Uncharted, la recensione: predatori dell’avventura perduta

La recensione di Uncharted: Ruben Fleischer adatta un cult videoludico con un'avventura spensierata, che intrattiene giusto il tempo di un giro sulla giostra.

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Uncharted: Tom Holland e Mark Wahlberg in un momento del film

Prima ardua impresa: rinunciare al giocatore e affidarsi allo spettatore. Seconda missione: togliere il joypad dalle mani per giocare solo con gli occhi. Terzo atto: spezzare la maledizione del cinema che non riesce a capire i videogame. Apriamo la nostra recensione di Uncharted chiarendo subito l'arduo compito di un adattamento difficile, agognato per tanti anni e finalmente approdato in sala dopo tanti ripensamenti. Davanti all'ennesimo adattamento dal pixel alla pellicola, la domanda era una sola: riuscirà Nathan Drake a spezzare la condanna dei videogiochi traposti male al cinema? La risposta purtroppo è no. E in tutta onestà va detto che il compito per Ruben Fleisher era abbastanza ingrato. Chi ha vissuto le gesta di Nathan Drake nell'universo PlayStation sa bene che la sensazione trascinante di essere presi e catapultati nell'avventura è sempre stata di vitale importanza. Come una frusta per Indiana Jones o due fidate pistole per Lara Croft. Rinunciare all'interazione significa snaturare Uncharted sul nascere.

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Uncharted: Mark Wahlberg e Tom Holland insieme in missione

Per cui la domanda da porci, forse, è un'altra? Si può vivere davvero Uncharted senza giocarlo? Si può essere Nathan Drake accontentandosi di guardarlo e basta? Forse sì, se entrate in sala senza grandi pretese. Forse sì, se avete voglia di accontentarvi di una discreta giostra dove il divertimento dura giusto il tempo di un giro. Per l'esaltazione c'è sempre la PlayStation.

Alla ricerca di Nathan Drake

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Uncharted: Tom Holland in una sequenza

Proviamo a ricrearla noi la sensazione di un gioco. Amara consolazione, lo sappiamo. Proviamo a descrivervi Uncharted partendo dal menù. Come si presenta questo film Sony? Prima di tutto con una dichiarazione di intenti mica male. Ovvero come la prima opera targata PlayStation Productions, con tanto di crediti "stile Marvel" dove le proprietà intellettuali della Casa si ergono in tutta loro iconicità (gente come Kratos di God of War, Ellie e Joel di The Last of Us e ovviamente lo stesso Nathan Drake). Le ambizioni dello studio sono palpabili. Il materiale narrativo ha un potenziale esplosivo. L'asticella delle aspettative è stata alzata. Poi premiamo start, l'avventura inizia nel bel mezzo dei cieli, con Nathan Drake svenuto nel vuoto. E qui arriva il primo cortocircuito: da una parte la sensazione familiare di trovarci davanti a una delle scene più iconiche di Uncharted 3 (quella delle casse sull'aereo). Una sensazione piacevole, che ci tuffa subito nel cuore dell'azione, con l'eroe in pericolo. Poi, però, ecco arrivare un'emozione opposta, quasi di straniamento: "Ma quello è davvero Nathan Drake?". Dispiace dirlo, ma uno dei problemi principali di Uncharted è proprio la scelta di Tom Holland nei panni del più credibile erede di Indiana Jones mai concepito sul pianeta. Non è solo un problema estetico e di lontananza dal modello originale. E nemmeno una questione anagrafica.

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Uncharted: Tom Holland in una scena action

Holland recita benissimo con il corpo, è agile e volenteroso. Un vero uomo d'azione come il personaggio impone, ma gli manca quella malizia, quel vissuto e quella faccia da schiaffi (rubata ad Harrison Ford) che hanno sempre contraddistinto Nathan. Il suo Drake non è solo acerbo, ma sin troppo educato, pulito e poco sfrontato. Holland è una scelta di marketing intelligente sia per dare lunga vita al personaggio (introdotto con questa specie di Nathan Drake Begins) e per avvicinare un certo tipo di pubblico, questo è ovvio, ma la vera domanda (eccone un'altra) è: "Per chi è pensato Uncharted?". Per un pubblico generalista che non conosce il franchise di Uncharted o per i fan del videogioco? Temiamo che sulla mappa di questo Uncharted la X sia proprio fissata sui primi e non sui secondi.

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Dentro un tutorial

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Uncharted: Tom Holland e Mark Wahlberg in una sequenza

Sia chiaro, Uncharted fa comunque il suo sporco dovere in superficie: intrattiene quando deve e a tratti diverte persino col suo tono spensierato, fracassone e leggero dall'inizio alla fine. Leggiadra come la chiamata all'azione che smuove la vita del giovane Nathan Drake, ragazzo con un fratello lontano ancora nel cuore. La missione è la più classica di sempre: un antico tesoro nascosto da ritrovare, inseguendo l'antica rotta di Magellano. Una motivazione semplice, che però nasconde un'intenzione più intima. Eppure in Uncharted non c'è mai tempo per scavare dentro i personaggi, lanciati come schegge dentro un'avventura roboante e mai davvero trascinante. Dell'avventura appassionante manca la curiosità, l'ambizione, la fame di sapere. Per non parlare del fascino per l'ignoto e per l'esotico, totalmente dispersi. Gli enigmi ambientali e giochi di logica vengono risolti senza mai avvertire davvero l'ingegno o la cultura dei personaggi, perché tutto procede col pilota automatico inserito, con la trama a imporre la successione degli eventi. Per tornare ai videogame, questo Uncharted sembra quasi un tutorial che introduce il pubblico più giovane alla sua prima avventura sul grande schermo. Per fortuna Fleischer non si dimentica dei videogiocatori, e semina lungo il film una marea di citazioni e ammiccamenti che solleveranno qualche sorriso compiaciuto. Faranno lo stesso Nathan e Sully, che paradossalmente a volte sembra più Drake di Drake stesso. Perché l'alchimia tra Tom Holland e Mark Wahlberg funziona, tra i due c'è intesa e un giusto mix tra tensione e stima reciproca. Stendiamo un velo pietoso sugli antagonisti: bidimensionali e fuoriusciti da un bmovie anni Novanta. Tra qualche guizzo e molte cadute, Uncharted resta questo: un'attrazione che ti sobbalza per un paio d'ore di cui non rimane traccia appena scesi dal galeone volante.

Conclusioni

Nathan Drake è riuscito in molte imprese, ma rinunciare all'interattività è troppo ardito persino per uno come lui. Nella nostra recensione di Uncharted abbiamo preso atto di una trasposizione difficile, visto che questo film non riesce a restituire le stesse sensazioni appassionanti e trascinanti della grande saga videoludica a cui si ispira. Non aiutano un Tom Holland volenteroso ma fuori parte e un senso dell'avventura troppo forzato. Questo Uncharted intrattiene bene, diverte a tratti, ma non rilascia mai vera adrenalina negli occhi di chi guarda.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • L'intesa tra Tom Holland e Mark Wahlberg regala dei siparietti molto godibili. La loro coppia è affiatata.
  • I vari ammiccamenti con tante citazioni alla saga videoludica.
  • Il film intrattiene...

Cosa non va

  • ...ma non riesce affatto a costruire un'avventura degna di questo nome.
  • Tom Holland purtroppo non è un Nathan Drake credibile.
  • Gli antagonisti sono stereotipati e totalmente piatti.