Riprendiamo dalla decima posizione il nostro viaggio dedicato alle sigle di serie TV più originali e interessante degli ultimi lustri; come abbiamo già detto nel precedente articolo, è venuto quasi da sé che questo excursus fosse limitato agli show realizzati per le TV via cavo, che hanno regalato, in tempi recenti, una inaudita multidimensionalità e libertà alla serialità televisiva.
Come già detto nel precedente articolo, non è stato facile decidere i migliori (e come potrete vedere abbiamo anche avuto un'aggiunta/ripensamento dell'ultim'ora) ma abbiamo cercato di privilegiare sempre gli show di qualità, anche se non sono pochi i casi in cui le sigle sono talmente ben fatte che diventano un vero e proprio gioiello a sé stante.
Questa è comunque la nostra definitiva top ten (o top 11!); come sempre siamo curiosi di conoscere il vostro parere al proposito, e anche se secondo voi abbiamo preso qualche granchio. Buona lettura in ogni caso!
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10. (ex aequo) The Walking Dead
Alla stregua dei seminali opening titles di True Blood, di cui parleremo un po' più avanti, la sigla del serial horror di AMC non presenta i personaggi né la storia, né rivela l'orrore dei famelici Erranti, che fanno solo una fugace apparizione - un'ombra dietro una porta, colpi insistenti, un singolo dettaglio macabro: presenta l'atmosfera desolata di un mondo post apocalittico, e, grazie al tema musicale ansiogeno, inizia a costruire la tensione costante in cui viviamo partecipando alla disperata e futile lotta per la sopravvivenza degli eroi dello show creato da Frank Darabont; un'altra caratteristica nell'uso della musica è che l'attacco si sovrappone sempre alla chiusa della sequenza d'apertura, quella montata prima della sigla, regalando ulteriore pathos a dei cold open che sono sempre molto significativi.
10. (ex aequo). Orange Is the New Black
Ammettiamo di aver un pochino barato, ma la serie di Netflix creta Jenji Kohan è stato per noi un amore abbastanza recente e non ce la sentivamo di togliere spazio alle 20 sigle che già avevamo selezionato. D'altro canto era impossibile anche lasciare fuori una sigla apparentemente banale - basata su una carrellata di volti femminili - ma che rivela ad ogni visione una sensibilità e un lirismo che lasciano il segno.
E in più la canzone di Regina Spektor, scritta appositamente per lo show, è certamente tra le migliori che ricordiamo abbinate ad una sequenza di apertura.
9. The Wire
La caratteristica più tipica della(e) sigla(e) del fenomenale crime drama creato da David Simon coinvolge la canzone degli opening titles, che è sempre la stessa, Way Down in The Hole di Tom Waits, ma ne viene utilizzata una versione diversa per ogni stagione, con l'originale waitsiano associato al secondo ciclo di episodi. L'idea funziona perché si allaccia con il soggetto, le vicende di una task force investigativa che si forma e si scioglie, per riunirsi più volte con modalità diverse e obiettivi diversi, e tornare per lo più sempre a dare la caccia alla stessa nemesi, un inafferrabile trafficante di droga di Baltimora. Le immagini che accompagnano il brano sono solo in parte provenienti da sequenze dello show, ma servono a contestualizzare le trame di stagione, ognuna della quali ha un'ambientazione diversa e un diverso legame con la criminalità di Baltimora. Con l'avanzare delle stagioni, resta qualche elemento delle sigle precedenti, per creare continuità e sottolineare il bagaglio che The Wire porta con sé; il montaggio è sincopato e frenetico, in contrasto con i ritmi del serial, che invece sono molto realistici e compassati, sposando diligentemente la routine - spesso frustrante - di un gruppo di agenti che si servono soprattutto della sorveglianza nelle loro indagini.
