Una miscela equilibrata di applausi e fischi ha accolto le prime proiezioni stampa di Madre! all'ultima Mostra del cinema di Venezia. Una reazione forse inevitabile per un film che punta in alto, osa, e può non essere accettato da ogni spettatore, soprattutto se si fatica ad accettare l'operazione messa in piedi dal suo regista Darren Aronofsky. Madre! è infatti un film non facile, imperfetto e poco equilibrato, ma capace di suscitare discussioni e restare dentro anche a distanza di tempo dalla prima visione. Al Lido di Venezia abbiamo avuto la fortuna di poterne discutere a fondo con il produttore Scott Franklin, storico collaboratore di Aronofsky sin dai tempi di Requiem for a Dream.
Abbiamo colto l'occasione per cercare di approfondire i temi di Madre!, scherzando sui cinque giorni necessari per scriverne lo script, che per le sue suggestioni bibliche sarebbero stati perfetti se fossero stati sei, concentrandoci molto sui dietro le quinte di una produzione rapida ma non certo semplice, che ha richiesto un lavoro complesso e meticoloso sui set dell'unica location della storia, sull'impianto visivo e sonoro, oltre che su un cast di altissimo livello che alla protagonista Jennifer Lawrence ha affiancato Javier Bardem, Ed Harris e Michelle Pfeiffer.
Leggi anche: Madre!: Jennifer Lawrence potenza generatrice nell'opera estrema di Darren Aronofsky
La genesi di Madre!
Quando Darren le ha parlato per la prima volta di questo progetto, come l'ha descritto?
Prima di tutto mi ha detto di aver scritto qualcosa in cinque giorni. Un dettaglio che, avendo lavorato con Darren a lungo, sapevo essere inusuale. Altri progetti che abbiamo fatto insieme sono stato in incubazione per anni e anni. Non mi ha dato molti dettagli, mi ha detto che si trattava di uno script molto breve, intorno alle sessanta pagine, ma l'ho letto e mi ha sconvolto. È coraggioso, unico, audace. È Darren, è tutto quello che abbiamo fatto in passato combinato insieme. Gli ho detto subito che dovevamo realizzare questo film. Abbiamo coinvolto Ari Handel che aveva letto a sua volta lo script e voleva lavorare a questo progetto e abbiamo continuare a rifinire lo script, ma senza cambiare molto rispetto alla prima stesura.
C'è voluto coraggio per realizzare Madre!?
Assolutamente. Ma è quello che fa Darren e che facciamo alla Protozoa, che abbiamo fatto con ogni film da Requiem for a Dream a The Wrestler, Il cigno nero e Noah e ora Madre!, sono tutto unici ed audaci a loro modo: Il cigno nero per come spaziava tra i generi, Noah che ha reinventato l'epica biblica... è entusiasmante produrre qualcosa con un autore coraggioso come Darren.
Nel film si riscontrano riferimento biblici e per questo sembra più vicino a Noah di altri film di Darren. Secondo lei come si inserisce nel contesto della sua opera?
È difficile dirlo, perché ci si possono trovare tanti diversi messaggi e tante diverse allegorie. Ci sono più livelli sotto la superficie e la gente sta rispondendo in modo diverso ad uno o all'altro. È qualcosa che speravamo, perché ciò che può avere significato per qualcuno, potrebbe non averlo per altri. Volevamo che ognuno leggesse nel film il messaggio più significativo per sé stesso. C'è sicuramente l'interpretazione più propriamente biblica, ma è possibile trovarvi altre chiavi di lettura più astratte e generiche come riflessioni sui concetti di arte e creatività.
Leggi anche: Madre!, Aronofsky: "È come le montagne russe. Siete pronti per il giro della morte?"
La costruzione di Madre!
A proposito della location, come avete costruito la casa o trovato una casa adatta alle vostre esigenze?
