Non trovo connessioni, non ho pensato a quel personaggio per Margaret, non era esattamente una bella persona. Margaret è sicura di sé grazie alla sua esperienza, ha abbracciato il mondo letterario ed è molto protettiva. Alcuni aspetti, come la sua idiosincrasia nei confronti del computer la rendono ridicola, anche i colleghi la deridono, ma a lei non importa perché ciò che ha tra le mani è più importante".

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Un regista che si fida delle sue attrici

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My Salinger Year: il regista Philippe Falardeau al photocall

Come nel caso della sua protagonista, Philippe Falardeau ammette di aver conosciuto l'opera di Salinger "dopo aver scritto la prima stesura della sceneggiatura. Di solito Il giovane Holden si si legge durante l'adolescenza, ma io ho cercato di mettermi nei panni di Joanna. Quando ho letto il libro, è stata una rivelazione. Ma il film non è su Salinger, ma sull'effetto della sua opera su una giovane donna, questa presenza fantasmatica guiderà le sue scelte". Il cambiamento vissuto dalla vera Joanna e dalla sua controparte cinematografica ha influenzato in certa misura anche il regista canadese: "Io sono uno che parla tanto, alzo la voce, sono sanguigno, ma le mie vere emozioni le tengo nascoste. Questo film mi ha aiutato a esprimermi meglio".

Pur essendo ambientato in un passato non troppo lontano, il regista riconosce l'importanza di un period movie "che è stato un esercizio di disciplina perché all'epoca non esisteva internet, Per parlare con una persona dovevi alzare il telefono. Il cambiamento iniziato all'epoca è ancora in corso. Fare quel film oggi è importante perché la fase vissuta da Joanna è qualcosa che tutti sperimentiamo, parla di ambizioni, di un mentore, di scelte nella vita". Sigourney Weaver interrompe il regista per complimentarsi con lui svelando: "Il bello di lavorare con Philippe è che si fida dei suoi attori, ci permette di improvvisare, lascia che i personaggi trovino la loro strada". Visto che è arrivato il momento delle confessioni Falardeau le svela: "Sai quale è la verità? Sognavo di fare un film con le donne, ho sempre fatto solo film con uomini!".