Lost Ollie, la recensione: La lunga strada di un giocattolo verso casa

La recensione di Lost Ollie, la miniserie Netflix che racconta le peripezie di un giocattolo smarrito che cerca di tornare dal proprio proprietario.

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Lost Ollie: una scena della serie

Lost Ollie è una miniserie che ci ha incuriositi ed emozionati a prima vista, sin da quando abbiamo guardato il trailer insieme ai nostri utenti nel corso di una puntata del nostro CineCaffè su Twitch. Per questo ci siamo avvicinati alla visione dei quattro episodi che la compongono con altrettanta curiosità, pronti a vivere le stesse emozioni di quel primo assaggio. In questa recensione di Lost Ollie vi racconteremo se le aspettative sono state ripagate o meno e quanto la serie di Shannon Tindle, tratta dal romanzo per ragazzi di William Joyce del 2016, sappia emozionare nel raccontare una piccola storia di grandi sentimenti.

Povero Ollie!

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Lost Ollie: una foto di scena

Billy e Ollie. Amici, compagni, con un legame fortissimo. Il primo è un bambino, il secondo un giocattolo, il suo giocattolo preferito, un coniglio di pezza con le orecchie flosce che il bambino ama alla follia. Quando Ollie viene smarrito e si ritrova solo nel mondo, non si rassegna all'idea di essersi perso e di restare separato dal proprio proprietario umano, sforzandosi di fare tutto quello che può per tornare da lui. Uno spunto semplice quanto toccante, che Shannon Tindle sviluppa in modo approfondito, tra memorie celate, o confuse, di Ollie che ci permettono di esplorare il suo rapporto con Billy, quel dramma sepolto tra le maglie dei ricordi, ma anche una varietà di personaggi, incontri e situazioni che rendono l'avventura un viaggio di crescita e comprensione.

Giocattoli on the road

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Lost Ollie: un momento della serie

Quella di Lost Ollie è infatti una storia on the road, che ci permette di seguire le peripezie del coniglio di pezza con tutte le difficoltà, i pericoli e gli ostacoli da superare per raggiungere il traguardo e ricongiungersi con il bambino che tanto ha bisogno di lui. Non è un viaggio che Ollie si trova a percorrere sempre da solo, accompagnato a tratti da altre figure, da altri giocattoli che incontra lungo il cammino e che gli autori approfondiscono a loro volta. Esemplare in tal senso il terzo episodio, che è almeno in parte un flashback su uno di essi, che aggiunge profondità e dettagli al mondo, fisico ed emotivo, in cui la storia si sviluppa. Un punto di forza che rischia di diventare un limite, perché emerge di tanto in tanto la sensazione di una storia che sarebbe stata efficace anche nella forma più ridotta di un film.

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Una strada lastricata di emozioni

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Lost Ollie: un'immagine della serie

Ma sono sensazioni solo passeggere, perché a conti fatti la storia funziona eccome, sia per costruzione narrativa che per efficacia degli effetti visivi, che rendono credibili i giocattoli che, almeno in parte, la animano (menzione speciale per Jonathan Groff come voce originale di Ollie, accanto a un cast di interpreti di alto livello anche per le porzioni di storia con protagonisti umani). Ci si ritrova quindi coinvolti nelle disavventure del coniglio di pezza, così come nella storia personale e familiare del piccolo Billy, che parallelamente si sviluppa attraverso i ricordi del giocattolo. Ostacolo dopo ostacolo, memoria dopo memoria, incontro dopo incontro, la storia di Lost Ollie prende forma con tutte le sue sfumature, capaci di toccare le corde dell'emozione con delicatezza e profondità.

Conclusioni

Arriviati alle battute finali della recensione di Lost Ollie non possiamo che ribadire le emozioni provate guardando la miniserie scritta da Shannon Tindle, capace di raccontare con delicatezza le peripezie di un giocattolo che vuole riunirsi con il bambino a cui è legato. Efficace il lavoro sugli effetti visivi nel rendere credibile le vicende, buono il lavoro di Jonathan Groff nel dar voce a Ollie, ma soprattutto la capacità di tratteggiare i dettagli del mondo e della storia, dandole un respiro più ampio di quanto avrebbe avuto con la durata più ridotta di un film.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • Lo spunto, mutuato dal romanzo di William Joyce, del giocattolo smarrito che vuole ritrovare il _suo_ bambino.
  • La resa visiva dei giocattoli, credibile pur nei limiti produttivi della miniserie.
  • La voglia di dar respiro al racconto, aggiungendo dettagli a personaggi di contorno e singoli sviluppi…

Cosa non va

  • … che solo a tratti fa emergere la sensazione che in definitiva sarebbe bastato un film per raccontare la stessa storia.