Midway, recensione: la guerra tra USA e Giappone secondo Roland Emmerich

Recensione di Midway, film bellico di Roland Emmerich su una delle battaglie decisive della Seconda Guerra Mondiale.

Midway Woody Harrelson
Midway: Woody Harrelson in divisa in una scena dle film

Affrontando la recensione di Midway, nuovo lungometraggio di Roland Emmerich, è difficile non pensare a un film dall'argomento simile come Pearl Harbor, e soprattutto a ciò che Roger Ebert scrisse ai tempi a proposito del war movie di Michael Bay: "È un film di due ore, allungato a tre, su come il 7 dicembre 1941 i giapponesi attaccarono un triangolo amoroso americano." Al netto di facili ironie, l'accostamento viene spontaneo anche perché Emmerich, cineasta tedesco trapiantato a Hollywood da qualche decennio, insegue questa storia da molto tempo e avrebbe dovuto portarla sullo schermo già vent'anni fa. All'epoca non fu possibile per motivi di budget (la cifra massima offerta dai produttori era ben al di sotto di ciò che serviva per realizzare la visione del regista), e oggi, in un panorama dominato da progetti che vanno più o meno sul sicuro, Emmerich si è dovuto affidare a finanziamenti indipendenti e al sempre più indispensabile contributo cinese, facile da ottenere in questo caso poiché il film parla anche dell'occupazione di quei territori da parte dell'impero nipponico.

Una battaglia importante

Come si può dedurre dal titolo, Midway è la storia dell'omonima battaglia, che ebbe luogo tra il 4 e il 7 giugno 1942, sei mesi dopo il bombardamento di Pearl Harbor. Ed è proprio da lì, da quell'attacco inatteso e devastante, che parte il film, dopo un prologo ambientato alcuni anni prima in cui americani e giapponesi discutono proprio la questione delle strategie militari legate all'Oceano Pacifico. Il comando della flotta, fortemente danneggiata, viene affidato all'ammiraglio Chester Nimitz (Woody Harrelson), il quale, dopo aver saputo che la Casa Bianca ha ignorato gli avvertimenti circa un possibile attacco nelle Hawaii, intima a Edwin T. Layton (Patrick Wilson), supervisore delle attività di decriptazione delle comunicazioni segrete dei giapponesi, di non farsi mettere i piedi in testa qualora il nemico dovesse pianificare un'altra operazione di dimensioni simili. E così inizia una corsa contro il tempo per determinare l'esito del conflitto via mare, mentre i piloti presenti sulle portaerei si preparano a colpire il nemico anche su terra, operazione rischiosa dato che in caso di emergenza l'unica via di fuga sarebbe tramite la Cina occupata dai giapponesi.

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Una ricostruzione spettacolare

Midway 4
Midway: un'immagine del film

Come era lecito aspettarsi da Roland Emmerich, la vicenda è portata sullo schermo con alte dosi di spettacolo, un susseguirsi di spettacolari battaglie in aria, in mare e sulla terraferma. Il tutto in base a un principio di massima fedeltà storica, con tanto di obbligatorie scritte finali che in questo caso però sono soggette a un uso un po' più creativo. Salvo brevi interludi dedicati alle vite private dei protagonisti, a farla da padrone è un misto di tensione e adrenalina, dove emerge anche l'elemento umano: laddove Pearl Harbor, oltre ad essere squilibrato anche a livello strutturale, rientrava nel canone del machismo americano che ha la sua rivalsa nei confronti di un nemico sostanzialmente anonimo, il nuovo lungometraggio del regista tedesco dà il giusto spazio, con accenni di vera e propria tridimensionalità, a entrambe le fazioni (senza dimenticare il contingente cinese).

Certo, la spavalderia tipicamente statunitense non manca, come dimostrano le performance di Woody Harrelson, Aaron Eckhart e Ed Skrein, ma c'è ben poco di "repubblicano" nell'operato di Emmerich, più volte bollato a torto come cineasta "di destra" nonostante sia ambientalista e apertamente gay. E proprio da quel punto di vista è forse un bene che il film sia arrivato nelle sale vent'anni più tardi del previsto: volente o nolente, è un messaggio forte quello che il regista manda al pubblico americano odierno quando fa dire a Patrick Wilson, in risposta al scetticismo delle alte sfere politiche sulla possibilità di un attacco a Midway, "Washington ha torto".

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Vita da soldato

Midway 9
Midway: una scena del film

L'intrattenimento c'è, l'intelligenza di fondo anche. Se si può imputare una colpa al film, è quella tipicamente emmerichiana, più o meno aggravante a seconda dei casi, di lavorare con dei personaggi archetipici non sempre ben definiti, in questa sede per motivi puramente di ritmo: l'azione è inarrestabile, e spetta al carisma e al talento del cast - gli attori sono tutti perfettamente calati nelle rispettive parti - compensare le occasionali lacune di scrittura. E solo in un caso, davvero eclatante, viene da pensare che sarebbe stato meglio lasciare una certa figura storica sul pavimento della sala di montaggio: al netto della correttezza fattuale e della filologia cinefila, è davvero sprecato il cameo di John Ford (interpretato da Geoffrey Blake), che era presente a Midway e immortalò lo scontro in un magnifico documentario, circostanza che Emmerich trasforma in una nota a piè di pagina senza neanche spiegare il ruolo che Hollywood ebbe nel rendere il pubblico consapevole del conflitto. Ecco, forse quei pochi minuti si potevano sacrificare, lasciando ai soldati l'onore e l'onere di essere i nostri occhi in questa notevole ricostruzione di un evento importante, senza scomodare gratuitamente un gigante del cinema.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Midway, e con essa ribadiamo la nostra rinnovata simpatia nei confronti del cinema di Roland Emmerich, ipercinetico e dedito allo spettacolo puro. Non manca qualche lacuna in termini di approfondimento psicologico, ma dietro la ricostruzione bellica del regista tedesco si percepisce comunque una notevole sincerità che va ben oltre il desiderio di regalarci l'ennesima sequela di ottime esplosioni.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • La tensione è costante, dall'inizio alla fine.
  • Le scene di battaglia sono ineccepibili a livello tecnico.
  • La scelta di non demonizzare l'esercito giapponese è lodevole.

Cosa non va

  • I personaggi sono a volte solo abbozzati a livello di scrittura.
  • L'uso di John Ford è abbastanza gratuito.