L'ultimo episodio della saga, Mission: Impossible - Protocollo Fantasma, risaliva a quasi quattro anni fa e aveva avuto il merito di intraprendere in maniera decisa la strada dell'autoironia, come mai si era visto prima nel franchise con protagonista l'agente speciale dell'IMF (Impossible Mission Force) Ethan Hunt.
Questo grazie a tutta una serie di momenti divertenti in cui il film diretto da Brad Bird si prendeva felicemente molto poco sul serio (tra gli altri, la sequenza della fuga dal carcere con il sottofondo musicale di Dean Martin, i goffi tentativi da parte di Ethan di effettuare la scansione retinica su un treno in corsa, il messaggio segreto che fa cilecca e non si autodistrugge automaticamente), riuscendo così a intrattenere e far ridere lo spettatore dandogli però al contempo la possibilità di assistere a una serie di sequenze d'azione e a una trama piuttosto avvincenti.
Un Mission: Impossible agli antipodi di John Woo
Christopher McQuarrie, premio Oscar nel 1996 per la sceneggiatura de I soliti sospetti di Bryan Singer e autore anche dei copioni di Operazione Valchiria e del più recente Edge of Tomorrow - Senza domani, è abile a continuare nella direzione già tracciata da Protocollo Fantasma. Con questo Mission: Impossible - Rogue Nation, infatti, scrive e dirige una sorta di action-comedy movie convincente e in cui le adrenaliniche sequenze d'azione, quando portate agli estremi, sono segnate da una componente palesemente autoironica e persino autoparodica, soprattutto se si pensa al modo in cui esse erano state messe in scena da John Woo nel secondo episodio della saga.
Insomma, chi era rimasto deluso dai molteplici eccessi estetizzanti di Mission: Impossible II, che fecero storcere il naso a molti proprio perché poco credibili e insieme totalmente privi di ironia (ricordate gli innumerevoli ralenti, l'acrobatica corsa in moto a una sola ruota o le frenetiche piroette compiute ad altissima velocità dalle macchine guidate da Tom Cruise e Thandie Newton?), non potrà che ritenersi soddisfatto per la svolta avvenuta con gli ultimi due Mission Impossible.
Rogue Nation e Protocollo Fantasma
Il legame tra Protocollo Fantasma e Rogue Nation, d'altronde, è evidente fin dal livello della trama. Se i primi tre film del franchise avevano in comune il solo Ethan Hunt e la storyline di un team da lui guidato (ogni volta composto da membri diversi, ad eccezione di Ving Rhames/Luther Stickell) con l'obiettivo di sventare una differente minaccia per la sicurezza mondiale, nel quarto episodio si è iniziato a creare una connessione con Mission: Impossible III (il rapporto tra Hunt e la moglie portata sullo schermo da Michelle Monaghan).
In Rogue Nation non mancano riferimenti a quanto accaduto in Protocollo Fantasma e, in più, il primo in qualche modo inizia dove finiva il secondo. Se quest'ultimo infatti si concludeva con il protagonista intento ad ascoltare la proposta di una nuova missione, relativa alla ricerca di una emergente e misteriosa organizzazione chiamata il Sindacato, Rogue Nation si focalizza proprio sulla caccia al temibile gruppo terroristico. Questa volta, però, l'IMF è stata ufficialmente destituita e l'agente Hunt, ricercato dallo stesso capo della CIA (Alec Baldwin) poiché sospettato di essere ormai del tutto fuori controllo, può contare solo sull'appoggio di alcuni fidati colleghi (oltre al sempre presente Rhames tornano, rispettivamente nei ruoli di Benji e Brandt, anche Simon Pegg e Jeremy Renner) e, forse, dell'ambigua e letale femme fatale Ilsa Faust, interpretata dalla convincente attrice svedese Rebecca Ferguson.
La ricetta vincente per una missione impossibile: ironia e spettacolo
Rogue Nation ci tiene davvero molto a non prendersi sul serio e lo dimostra apertamente sin dalla primissima sequenza in cui Ethan salta al volo su un aereo in decollo, senza che nessuno riesca ad aprirgli lo sportello per entrare, con tanto di divertenti battute dei vari membri della squadra che partecipano alla missione (la scena è quella ormai già nota a molti perché presente nei trailer del film e in alcune clip promozionali). Per la prima volta si ironizza anche sulla lucidità in missione dell'agente Hunt il quale, poco dopo aver rischiato di morire alla fine di una spettacolare scena d'azione che si svolge sott'acqua, si lancia in un forsennato inseguimento in macchina ancora evidentemente stordito per quanto gli è appena accaduto. Il modo in cui il protagonista si riprende dalla citata scena subacquea, tra l'altro, sembra essere un divertito riferimento in chiave ironica a un episodio che avveniva verso la fine di Mission: Impossible III, sul quale preferiamo non dirvi di più per evitare di rovinarvi la sorpresa.
Sempre a proposito di azione, molto affascinante è la lunga sequenza dell'Opera di Vienna in cui, nel dietro le quinte di una rappresentazione della Turandot di Puccini, si consuma un duello senza esclusione di colpi che coinvolge contemporaneamente più personaggi e rimanda alle atmosfere tipiche del più classico cinema di spionaggio.
Missione: compiuta
Alla sua quarta collaborazione con Tom Cruise dopo Operazione Valchiria, Jack Reacher - La prova decisiva (di cui ha firmato anche la regia) ed Edge of Tomorrow - Senza domani, Christopher McQuarrie confeziona un blockbuster in perfetto equilibrio tra action e commedia, coinvolgente e spassoso, che per le sue due ore circa di durata intrattiene con mestiere senza calare mai di ritmo.
Di sicuro Rogue Nation non annovera tra i suoi maggiori punti forza l'originalità della trama e l'approfondimento psicologico dei personaggi, ma ha comunque il pregio di non affidarsi a sviluppi narrativi ad effetto eccessivamente forzati, come spesso accade in molti film d'azione hollywoodiani ad alto budget e come avvenuto, in forme diverse, anche in altri capitoli del franchise, non escluso il primo diretto nel 1996 da Brian De Palma.
Movieplayer.it
4.0/5