Martin Scorsese in mostra: un 'bravo ragazzo' a Torino

Lo storico Museo del cinema è teatro di un'esposizione dedicata a uno dei più grandi registi di tutti i tempi. Ecco per voi una piccola guida a questo viaggio indimenticabile nell'opera del regista di Toro scatenato e Taxi Driver, che rimarrà aperto al pubblico fino al 15 settembre.

Ammettiamolo pure: la sua fama e il suo genio creativo rendono orgogliosi anche tutti noi italiani. Sì, perché Martin Scorsese è made in Italy al 100%. Sua madre e suo padre, Luciano Charles Scorsese e Caterina Cappa, sono infatti entrambi di origine italiana. A emigrare per primi negli States, lasciando la Sicilia alla fine del XX secolo, furono i suoi nonni, ma a "trovare davvero l'America" è stato senz'altro lui: il giovane Martin. Cresciuto nel quartiere di Little Italy a New York il regista coltivò la passione per il cinema fin da piccolo, quando, costretto dall'asma a evitare gli sport, prese a frequentare assiduamente le sale cinematografiche. Dopo un'iniziale idea di farsi prete si votò completamente alla settima arte, iscrivendosi alla New York University a metà degli anni '60, per poi rivelarsi nella decade successiva un regista di grande talento grazie a film come Mean Streets, Taxi Driver e Toro scatenato. Da allora il suo talento non ha fatto che consolidarsi e oggi a buon diritto si può affermare che Martin Scorsese sia uno dei registi più importanti della storia del cinema. È proprio per raccontare questa storia che ha preso vita la mostra SCORSESE, esposta attualmente al Museo Nazionale del Cinema di Torino, la prima al mondo interamente dedicata al regista e che potrete visitare fino al 15 settembre.

SCORSESE al Museo del cinema di Torino
SCORSESE al Museo del cinema di Torino
Inizia il viaggio...
Frutto di una coproduzione tra la Deutsche Kinemathek di Berlino (dove la mostra è stata precedentemente allestita) e il Museo Nazionale del Cinema, e curata da Kristina Jaspers e Nils Warnecke, la mostra, è stata riallestita negli spazi della Mole Antonelliana (sede del museo) da Nicoletta Pacini e Tamara Sillo.
Il viaggio inizia ancor prima di mettere piede all'interno della Mole. Sulla cancellata esterna infatti ben 14 cartelloni ci trascinano sui set del regista grazie agli scatti raccolti negli anni dalla fotografa Brigitte Lacombe. Passo dopo passo, avvicinandoci all'ingresso, attraverseremo così i set di Gangs of New York, con un primo piano di Daniel Day-Lewis; di The Aviator, con un'immagine che mostra Martin Scorsese impegnato in una conversazione con Leonardo DiCaprio; di The Departed, evocato da un primo piano di Matt Damon; fino al più recente Hugo Cabret che ci regala uno scatto di Chloe Moretz di spalle.
New York I Love You
Una volta varcata la soglia la nostra prima tappa è nell'Aula del Tempio, cuore del museo, dove una grandiosa scenografia rappresenta la città di New York, protagonista indiscussa di moltissimi film di Scorsese. Fin dai primi cortometraggi, su suggerimento del suo professore Haig Manoogian, Scorsese sceglie infatti di ambientare le sue storie nei posti a lui più famigliari: New York City e il quartiere di Little Italy, a quei tempi abitato soprattutto da immigrati italo-americani come lui. È lì infatti che prende vita la sua opera di esordio, Chi sta bussando alla mia porta? (1967), e in seguito il film che gli regala la popolarità: Mean Streets (1973). Guidati da una grande mappa posizionata proprio nell'aula del tempio ci addentriamo tra le strade della Grande Mela, rivisitando le location di tanti capolavori del regista. Un amarcord suggestivo stimolato da tanti cimeli e oggetti di scena che ci accompagna sulle indelebili orme di personaggi entrati nel mito come il disturbato Travis Bickle di Taxi Driver (1976) o il campione di boxe, Jake La Motta di Toro Scatenato (1980), entrambi interpretati da Robert De Niro, che consolidava in quegli anni il suo sodalizio col regista.
Mappa interattiva di New York
Mappa interattiva di New York
La parabola esistenziale e autodistruttiva del pugile venuto dal Bronx (e ispirato a una storia vera) rivive ancor più vivida nella nostra memoria quando davanti ai nostri occhi si materializzeranno alcuni bozzetti originali del film, così come i guantoni e i pantaloncini originali, finalmente a colori dopo una vita in bianco e nero. Soffermandosi un attimo lì davanti si ha come l'impressione di salire ancora una volta su quel ring e ci si ritrova a pensare a com'è strana a volte la vita. Mentre girava quel film, destinato a entrare nel mito, Scorsese infatti stava vivendo un periodo dei più neri. Il regista era convinto che, dopo il fiasco del musical New York, New York (1977), quello sarebbe stato il suo ultimo film. E invece Toro scatenato valse a lui la prima nomination agli Oscar e a Robert De Niro la seconda statuetta, diventando addirittura un classico del cinema moderno...

