Prime Video e Cina: guida a 5 imperdibili film

Analizzando il fitto catalogo di Amazon Prime Video è possibile individuare un buon numero di lungometraggi cinesi. Ve ne consigliamo cinque.

Prime Video e Cina: guida a 5 imperdibili film

Negli ultimi tre anni l'industria cinematografica cinese è cresciuta esponenzialmente, superando di gran lunga le più rosee aspettative. Pensiamo ad esempio all'annata del 2020, un periodo inizialmente buio e nefasto causa pandemia, con le sale chiuse in tutta la Cina per circa 178 giorni. Il pubblico cinese è riuscito a tornare al cinema solamente intorno al 20 luglio, registrando però numeri inaspettati. Infatti nell'estate del 2020 l'industria cinematografica cinese, per la prima volta nella storia, ha superato tutti gli altri territori del mondo diventando la nazione con i maggiori incassi cinematografici dell'anno. La Cina ha battuto pertanto gli acerrimi nemici americani con 1 miliardo e 988 milioni di dollari, contro 1 miliardo e 937 milioni di quest'ultimi.

Locandina di Shadow
Locandina di Shadow

Dati ancora più propizi si sono verificati nel 2021, laddove ad attesissime celebrazioni politiche, prontamente esaltate dal cinema, sono seguiti grandissimi incassi al punto da proiettare il 2021 come l'anno della ripresa definitiva. Ripresa confermata dai 47,258 miliardi di CNY (yuan) al botteghino, cifre significative che hanno fatto tirare un bel sospiro di sollievo ai tanti produttori cinesi. Dati non indifferenti che hanno spinto le varie piattaforme streaming mondiali ad acquisire e distribuire più lungometraggi cinesi possibili, sia recenti sia del passato. Ed è proprio da qui che nasce questo articolo, con l'obiettivo di presentarvi 5 imperdibili film cinesi che troverete comodamente su Prime Video.

1. Shadow

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Shadow

Iniziamo la nostra particolare classifica, consigliandovi una delle ultime perle del maestro della Quinta generazione Zhang Yimou: Shadow (2018). Il film, ambientato durante il periodo dei Tre regni, segue le vicissitudini di un giovane generale che, tramite escamotage geniali ed intricati complotti, prova ad unificare parte del suo regno opponendosi ad un giovane ed imprevedibile re.
Il lungometraggio concettualmente è vicino al cult coreano Masquerade di Choo Chang-min, in quanto entrambi vertono sul tema del sosia in grado di insinuarsi nei piani alti del palazzo reale, provando pertanto a modificare lo status quo. Ad ogni modo l'opera di Yimou si distacca sensibilmente per stile e tematiche esposte, ad esempio non c'è praticamente traccia dell'elemento comico, molto presente nell'opera coreana. L'autore cinese realizza dapprima un elegantissimo ed estetizzante giallo da camera, permeato da una velata ma potentissima ed ambigua forza politica, punto forte del regista. Il film difatti può essere visto quasi come un'opera pro-Pechino, laddove la voglia di riunificazione del protagonista equivarrebbe al disegno politico di Xi Jinping di riannettere Taiwan e di controllare definitivamente Hong Kong. Tuttavia la determinazione e la resilienza del protagonista è parallelamente leggibile legandola allo spirito combattivo dei cittadini di Hong Kong (pensiamo solamente alla rivolta degli ombrelli del 2014). La vicinanza politica del regista è poi confermata dalla rappresentazione negativa del re: sì astuto ma allo stesso tempo codardo, pronto a tradire chiunque e con un destino finale non propriamente dignitoso.

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Shadow

Politica a parte, il film verrà ricordato per una messa in scena ed una fotografia maestosa ed altamente ricercata. Il regista opta per un cromatismo limitatissimo, proponendoci la prevalenza di un b/n altamente d'impatto, tanto retrò quanto avanguardista. Fotografia altamente comunicativa, atta ad enfatizzare i vari complotti politici o l'animo tormentato di alcuni soggetti in scena. Anche le scelte registiche seguono questa direzione, presentando ad esempio diversi mascherini diegetici che riprendono i protagonisti ma riducono nettamente la parte visibile del quando andando quindi quasi a schiacciarli. Esito simile ottenuto anche con il cosiddetto "effetto cornice": ossia posizionare la camera dietro determinati oggetti scenici, con gli attori invece collocati al di là di questi oggetti al punto da essere quasi ingabbiati. Scelta stilistica molto amata anche da Wong Kar-wai, qui omaggiato più volte.