Abbiamo cercato di trovare una casa adatta a lungo, abbiamo anche iniziato con una casa a New York, ma il livello di distruzione che i set avrebbero dovuto sopportare non sarebbe stato gestibile. D'istinto, abbiamo saputo fin dall'inizio che sarebbe stato necessario costruire la casa, ma abbiamo ugualmente cercato di trovarne una adatta prima di farlo e l'abbiamo fatto perché tutte queste ricerche sono servite come ispirazione per quando alla fine l'abbiamo costruita. Un altro aspetto di cui ci siamo resi conto nel corso delle ricerche è stato che non era sufficiente costruire una casa, ma che dovesse essere fatta in modo da poter restare in piedi e sopravvivere nonostante tutto ciò che accadeva. Abbiamo costruito il piano terra due volte, in esterni nei campi, ed abbiamo costruito la casa intera in interni. Inoltre abbiamo costruito alcune delle stanze per poter lavorare liberamente mentre gli scenografi lavoravano alle modifiche ai set senza dover fermare le riprese per una settimana.
La forma e struttura della casa era già descritta nello script o è stata sviluppata successivamente?
L'abbiamo sviluppata dopo. Darren voleva una casa in cui ci si potesse perdere, in cui poter vagare da una stanza all'altra in cerchio, ma ci siamo concentrati sulla forma ottagonale quando nel corso delle nostre ricerche ci siamo imbattuti in una vecchia casa con questa forma.
Quanto sono durate le riprese e qual è stata la parte più difficile?
Non vorrei che sembrasse un cliché, ma uno degli aspetti più complessi è relativo alle prove degli attori, perché li hanno messi alla prova anche fisicamente. Tutto ciò che può rendere difficile la prova di un attore è presente in Madre!. Molti primi piani, sfide fisiche, camera a mano, e ognuno di loro è riuscito a fornire una prova eccezionale.
Come avete scelto Jennifer e il resto del cast di Madre!?
Jennifer è stata scelta molto presto e Javier Bardem poco dopo di lei. Lui era perfetto per il ruolo, per il mistero e il fascino che evoca. Riuscire a mettere insieme lui e Jennifer, tra i migliori interpreti di questa generazione, è stato incredibile. Arrivare a Ed Harris, Michelle Pfeiffer e Brian Gleeson non è stato facilissimo, ma avevamo bisogno di una coppia che funzionasse bene insieme e quando Michelle ha dimostrato di voler fare questo film è stato un sogno che diventava realtà. Siamo stati molto fortunati con il cast.
Nel film non c'è quasi musica, ma un lavoro impressionante sugli effetti sonori. Anche questa è una scelta fatta sin dal principio della lavorazione?
No, abbiamo lavorato per mesi con uno dei più grandi compositori al mondo, Jóhann Jóhannsson, che aveva scritto brani fantastici, ma sia lui che Darren sono stati d'accordo che si trattava del tipo di film in cui sarebbe stato meglio che nulla anticipasse gli stati d'animo da provare. E la musica può farlo a volte. Abbiamo fatto diversi tentativi, ma alla fine il film ci sembrava funzionare meglio senza musica. Ci siamo affidati a Craig Henighan, quello che secondo me è uno dei migliori sound designer al mondo, che ha fatto un lavoro bellissimo.
Leggi anche: Madre!: perché il controverso thriller di Aronofsky è un film da difendere a spada tratta
Venezia e non solo: promuovere Madre!
Come mai avete scelto Venezia per la premiere del film?
In realtà non ci abbiamo pensato finché il film non è finito, perché per noi era importante prenderci tutto il tempo necessario perché tutto fosse come l'avevamo immaginato e per fortuna la Mostra di Venezia era nel momento giusto per presentare il film. Ci piace venire qui, lo consideriamo il posto migliore per mostrare un film al mondo, con un pubblico meraviglioso, un gran festival e Alberto Barbera è sempre stato fantastico con noi, così come Marco Muller prima di lui. È il mio quarto film qui, il secondo con Alberto, e tornerei ogni anno se avessi un film degno di questo Festival.
Si aspettava il tipo di reazioni che ha suscitato Madre! sin dalle prime proiezioni a Venezia?
Sì e no. Ti dico di sì perché non si può considerare un film per tutti, è un giro sulle montagne russe, un film che può sconvolgerti se lo guardi totalmente a digiuno, senza sapere a cosa vai incontro. Ma è anche un film che una volta visto deve sedimentare per un po'. Per questo non mi sorprende che le prime reazioni ad una proiezione stampa siano state contrastanti. Sono sicuro che molti di quegli spettatori, sicuramente non tutti ma molti di loro, una volta assimilato il film lo accetteranno e apprezzeranno.
