A novant'anni, Liliana Cavani riscopre una nuova giovinezza cinematografica e si toglie la soddisfazione di presentare un film alla Mostra di Venezia 2023 mentre si gode il Leone d'Oro alla Carriera. La storia della regista con la Mostra è lunga e gloriosa, Cavani ricorda divertita di quando, nel 1965, ha vinto un premio col documentario Philippe Pétain: Processo a Vichy. "Ero in vacanza e non sono venuta a ritirare il premio. Processo a Vicky è stato girato con pochissimo materiale, ma avevo a disposizione molte foto e mi sono inventata un montaggio. È uno dei primi lavori in cui si parlava di Seconda Guerra Mondiale".
Nei documentari realizzati per la Rai negli anni '60 Liliana Cavani si è occupata a lungo di resistenza e di Nazismo. "Venivo da lettere classiche, conoscevo la Guerra del Peloponneso meglio di quella mondiale, ma in alcuni momenti della mia vita il caso ha avuto un ruolo importante". Ed è stato il caso a far imbattere la regista de Il portiere di notte nel libro del fisico Carlo Rovelli che ha dato origine a L'ordine del tempo: "Leggendolo c'erano cose che non capivo, me le sono dovute far spiegare, ho fatto uno sforzo. Ma ciò che mi interessava davvero era la riflessione sul senso del tempo e su cosa. Siamo lievemente perseguitati dal tempo e volevo dedicarvi un film".
Gli attori di Liliana. L'ordine del tempo
Come rivela la recensione de L'ordine del tempo, il film racconta di un gruppo di amici che si ritrova in una casa sul mare per festeggiare il cinquantesimo compleanno della proprietaria, quando apprende che un meteorite si avvicina alla Terra e crescono le probabilità che la possa colpire. Claudia Gerini interpreta Elsa, madre e moglie soddisfatta turbata dal pericolo imminente: "L'esperienza sul set con Liliana è stata molto formativa, ha raccontato la femminilità declinata in molte forme. Il mio personaggio accoglie, ha creato una casa in cui ospitare gli altri, fa da mangiare. Sul set ci riunivamo per rivedere le scene o semplicemente per ascoltarle, è stato bello lavorare senza fretta. Interpretavamo personaggi diversi, ma tutti rivelatori, ognuno capisce chi è in relazione all'altro".
Kseniya Rappoport deve molto a Liliana Cavani perché, come spiega, "il film per me è stato la salvezza. Mi ha aiutato a sopravvivere nel momento più difficile della mia vita. Sono molto grata a Liliana per il ruolo di Paola, che alla fine del film trova se stessa e riscopre il valore dei sentimenti". "Non sempre torni a casa arricchito come persona, a volte neanche come professionista" aggiunge Edoardo Leo. "Questo è stato un caso raro in cui la storia dei personaggi ci si è incollata addosso. Abbiamo avuto la fortuna di girare in sequenza. Stavamo in questa casa a Sabaudia e ci siamo fatti le domande che si fanno i nostri personaggi. Siamo abitati a girare in velocità, qui la mattina parlavamo con Liliana, a volte lei metteva la macchina in un punto e faceva un'inquadratura, quello era il film. Quest'energia nuova che arriva dalla decana delle nostre registe è stata meravigliosa".
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Il rapporto con la Storia
Ripercorrendo la sua carriera, Liliana Cavani trova difficile indicare il film che trova più riuscito e quello meno e chiarisce: "In ogni film ho messo la me stessa di quel momento. Il portiere di notte è sicuramente il più noto grazie alla distribuzione mondiale. Il film l'ho capito nel farlo perché ce l'avevo dentro, venivo da tante ore di visione di materiali storici filmati. A ispirarmi è stata una delle donne intervistate per La donna nella Resistenza che non voleva parlare perché si vergognava di essere sopravvissuta. Il film è nato da questo incontro. Ho avuto poi la fortuna di avere due attori straordinari".
La critica a Fascismo e Nazismo ha segnato la carriera di Cavani che, ne I cannibali, ha riproposto gli stessi cadaveri visti da bambina nella Piazza di Carpi dopo un eccidio. "Il momento che ricordo con maggior sofferenza è aver assistito all'apertura di alcuni lager. I negazionisti vorrei legarli a una poltrona e portarceli. Da giovane mi illudevo che l'umanità imparasse dagli errori del passato, ma da allora è stato un crescendo di guerre sempre più criminali e questo a scuola non si racconta".
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Artisti fuori dai canoni
Visto che gli attori hanno avuto un ruolo così centrale nell'opera di Cavani, soffermarsi sulle sue scelte spesso fuori dai canoni è inevitabile. "Per scegliere gli interpreti dei miei film li incontro, ci parlo, oppure li chiamo se mi hanno colpito in altri lavori. Il costume, la fisionomia sono ingredienti importanti. Tutte le nostre scelte ci contraddistinguono e ci rendono ciò che siamo" spiega la cineasta. "Lou Castel si è speso tutto ciò che ha guadagnato con Francesco per aiutare gli amici, stessa cosa con Pierre Clémenti e Mickey Rourke. Erano persone fuori dai canoni dentro e fuori dal set, forse sono io che attiro quel tipo di persone, ma i veri artisti vivono al di fuori dai canoni".
Se deve indicare dei punti di riferimento che hanno ispirato il suo lavoro, Cavani cita principalmente Ingmar Bergman, "un faro. E poi, se dovessi salvare un solo film, salverei L'oro di Napoli di Vittorio De Sica perché contiene l'amore, la considerazione per i bambini, la libertà: L'educazione sbagliata ci travia nel mondo adulto, per ritrovare il valore dei buoni sentimenti dobbiamo riscoprire la fanciullezza".