Personaggi ordinari alle prese con eventi (più o meno) ordinari: in fondo, il cinema di Alexander Payne rappresenta un punto d'incontro fra il minimalismo di semplici storie di vita vissuta e una certa tradizione della commedia hollywoodiana che parte da Frank Capra e Billy Wilder, passa per Hal Ashby e approda fino ai giorni nostri. Una tradizione di cui Constantine Alexander Payne, nato a Omaha, in Nebraska, il 10 febbraio 1961 in una famiglia di origini greche (il cognome di suo nonno era Papadopoulos), oggi è probabilmente il principale erede; e ne costituisce l'ennesima conferma The Holdovers, che ha debuttato nelle sale italiane il 18 gennaio, sull'onda dell'entusiasmo suscitato in patria. Un entusiasmo che, nella stagione dei premi attualmente in corso, si è tradotto nella vittoria di due Golden Globe per il protagonista Paul Giamatti e l'attrice supporter Da'Vine Joy Randolph e in cinque nomination agli Oscar, tra cui miglior film.
Ottavo lungometraggio diretto da Alexander Payne, The Holdovers è il più recente tassello di un percorso iniziato nel 1996 al Sundance Film Festival, vetrina del suo apprezzato esordio alla regia: La storia di Ruth, donna americana, commedia satirica incentrata sul personaggio interpretato da Laura Dern, una ragazza incinta che si ritrova al centro di un forsennato braccio di ferro sul tema del diritto all'aborto. Una pellicola già in grado di mettere in mostra caratteristiche e stilemi della futura produzione di Payne, che tre anni più tardi, grazie a Election, oltre al sostegno della critica si sarebbe guadagnato l'attenzione del pubblico. Da allora, il regista e sceneggiatore americano ha collezionato due premi Oscar su un totale di sette candidature, tre Golden Globe, un BAFTA Award e decine di altri riconoscimenti, costruendosi una filmografia fra le più coerenti e le più interessanti del panorama contemporaneo. Una filmografia di cui di seguito ripercorriamo gli esiti più alti, in ordine cronologico, fino ad arrivare allo splendido The Holdovers.
1. Election
Alla "gente comune" al cuore del cinema di Alexander Payne appartiene senz'altro Jim McAllister, il carismatico docente di storia ed educazione civica a cui presta il volto Matthew Broderick in Election, adattato nel 1999 da Payne e dal suo co-sceneggiatore Jim Taylor dall'omonimo romanzo di Tom Perrotta. L'elezione a cui si riferisce il titolo è quella per la carica di rappresentante d'istituto di un liceo di Omaha, che vede in prima linea la brillante e ambiziosa Tracy Flick, interpretata da Reese Witherspoon. Il microcosmo scolastico, con i tentativi di McAllister di far deragliare la campagna elettorale di Tracy, diventa così un cinico riflesso della società americana; Payne ripropone gli spunti satirici de La storia di Ruth, donna americana, ma senza mai scivolare nella farsa e soprattutto senza mai far venir meno la comprensione per i propri personaggi, pur con le loro imperfezioni e difetti. Destinato a diventare un piccolo cult, Election è valso a Payne e Taylor la nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura.
2. Sideways
Dopo aver riportato un successo ancora maggiore nel 2002 con A proposito di Schmidt, costruito attorno alla magnetica performance di Jack Nicholson in uno dei ruoli più belli dell'ultima fase della sua carriera, nel 2004 per Alexander Payne arriva la consacrazione definitiva con Sideways, adattato insieme a Jim Taylor da un libro di Rex Pickett: il racconto on the road del tour fra i vigneti di Santa Barbara di Miles Raymond (Paul Giamatti), insegnante reduce da un difficile divorzio, e Jack Cole (Thomas Haden Church), attore donnaiolo in procinto di convolare a nozze. Il perfetto amalgama fra ironia e dramma, fra spunti comici e malinconia, è il maggiore punto di forza di un film che fa emergere contraddizioni e fragilità dei suoi protagonisti, a cui l'autore rivolge uno sguardo da cui puntualmente trapela una sommessa tenerezza. Accolto con entusiasmo da critica e pubblico, Sideways è stato ricompensato con il Golden Globe come miglior commedia e con l'Oscar, il Golden Globe e il BAFTA per la miglior sceneggiatura.
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3. Paradiso amaro
Dal trionfo di Sideways, trascorreranno ben sette anni prima del ritorno di Alexander Payne dietro la macchina da presa, ancora una volta con la trasposizione di un romanzo: Paradiso amaro, tratto nel 2011 da The Descendants di Kaui Hart Hemmings. George Clooney veste i panni di Matt King, avvocato diviso tra gli impegni legati alla gestione della sua vastissima tenuta di famiglia nelle Hawaii, un'improvvisa tragedia familiare (l'incidente che ha portato in coma sua moglie Elizabeth) e il difficile rapporto con le sue due figlie, in particolare l'inquieta diciassettenne Alex (Shailene Woodley). Alle prese con una materia narrativa fortemente drammatica, Payne disegna un ritratto familiare commovente ma mai ricattatorio, nel segno di un umanesimo che è una delle assi portanti del suo cinema. Paradiso amaro si è rivelato il maggiore successo commerciale della produzione di Payne (oltre venti milioni di spettatori in tutto il mondo) e gli ha fatto guadagnare il Golden Globe come miglior film, in qualità di co-produttore, e il suo secondo Oscar per la miglior sceneggiatura.
4. Nebraska
Frutto di un copione originale scritto da Bob Nelson (e conservato da Alexander Payne per un intero decennio), Nebraska rende omaggio fin dal titolo al paese natale del regista; e la città di Lincoln, capitale dello Stato, è infatti la destinazione dell'anziano Woody Grant, persuaso di aver vinto un milione di dollari e determinato a partire dalla provincia del Montana per recarsi a ritirare il denaro. Il veterano Bruce Dern, premiato come miglior attore al Festival di Cannes 2013, dà vita al protagonista di questo nuovo film on the road in cui Payne continua a esplorare i legami familiari, tra complessità e affetti, con una leggerezza in grado di mescolare in maniera fluidissima sincerità e ironia. Immerso in un suggestivo bianco e nero, Nebraska resta fra le punte di diamante della filmografia di Payne e gli è valso la sua terza nomination all'Oscar come miglior regista, dopo quelle per Sideways e Paradiso amaro.
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5. The Holdovers
E dopo il passo falso di Downsizing, opera ambiziosa ma non del tutto riuscita, nel 2023 Alexander Payne è tornato a riscuotere elogi con The Holdovers, realizzato a partire da una sceneggiatura di David Hemingson. Ambientato in un college del New England all'alba degli anni Settanta, The Holdovers - Lezioni di vita si svolge nell'arco delle vacanze di Natale trascorse loro malgrado uno accanto all'altro da due personaggi che condividono un analogo senso di solitudine e di abbandono: Angus Tully (l'esordiente Dominic Sessa), allievo brillante ma dall'indole un po' ribelle, e Paul Hunham, professore in apparenza misantropo interpretato da un magnifico Paul Giamatti, di nuovo diretto da Payne a quasi vent'anni di distanza da Sideways. Contraddistinto da quell'ironia diventata un marchio di fabbrica del regista, The Holdovers è un altro film profondamente umanista, in cui le reciproche diffidenze fra i comprimari saranno consumate a poco a poco, fino a raggiungere un miracoloso punto d'incontro.