8. Six Feet Under
La sigla dello show capolavoro di Alan Ball ci proietta immediatamente nello scenario principale delle vicende della meravigliosa e bizzarra famiglia Fisher, un'agenzia di pompe funebri. C'è almeno una morte al centro di ogni episodio di Six Feet Under, ed è nella prospettiva della morte che lo show esplora le relazioni familiari di un gruppo di personaggi che esplodono di vitalità in un ambiente deprimente e macabro, oltre alla condizione di chi è condannato al lutto, ovvero tutti noi. L'eleganza, la malinconia e lo humour nero di questi opening credits sono la perfetta introduzione a temi tanto difficili e affascinanti.
7. Carnivale
Una serie estremamente articolata e ricca, fin troppo forse, considerata la sua sorte non particolarmente fortunata: con solo due stagioni a disposizione, infatti, il complesso disegno ideato da Daniel Knauf non ha potuto esprimere tutte la sua vastità. Negli opening credits, tuttavia, queste ambizioni sono abbracciate in tutta la loro gloria, dalla rilevanza della prospettiva storica alla straordinaria cura dei dettagli: il risultato è probabilmente la sigla che, se considerata solo per i suoi inerenti meriti artistici e creativi e non in rapporto al serial, dovrebbe essere forse al primo posto di questa Top 20.
6. True Detective
I titoli di apertura dell'ultimo gioiello HBO sono stati concepiti a partire dalla canzone che li accompagna, Far From Any Road degli Handsome Family, scelta dal curatore delle musiche dello show - un "certo" T-Bone Burnett - per le suggestioni così vicine a quelle che pervadono True Detective; i creativi della Elastic si sono lasciati ispirare dalla tecnica fotografica della doppia esposizione nel sovrapporre immagini e profili, e dipingere una wasteland fisica ed emotiva, un territorio ferito, e delle anime fragili. I personaggi indimenticabili di True Detective contengono così in sé i paesaggi umidi e malati della Louisiana e gli elementi di imagery religiosa distorta di cui è ricco lo show.
Se poi non temete spoiler, potete leggere una nostra interpretazione della sigla legata al finale della prima stagione.
5. American Horror Story
Fortemente debitori della sigla di True Blood, gli opening titles di American Horror Story hanno la caratteristica di rinnovarsi completamente come si rinnovano le tematiche e il cast, cosa che succederà presumibilmente con True Detective, accomunato ad AHS dalla natura antologica. La sigla dello show di Ryan Murphy e Brad Falchuk, inoltre, non introduce personaggi o scenari dello show, ma i temi portanti, quelli che sono alla base dell'idea di American Horror Story, uno show che abbraccia gli stereotipi del genere horror infondendo in essi una nuova vita. Tre stagioni, tre sequenze, tre piccole opere a sé stanti, dunque: la prima affronta il topos della casa stregata, le sue viscere, le sue minacce, i suoi segreti; la seconda introduce gli orrori di un istituto psichiatrico, con tanto di inquietante e blasfema imagery religiosa; la terza rievoca la stregoneria e il mondo del voodoo della Lousiana più oscura. E ovviamente c'è grande curiosità per la quarta tappa di questo viaggio raccapricciante.
4. Mad Men
Una sigla più semplice ed essenziale rispetto alla gran parte di quelle incluse nella nostra classifica, ma geniale nella sua concezione: incarna infatti l'eleganza, la cura stilistica dello show, ma rappresenta anche l'essenza del mestiere che fanno i protagonisti, la ricerca di un messaggio immediato, di una strategia comunicativa che evochi mondi di sensazioni. Il semplice, meditativo, raffinato tema musicale commenta perfettamente una sequenza che richiama nello stile le opere di Saul Bass e la New York degli anni '60. A pochi episodi dalla fine, possiamo anche dire che il drammatico foreshadowing trasmesso dalla sigla serva anche a introdurre in maniera franca e illuminante il personaggio centrale dello show, interpretato da Jon Hamm, il cui profilo con la sigaretta accesa resterà una delle immagini più iconiche della storia della televisione.