Il vestito rosso di MIchelle Pfeiffer e la polvere di Gangs of New York
Facendo un salto avanti negli anni non possiamo non riconoscere l'abito rosso indossato da Michelle Pfeiffer ne L'età dell'innocenza (1993), in cui proprio sui colori Scorsese aveva fatto un lavoro specifico, costruendo un percorso narrativo sul rosso, il giallo e il bianco, con significati precisi legati alla storia e ai suoi personaggi. È così che quest'abito rosso, indossato dalla contessa Ellen Olenska, indicava il suo dolore inespresso e al tempo stesso il forte sentimento passionale di Newland (Daniel Day Lewis) nei suoi confronti. Un cimelio prezioso proveniente dagli archivi della Sartoria Tirelli di Roma.

Proseguendo nella visita ci imbattiamo anche negli inconfondibili costumi di Gangs of New York (2002) che scopriamo appartenere proprio alla collezione privata del Museo Nazionale del Cinema. Osservando da vicino le giacche e i cappelli ci sembra quasi di scorgere i granelli di polvere del quartiere degradato dei Five Points di New York, dove la vendetta del giovane Amsterdam Vallon (DiCaprio) prende vita, in un crescendo di scontri tra gang rivali di inizio '800.

Il volto di un giovane Leonardo DiCaprio ci fa venire in mente che è stato proprio questo film a inaugurare la fortunata collaborazione dell'attore con Martin Scorsese. Ci ritroviamo allora a ripensare a tutte le tappe successive di questo sodalizio: dalla storia di Howard Hughes raccontata in The Aviator (2004), al fortunatissimo The Departed - Il bene e il male (2006) che regalò a Scorsese il suo primo (e per ora unico) premio Oscar, passando per il mistery-thriller Shutter Island (2010), fino all'ultimo The Wolf of Wall Street, basato sulla storia vera dello squalo della finanza Jordan Belfort, che uscirà l'anno prossimo. Un elenco davvero ricco e che ha rappresentato alcuni dei più alti picchi della carriera di entrambi. Che è ancora tutta in divenire...

Foto, bozzetti e... santini
Il percorso espositivo prosegue lungo la rampa elicoidale fino ai piani alti del museo, dove troviamo fotografie, scenografie, bozzetti, lettere, partiture musicali, altri storyboard disegnati da Scorsese stesso, oggetti di scena, manifesti e monitor sui quali ci soffermiamo a rivedere spezzoni cult dei suoi film.
È così che senza accorgercene ci ritroviamo nel salotto della famiglia Scorsese, a tu per tu con un giovanissimo Martin seduto accanto a mamma Caterina e papà Luciano sul divano di casa. La foto immortala una scena di Italoamericani (1974), un film documentario sui suoi genitori, in cui il regista, ancora alle prime armi, descrive accuratamente la storia di una famiglia di immigrati italiani negli Stati Uniti del XX secolo.

"Rubata" dalla casa paterna è anche una caratteristica collezione di santini e immaginette, appartenuta alla madre del regista, cattolica devota e praticante che influenzò anche il figlio, che in un certo periodo della sua gioventù pensò addirittura di farsi prete.
Difficile non soffermarsi qualche istante anche di fronte a "quei bravi ragazzi" di Ray Liotta, Robert De Niro, Paul Sorvino e Joe Pesci in posa insieme al regista, ritratto anche in versione black and white accanto a due giovanissimi Robert De Niro e Jodie Foster sul set di Taxi Driver.
Quello che resta alla fine della visita è uno sguardo insolito e privato sulla vita del regista, che testimonia il suo lavoro notoriamente meticoloso e preciso. Tutto questo è stato reso possibile da Scorsese stesso che ha permesso ai curatori di attingere al suo archivio privato. Ma tanti cimeli arrivano anche dalle collezioni di Robert De Niro e dal suo fedele sceneggiatore Paul Schrader, oltre che dalle raccolte personali di collaboratori storici del regista come la costumista Sandy Powell, il direttore della fotografia Michael Ballhaus e lo scenografo Dante Ferretti, con il quale Scorsese collabora fin dai tempi di Casinò (1995), e che grazie ai suoi film ha vinto due dei suoi tre Oscar (quelli per The Aviator e Hugo Cabret).
Quasi 50 anni di carriera e di vita si ricompongono così dando vita a un grande mosaico di ricordi e regalando ai fan del regista un concentrato di suggestioni in quello che il direttore del museo Alberto Barbera definisce "Un viaggio affascinante nell'universo privato di uno dei più significativi registi del secondo Novecento, grande narratore di alcune delle più crude e autentiche realtà del nostro tempo."
E in più...
Se avete un iPad inoltre portatelo con voi perché durante la visita potrete scaricare la guida multimediale studiata apposta dal museo e con la quale seguire un percorso personalizzato con contenuti multimediali multilingue. Troverete mappe interattive e una descrizione aggiuntiva per 20 opere presenti in mostra, fatta, udite udite, da Scorsese in persona! I video avranno audio originale e trascrizione in italiano e inglese e saranno un'esclusiva dei contenuti multimediali.

Inoltre in occasione della mostra, i Servizi Educativi del Museo organizzano una serie di attività per le famiglie nel weekend, con percorsi guidati e laboratori ogni domenica alle ore 16.30 fino al 25 agosto 2013, con prenotazione obbligatoria. Per approfondimenti www.museocinema.it/educa.