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Shadow

Meravigliosi poi i pochi combattimenti, scontri virtuosi ed epici con un uso altamente prolungato dello slow-motion che va a cristallizzare l'azione trasformandola in un prezioso dipinto artistico in movimento. Azione a tratti avvicendata da frammenti animaleschi tra pugni, calci e fendenti letali tali da rievocare alcuni stilemi vicini a Tsui Hark. Da notare anche l'importanza della figura femminile, altro stilema del regista. Presenza distinta, che soffre in silenzio ma che si rivelerà più forte, più furba e nobile della controparte maschile.

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2. The Warlords

Il secondo consiglio riguarda uno dei capolavori del cinema cinese contemporaneo, un'epopea di sangue e tradimenti tanto tragica e dilaniante quanto intimista e politica. Stiamo parlando del mastodontico The Warlords (2007): immensa co-produzione Cina-Hong Kong, diretta e prodotta da Peter Chan. Peter Chan è tra le personalità più stimate e rispettate dello star system cinese, autore da sempre attento ai mutamenti economici e produttivi dell'industria, ma parallelamente artista fedele ad un cinema autoriale tale però da catturare l'attenzione delle masse. Caratteristiche che emergono benissimo in questo lungometraggio.

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The Warlords

Il film è ambientato nella seconda metà del 1800, durante la rivolta dei Taiping nella tarda dinastia Qing, ed è incentrato sulla fratellanza di tre uomini (Jet Li, Andy Lau e Takeshi Kaneshiro). Soggetto abbastanza semplice che permette al regista di rielaborare un capolavoro iconico di Chang Chang, Blood Brothers, filtrato da un approccio moderno ed elegante, ricco di richiami. Il film si focalizza sull'inconcludente distruttività della guerra. Guerra voluta da avidi uomini di potere, tranquilli e beati nei loro castelli a mangiare pesce e a giocare a go; uomini avidi le cui scelte egoistiche e ciniche mandano al massacro centinaia di truppe. Peter Chan sfoggia una regia febbrile e sperimentale, a tratti vicina ad un ermetismo tipico del Wong Kar-Wai di Ashes of Time, con jump-cut, rallenty frammentati ed eterni e fuori fuoco accentuati.

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The Warlords

Cruenti invece le scene di battaglia, laddove ad uno spirito di sacrifico tipico di John Woo si accavalla una brutalità carnale, e quasi orrorifica, degna del miglior Tsui Hark di The Blade. Battaglie epiche laddove ad un perfetto utilizzo del campo lungo, e delle riprese di profilo e frontali, si alternano attimi documentaristici: segmenti caratterizzati da montagne di corpi che si ammassano alla velocità della luce, oppure il ricorso a tattiche militari, spiegate e rappresentate con una cura maniacale da far invidia al professore Alessandro Barbero.
Il film è una sorta di unione perfetta tra il wuxiapian, il gongupian ed il war movie (abbiamo una lunga sequenza ambientata in una trincea) dove trova spazio anche una storia d'amore poetica e tragica. Imperdibile.

3. L'eroe dei due mondi

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L'eroe dei due mondi

Cambiamo completamente strada e andiamo a presentarvi un recente blockbuster totalmente cinese, realizzato da uno dei più grandi autori commerciali di Pechino: Lu Yang. L'eroe dei due mondi (2021) è un film molto più complesso e stratificato di quanto sembra, focalizzato su uomo disperato disposto a tutto pur di ritrovare il figlioletto, creduto morto, tra cui uccidere un giovane romanziere oppure avventurarsi in mondi arcaici. L'opera amalgama molto bene l'universo fantasy, con scenari grotteschi e allucinogeni, ad una realtà contemporanea estremamente grigia con multinazionali hi-tech che agiscono indisturbate. Il film tuttavia non è esente da difetti, in alcuni segmenti la regia e la CGI è troppo appariscente inoltre la narrazione è alquanto sconclusionata e raffazzonata nel finale.

