A me gli occhi, please è stato un vero spartiacque, uno spettacolo che ha cambiato il teatro italiano. Nella recensione di Luigi Proietti detto Gigi, il documentario di Edoardo Leo, in uscita evento per una settimana al cinema, dal 3 al 9 marzo, vi raccontiamo il grande attore italiano e il modo in cui Edoardo Leo, che aveva lavorato con lui, ha scelto di raccontarlo. Edoardo Leo ha seguito Proietti per due anni, dietro le quinte degli spettacoli che hanno riportato sulle scene A me gli occhi, please: l'idea era quella di raccontare quella tournee, ma soprattutto di provare a capire quale fosse il suo segreto, che cosa rendesse quell'uomo così unico. Poi il 2 novembre del 2020, proprio nel giorno del suo compleanno, Gigi Proietti ci ha lasciati. Il film allora è diventato qualcosa di diverso, è stato costruito sulla sua carriera. Ma mai con l'intenzione di racchiuderla, raccontarla, di essere un compendio, perché sarebbe stato impossibile. Edoardo Leo ha continuato a cercare quel segreto. Luigi Proietti detto Gigi, allora, è un film molto speciale: un film su un artista, e sul mestiere dell'attore. È un film raccontato con un affetto fuori dal comune. Ed è come l'homepage di un sito, un posto con una serie di link da aprire per andare a riscoprire tutte le pagine di una grande carriera.
Una voce, tante voci
Il racconto di Edoardo Leo raccoglie la voce di Gigi Proietti, una voce unica. Ma anche tante voci di chi ha conosciuto Proietti sin dagli inizi della sua carriera, gli amici, la famiglia, i colleghi. Ci svela tanti materiali inediti, repertori introvabili e cavalli di battaglia indimenticabili. A raccontarci Gigi Proietti, oltre alla sua voce, ci sono quelle di Renzo Arbore, Lello Arzilli, Paola Cortellesi, Fiorello, Alessandro Fioroni, Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Loretta Goggi, Tommaso Le Pera, Nicola Piovani, Mario Vicari. E quelle, preziosissime, di Anna Maria Proietti, Carlotta Proietti e Susanna Proietti.
Gigi Proietti: il mattatore della porta accanto
Nescolare alto e basso
Qual è allora il segreto di Gigi Proietti? A voi scoprirlo, ammesso che sia possibile, o almeno avvicinarvi alla risposta, dopo aver visto il bel film di Edoardo Leo. La prima cosa che riusciamo a capire è la capacità unica di Proietti di mescolare alto e basso, riso e pianto, l'opera lirica e le barzellette. La comicità, in fondo, nasce dal conflitto tra gli opposti, come quello tra povertà e ricchezza, come la Commedia all'Italiana ha saputo cogliere. E come ha saputo fare Proietti per tutta la carriera.
Non solo teatro: musica, cinema, doppiaggio
Luigi Proietti detto Gigi ha il pregio di esplorare tutte le anime di Gigi Proietti. Che conosciamo tutti come grande mattatore a teatro, ma che è stato anche un musicista (con il suo gruppo The Viscounts, cantava le canzoni di Elvis e suonava jazz nei locali romani), e nel film vediamo proprio alcune gag legate alla musica, come l'imitazione di un chitarrista di flamenco o di un folksinger americano. È stato un doppiatore, dando la voce a Marlon Brando, Dustin Hoffman, Donald Sutherland e... Gatto Silvestro! Non tutti sanno che Proietti è stato anche la voce di Sylvester Stallone, nel primo Rocky. Quel famoso grido "Adriaanaaa" è suo. Sly aveva una voce un po' nasale, e allora Proietti lavorò per cercare di sporcarla un po'. È amatissimo dai bambini anche per essere stato la voce di Aladdin.
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Il One Man Show nasce da lui
È curiosa anche la parabola della sua carriera teatrale. Proietti faceva teatro sperimentale al Teatro dell'Aquila, quando Garinei e Giovannini lo chiamarono per Alleluja brava gente, dove doveva sostituire Domenico Modugno. Non aveva mai fatto commedie a teatro, e ci pensò prima di accettare. Fu un grande successo. Ma tutta questa sua bravura nell'essere un grande comico, forse, finì per oscurare tutte le sue qualità. A me gli occhi, please, è la sua dimensione perfetta, una contaminazione tra teatro colto e popolare. È con Gigi Proietti, e quello spettacolo, che in Italia è nato il One Man Show.
Fantastico e il Brancaccio: le ferite aperte
Il film di Leo ha il pregio di non essere solo un'agiografia, ma di raccontare anche le ferite di Proietti. Come quel Fantastico 4, in cui l'artista sembrò soffrire i tempi televisivi, e che fu un insuccesso, e fu considerata l'edizione peggiore del programma. O come il Teatro Brancaccio, che era un teatro abbandonato al centro di Roma e a cui fu, per due volte, affidata la direzione, e a cui fu due volte tolto, la seconda per essere affidato a Maurizio Costanzo... Gigi, con il grande stile che lo ha sempre contraddistinto, ha sempre risposto alle domande sul tema con un elegante "no comment".
Il teatro popolare
Gigi Proietti viveva per il teatro, e il teatro continuava a vivere anche quando era fuori dal palco. Sono bellissimi i racconti sulle trattorie e sulle cene dopo gli spettacoli, che si tramutavano in una continuazione dello show. O sulle barzellette, che diventavano veri e propri atti unici, conosciuti anche da chi non conosce affatto lui. Chi di noi non ha mai sentito il racconto del Cavaliere Nero? E a un teatro ha dedicato i suoi ultimi anni. È il Globe Theatre, che oggi porta il suo nome, da lui pensato sui modelli del teatro inglese dove originariamente venivano messi in scena i suoi spettacoli. Un teatro "popolare" costruito in una villa "Borghese" di nome e di fatto: a Gigi piaceva questa idea. Gli piaceva il fatto che il teatro, e Shakespeare, potessero tornare a chi li appartenevano, a quello per cui era nato: il popolo. Nel suo teatro c'è un senso di accoglienza verso il pubblico. Un pubblico che, come amava dire l'artista, "può criticarti, ma se ti critica vuol dire che è diventato pubblico".
Conclusioni
Nella recensione di Luigi Proietti detto Gigi vi abbiamo parlato di un film molto speciale: un film su un artista, e sul mestiere dell'attore, raccontato con un affetto fuori dal comune. CHe è come l'homepage di un sito, un posto con una serie di link da aprire per andare a riscoprire tutte le pagine di una grande carriera.
Perché ci piace
- L'idea di andare alla ricerca del segreto di Gigi Proietti.
- L'affetto con cui Edoardo Leo lo racconta.
- I preziosi materiali di repertorio e le voci di chi lo ha conosciuto.
Cosa non va
- Potrebbe non interessare a chi non ama l'attore (ma può essere lo spunto per riscoprirlo)