3. True Blood
Una opening sequence rivoluzionaria, quella del serial creato da Alan Ball per la HBO ispirato ai romanzi di Charlaine Harris, e caratterizzata dal fatto di non mostrare affatto l'oggetto principale dello show: i vampiri. La sigla di True Blood, infatti, avanza impetuosa sulle note allusive di Bad Things di Jace Everett ed unisce due tra gli elementi che hanno partorito il mito del vampirismo, il sesso e la religione, senza mancare di introdurre anche altri temi molto importanti per il serial, come intolleranza, razzismo, violenza, morte e rinascita, il tutto immerso in un'atmosfera smodatamente sensuale e nei paesaggi inconfondibili del profondo sud degli Stati Uniti e della solita, narrativamente fertile, Louisiana, e accompagnato da un forte elemento autoironico.
2. Dexter
Come altre sigle di questa selezione, anche per la longeva crime series di Showtime il tema a musicale detta il tono: la melodia semplice, accattivante e quasi beffarda che accompagna i titoli di apertura di Dexter è diventata famosa quanto il suo eroe. L'idea alla base della sequenza è altrettanto semplice ed efficace, ed è basata sull'ambiguità determinata dalla prospettiva: gesti quotidiani, innocui, diventano inquietanti se visti in macro, dall'effetto splatter dell'arancia spremuta alle gocce di ketchup/ sangue con cui Dex, ematologo forense, asperge la sua colazione. La rasatura mattiniera diventa un gesto minaccioso, e la maglietta della salute un sudario. Un uomo come tanti, tranquillo e ben vestito, lascia il suo lindo appartamento per raggiungere il dipartimento di polizia di Miami. O forse per braccare la sua prossima vittima...
1. Il trono di spade
Ci sono numerose ragioni per cui lo show di David Benioff e D.B. Weiss è entrato immediatamente nell'Olimpo della serialità televisiva: accanto a caratteristiche uniche come lo sforzo produttivo, il cast vastissimo e la potenza del materiale narrativo, derivato dalla popolare saga low fantasy A Song of Ice and Fire di George R.R. Martin, a colpire gli spettatori è stata, dal primo giorno, anche la favolosa sequenza d'apertura, capace di coniugare la tradizione del fantasy e il look delle invenzioni meccaniche di Leonardo Da Vinci con un seducente e moderno dinamismo stilistico che allude anche alla componente ludica del titolo originale del serial, Game of Thrones. La mappa dei territori in cui si svolge l'azione, infatti, è un elemento immancabile delle ucronie fantastiche, ed era anche alla base della richiesta che HBO avanzò ad Angus Wall, il genio della Elastic che ha creato la nostra sigla numero uno (oltre a diverse altri opening credits che abbiamo incluso in questa top 20), e a cui dobbiamo l'idea di cingere il mondo del Cronache del ghiaccio e del fuoco in una sfera meccanica.
I castelli di Westeros e le città di Essos diventano così "modellini" che si attivano quando la "camera" che si muove sulla superficie della sfera sfiora un sigillo (l'emblema della casata, il monumento simbolo della città, etc.) e, grazie a un meccanismo a ingranaggi, emergono dal suolo animandosi, e andando a rappresentare la complessità delle vicende, a richiamare il riverbero e le conseguenze degli eventi a centinaia di miglia di distanza, a illustrare il realismo fantastico che è al cuore de Il trono di spade e a offrire, per chi sa scorgerli, elementi della storia passata di Westeros e delle sue battagliere casate.
Senza dimenticare il tema musicale ad un tempo epico e malinconico di Ramin Djawadi che, dopo quattro stagioni, non ne vuole sapere di smettere di esaltarci all'inizio di ogni episodio.
A tutto ciò si aggiunga il fatto che la sigla, in continua evoluzione, dato che compaiono nuovi scenari man mano che procede la nostra esplorazione dei continenti martiniani, ha anche la funzione di una guida per lo spettatore, anticipando le storyline che lo show si appresta a sviluppare e rappresentando situazione politica del momento in cui ci troviamo. Insomma, per questi motivi, come potete immaginare, il primo posto della nostra top 20 non è mai stato in discussione.
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