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L'eroe dei due mondi

Ad ogni modo l'opera è visivamente interessante e ricca di riflessioni, difficili da ritrovare i film così commerciali. Lu Yang ci mostra una polizia inconcludente e poi, mediante l'elemento fantasy, addirittura espone, mascherandoli molto bene, parallelismi audaci: il villain Redmane è un deposta che impone coprifuoco, razzia villaggi, uccide oppositori politici e sequestra opere d'arte. In alcuni tratti poi il regista richiama l'universo supereroistico, subito smascherato con il richiamo a tecniche di messe in scene vicine al "trasformismo" di Tsui Hark: i poteri di questi super-uomini sono falsi, in quanto si materializzano con escamotage meccanici o chimici.

Leroe Dei Due Mondi
L'eroe dei due mondi

4. I cacciatori di tesori - La leggenda perduta

Noleggiabile su Prime alla modica cifra di 0.99 centesimi, il film in esame è un altro blockbuster clamoroso; diretto dall'enfant prodige Wuershan, il cui background pubblicitario ricorda i fratelli Daniels. I cacciatori di tesori - La leggenda perduta, girato con telecamere Imax, infrange innanzitutto un bel po' di record ai botteghini (oltre 278 milioni di dollari) e conquista l'attenzione di un vasto pubblico grazie ad una rappresentazione visiva rilucente ed accattivante.

I Cacciatori Di Tesori   La Leggenda Perduta1
I cacciatori di tesori - La leggenda perduta

Il regista racconta le vicissitudini di un gruppo di razziatori di tombe, mediante un approccio tipico dei migliori film e videogiochi d'avventura, da Indiana Jones ad Uncharted o Tomb Raider, filtrato da venature orrorifiche e fantastiche ad alto tasso di spettacolarità; a tal proposito sontuose ed immense le varie tombe millenarie esplorate nel corso della pellicola.
Dall'opera emerge altresì l'amore del cineasta verso la storia e la cultura del proprio paese, amore che lo porta a criticare alcune scelte ideologiche perpetuate durante la Rivoluzione Culturale dove giovani studenti - guardie rosse - in nome del materialismo dialettico, distruggevano manufatti antichissimi, simbolo del passato feudale.

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I cacciatori di tesori - La leggenda perduta

L'autore si scaglia anche contro le sette religiose, vere e proprie organizzazioni criminali, leste a sfruttare i più deboli; infine immancabile una buona dose d'ironia, tratto distintivo del regista. Wuershan ad oggi è tra i massimi registi dello star system cinese, maestro capace di coniugare sperimentalismo stilistico (The Butcher, the Chef and the Swordsman) alle tendenze e preferenze degli spettatori, sfondando regolarmente i muri del box office.

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5. Detective Dee e i quattro re celesti

Detective Dee E I Quattro Re Celesti2
Detective Dee e i quattro Re celesti

Concludiamo questi nostri consigli con il terzo capitolo della saga sull'ormai noto Detective Dee, ideata da Tsui Hark nel 2012, uscito nel 2018. Il celebre regista ci catapulta nuovamente all'interno della dinastia Tang, regalandoci una storia ricca di intrighi e sotterfugi politici dove la spettacolarità dei combattimenti la fa da padrone.

Detective Dee E I Quattro Re Celesti
Detective Dee e i quattro Re celesti

Il film, o meglio la trilogia, è la risposta orientale a Sherlock Holmes, con il Detective Dee impegnato a risolvere enigmi e smascherare complotti. Tsui Hark, nonostante una CGI posticcia, presenta scenari ed ambienti tanto realistici quanto barocchi esaltati dalla sua solita e ricercata regia, contraddistinta da zoomate improvvise di leoniana memoria, lenti ed eleganti movimenti di macchina fino ad arrivare alla tecnica del rewind (riavvolgimento del nastro); tecnica spesso combinata con il flash-forward o lo slow motion, utilizzate in riferimento alla rappresentazione della metodologia d'indagine del detective cinese. Non mancano poi suggestive sequenze trascendentali ed oniriche, oppure avvincenti combattimenti da wuxia purissimo. Da recuperare.