Personalmente ho avuto voglia di rivederlo appena uscito dalla proiezione e credo che sia proprio la struttura del film a spingere a farlo. È qualcosa che avete cercato di ottenere?
Non posso dire che abbiamo cercato di ottenere una visione ciclica del film, ma in definitiva credo che tutti i film di Darren richiedano di essere visti più volte, ci sono tanti easter egg nascosti al loro interno, tanti dettagli che alla prima visione non noti e c'è bisogno di una seconda, e a volte terza, visione per cogliere tutto. Soprattutto se si è fan e si apprezza il film, è parte del divertimento. Una cosa che ho apprezzato molto nelle prime recensioni apparse è che, indipendentemente dal giudizio sul film, che sia piaciuto o meno, non ci sono stati molti spoiler, non hanno anticipato molto senza rovinare l'esperienza al pubblico.
Come avete lavorato per mantenere il mistero attorno al film?
Non è stato facile, ma eravamo determinati a tenere il progetto più riservato possibile. Non abbiamo annunciato il titolo finché abbiamo potuto, non abbiamo rilasciato descrizioni il più a lungo possibile. Per fortuna il film è ambientato in un'unica location ed abbiamo potuto controllarla ed essere sicuri che non sfuggissero dettagli. Abbiamo dato lo script solo a coloro che avrebbero assolutamente avuto bisogno di leggerlo per fare il proprio lavoro, distribuendo solo copie cartacee, non elettroniche, nella speranza che non girassero. Abbiamo prestato molta attenzione alla segretezza del progetto.
Nell'ambito della promozione del film, Darren Aronofsky ha pubblicato sui social molte immagini di suggestive location americane. È qualcosa che avete deciso insieme? Qual è il significato di queste immagini?
È stata un'idea di Darren. Avevamo questo grande fotografo che si è trasferito a Los Angeles e Darren ne ha approfittato. Voleva associare Madre! a questi luoghi di grande importanza che sono ormai distrutti o in aree decadenti dell'America che sono ormai abbandonati. Ci sono miniere, fabbriche, impianti, vecchie scuole, luoghi che sono stati abbandonati a loro stessi e lasciati morire, vittime di danni da parte dell'ambiente o dell'uomo. È un progetto affascinante.
Prima parlava della esperienze precedenti a Venezia e l'anno scorso era qui con Jackie di Pablo Larrain. In cosa è diverso lavorare con lui piuttosto che con Darren Aronofsky?
Ogni regista è diverso. E sono entrambi registi incredibili! Tra i migliori al mondo. Posso dirti cosa non c'è di diverso: la volontà di ottenere tutto quello che vogliono, la ricerca dell'eccellenza, il saper rendere tutto possibile su schermo. Entrambi sanno come fare un film, come venderlo, come ottenere il massimo dai propri attori, e da questo punto di vista sono molto simili.
Leggi anche: Da Neruda a Jackie: perché Pablo Larraín è uno dei migliori registi del mondo
La protagonista di Jackie è Natalie Portman con la quale aveva già lavorato per Il cigno nero. L'ha trovata diversa da un progetto all'altro?
Quel che è cambiato da un progetto all'altro è il livello di fiducia e la profondità del nostro rapporto. Non avevo mai lavorato con lei prima de Il cigno nero ed abbiamo costruito un rapporto professionale ed una fiducia che quando abbiamo lavorato a Jackie era già lì. È un'attrice incredibilmente professionale, dall'incredibile talento, con la quale è facilissimo lavorare. Così come con Jennifer Lawrence, basta puntare la camera su di loro per ottenere ciò che si vuole.
C'è un progetto dei sogni di Darren Aronofsky che non avete ancora trovato il coraggio o il tempo di realizzare?
Abbiamo un po' di progetti in via di sviluppo da molto tempo e questo è stato una boccata d'aria perché è stato scritto in soli cinque giorni ed ha saltato un po' di posti nella coda, ma ora torneremo agli altri progetti in via di sviluppo e vedremo quale ci sembrerà pronto per essere realizzato per primo.