Paolo Sorrentino affronta l'impossibile; e non sono in molti a poterselo permettere, in Italia ma anche nel mondo. La sua balena bianca è un uomo, un personaggio, un mito italiano che non ha più segreti eppure resta un enigma senza soluzione. Un torero, lo chiama Sorrentino nelle sue note di regia; a noi sembra più un illusionista, un prestigiatore, che ha saputo farci credere al miracolo pur incarnando la più assoluta e desolante mediocrità. Ma sia il prestigiatore che il torero hanno una missione di fronte alla quale tutto il resto non conta: conquistare il pubblico. Nessuno lo ha mai fatto come Silvio Berlusoni, un bugiardo sfacciato, impenitente e irresistibile. D'altro canto non è la prima volta che Sorrentino ci racconta come ci sia la fede alla base del potere; Loro potrebbe essere il suo film definivo sulla vanità, sull'inconsistenza e sul paradosso del potere.
Diciamo potrebbe perché ne abbiamo vista solo una parte. Vorremmo non dover condannare, in questa sede almeno, la scelta di fare arrivare il film nelle sale in due fasi (Loro 2 uscirà il 10 maggio); considerato che questo primo "spezzone" consta di appena 104 minuti la sensazione è che il film non avrebbe comunque raggiunto un minutaggio così improponibile nella sua interezza. Per lo meno alla stampa avrebbe avuto più senso mostrare l'opera completa, per non costringerci a fare valutazioni decisamente premature di fronte a un film, Loro 1, che in sé appare per forza tronco e disunito. Pertanto, questo commento è altrettanto incompleto; perché Loro 1 ci conduce fino alla soglia della casa del suo eroe per poi abbandonarci a tentare di risolvere da soli l'indovinello. Sulla via, però, non ci siamo annoiati neanche un minuto.
Leggi anche: Loro, Silvio Berlusconi: "Temo che il film di Sorrentino sia un'aggressione politica"
Quelli che contano e quelle che calcolano
Buona parte di Loro 1, come era stato anticipato dai soliti bene informati e come si intuiva anche dal materiale promozionale, non vede in scena il Silvio Berlusconi di Toni Servillo, ma segue le gesta dell'affarista/ donnaiolo Sergio Morra, modellato su Gianpaolo Tarantini, il lenone barese che procurava all'ex premier le escort che animavano le famigerate cene di palazzo Grazioli. Degli appetiti sessuali insaziabili del Presidente, anche anni prima delle rivelazioni su bunga bunga e olgettine assortite, si sapeva molto anche se se ne parlava con discrezione, forse in osservanza dei sentimenti dell'elettorato cattolico. Su Morra, Sorrentino e il suo fidato co-sceneggiatore Umberto Contarello proiettano l'ascendente berlusconiano sull'italiano medio, raccontando un sistema corrotto in cui soldi, sesso e droga pavimentano la via per il successo personale.
Leggi anche: Cinquanta sfumature di bianco: The Young Pope visto da un seminarista
Morra (un Riccardo Scamarcio che si cala in maniera convincente in un ruolo su misura per lui) ha sempre usato le donne per ottenere i suoi scopi, facilitando gli accoppiamenti per chi avesse più difficoltà di lui nelle faccende di letto e la possibilità di fargli un piacere. In un momento del film, l'assistente personale di Berlusconi dice al ministro interpretato da Fabrizio Bentivoglio che "ci sono solo due categorie di persone incorruttibili: i ricchi, perché non ne hanno bisogno, e i poveri, perché non hanno nulla da offrire". Le ragazze giovani e belle, invece, qualcosa da offrire ce l'hanno in un sistema in cui il desiderio sessuale e l'esercizio del potere sono inscindibili: la mercificazione del corpo femminile è un caposaldo dell'era berlusconiana e Sorrentino e Contarello dedicano buona parte di Loro 1 a illustrane la fenomenologia e le implicazioni culturali.
Basti pensare alla devota moglie di Morra, che sa benissimo che il suo uomo è smodatamente promiscuo ma lei "non lo ha mai tradito", perché nell'Italia del ventunesimo secolo la castità muliebre è ancora un valore per il marito, allo stesso modo in cui i favori sessuali di altre donne sono un bene acquisibile dietro compenso. Sorrentino mette in scena la dottrina di matrice patriarcale della sessualità femminile come status symbol e come merce cedibile, proprietà di tutti tranne che della donna, con spudorata ironia ma non senza sensibilità, raccontando tra le altre cose la seduzione e la corruzione di una giovanissima aspirante attrice, Stella (Alice Pagani), e trasformando la festa senza fine di villa Morena in un mirabolante seppuku dell'eros, nella vena dello scorsesiano The Wolf of Wall Street.
Leggi anche: The Young Pope: Paolo Sorrentino e Jude Law tra provocazioni e contraddizioni del loro giovane Papa
Un ricco pensionato in Sardegna
Per ministri, faccendieri, segretari (e carabinieri, negozianti, netturbini, facciamo italiani e maschi e morta lì) Lui è la meta, il modello, e il Cavaliere si circonda da sempre di ragazze compiacenti perché può permettersene quante ne vuole. Una diversa al giorno, o tre per una notte. Per Morra arrivare a Lui significa giungere alla fonte di tutto, così vicino al sole da farsi tutt'uno con il suo splendore. E così mette in atto il suo piano per farsi notare dal suo eroe, aiutato da Kira (Kasia Smutniak), una bellezza magnetica che di Lui ha una conoscenza sorprendentemente intima.
Leggi anche: The Young Pope: il papa di Paolo Sorrentino che vuole essere Dio
"Cosa devo fare Silvio, io mi innamoro solo delle troie." "E lo sai perché, Santino? Perché anche tu sei una troia."
Nel frattempo, però, il centrodestra ha perso le elezioni del 2006, e Lui si è ritirato nella sua villa in Sardegna, dove cerca di liberarsi, almeno temporaneamente, dalle abitudini dure a morire per riconquistare la fiducia e l'amore della moglie Veronica (una magnifica Elena Sofia Ricci). Sorrentino e Contarello lo immaginano primo attore di un lussuoso eppure desolato teatrino, spiritoso e tragico come un logoro clown, che cerca di divertire Veronica con la maschera oscena e tossica di un uomo che rifiuta di invecchiare e di farsi da parte e progetta di farle la serenata con l'aiuto del fidato Apicella. Inerte, anziano, ma pericoloso, come un serpente in agguato nell'erba alta.
Lo lasciamo lì, in attesa di vedere la seconda parte di Loro, che sarà, non ne dubitiamo, più tagliente della prima, e anche più memorabile nell'andare a ricomporre il fantasma sorrentiniano di un'Italia che è utile rivisitare e conoscere per potercela lasciare alle spalle.
Movieplayer.it
3.5/5