Miami, 2005. Il giovane David Packouz, di professione massaggiatore, cerca di arrotondare con un'altra iniziativa che però non va in porto. Al funerale di un amico ritrova l'amico d'infanzia Efraim Diveroli, arrivato da Los Angeles per mettersi in proprio. La sua attività? Vendere armi all'esercito statunitense, un business molto redditizio nel pieno della guerra in Iraq. Sedotto dalla possibilità di guadagnare come mai prima, David si unisce ad Efraim in un'avventura in cui ne succederanno di tutti i colori...
Un regista da leoni
Dopo un inizio da documentarista, Todd Phillips è diventato, insieme a Judd Apatow e Adam McKay, un membro del cosiddetto "Frat Pack", gruppo che realizza commedie dal carattere decisamente "maschio" e spesso goliardico (nel caso di Phillips, l'ambientazione universitaria di Old School ha contribuito alla nascita dell'espressione di cui sopra, dato che "Frat" deriva da fraternity). La consacrazione, in tal senso, è arrivata nel 2009 con Una notte da leoni, il cui successo abbastanza inatteso ha generato una trilogia che, con l'eccezione dell'uscita di Parto col folle nel 2010 e la partecipazione in veste di produttore a Project X - una festa che spacca, ha dominato la carriera di Phillips fino al 2013.
Forse era effettivamente giunto il momento di voltare pagina e cambiare registro, pur non rinunciando del tutto al genere comico. Ed ecco che Phillips, che in passato aveva rinunciato alla regia di Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan, si è dato alla satira più "terra terra" con un biopic piuttosto particolare e folle: Trafficanti, una storia vera sorprendente e spesso esilarante.
Detto ciò, il film rimane riconoscibilmente phillipsiano, a cominciare dall'accoppiata Jonah Hill - Miles Teller (il primo veterano del Team Apatow, il secondo co-protagonista di Project X), cui si aggiunge un sorprendente Bradley Cooper "cattivo" per dare vita ad una storia dove la maggiore serietà tematica si abbina comunque ad un'atmosfera da festa scatenata (volendo fare un paragone solo parzialmente sacrilego, si potrebbe dire che con questo film Phillips aspirava a realizzare il suo The Wolf of Wall Street). Trafficanti è, da quel punto di vista, un progetto conteso da due visioni del cinema: da un lato, la voglia di realizzare un lungometraggio satirico di attualità, sfruttando in passato recente per commentare la situazione americana e mettere alla berlina il rapporto spesso feticistico tra gli statunitensi e le armi da fuoco (con la rivelazione geniale che, almeno per quanto riguarda l'esercito, il più delle volte almeno una parte dell'arsenale proviene dall'estero); dall'altro, un regista che non se la sente di lasciarsi alle spalle quell'approccio che gli ha fatto molto bene sul piano commerciale, nel bene e nel male (tra i residui più fastidiosi del suo stile tradizionale c'è la gestione maldestra dei personaggi femminili).
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Non siamo cattivi, è che ci disegnano così
Ci troviamo pertanto di fronte ad un prodotto ibrido, il cui principale difetto, specie se messo a confronto con il già citato film di Scorsese o anche Wall Street di Oliver Stone (anch'esso incentrato su un rapporto mentore - discepolo che va in rovina a causa di situazioni illegali), è l'assenza di vera e propria cattiveria. Una pecca ricorrente nel cinema di Phillips - per quanto divertente, Una notte da leoni non sfrutta pienamente il potenziale politicamente scorretto della premessa - che qui risulta molto più visibile, riducendo vari passaggi satirici a scene spassose ma prive di gran parte di quel mordente che poteva, anzi doveva elevare Trafficanti al di sopra del materiale tipicamente associato al suo regista. L'intento di Phillips era senz'altro nobile, e in più punti si intuisce il vero potenziale del film, ma complessivamente l'operazione lascia un po' l'amaro in bocca.
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Meno male, quindi, che il cineasta abbia scelto degli attori in stato di grazia per portare sullo schermo il lato oscuro del commercio d'armi. Jonah Hill, in particolare, gigioneggia in modo spudorato e perfettamente in linea con il suo personaggio, mentre Miles Teller dimostra che Fantastic 4 - I Fantastici Quattro era solo un incidente di percorso con un'interpretazione molto umana che fa da contrappeso agli eccessi del collega. E poi c'è Bradley Cooper, la vera sorpresa del film, con una performance misurata e inquietante che fa quasi venire voglia di vedere uno spin-off tutto dedicato a lui, poiché nella manciata di scene in cui appare si intravede quel tono serio ma non serioso che avrebbe fatto bene a questo progetto. Se non abbiamo a che fare con un'occasione completamente sprecata, bensì un film comunque godibile, il merito è interamente del cast.
Movieplayer.it
3.0/5