Tra le tante cose che la Marvel ha dimostrato di saper fare molto bene da quando ha (parzialmente) ripreso in mano i diritti cinematografici dei suoi supereroi c'è la capacità di capire perfettamente quando e come proporli al proprio pubblico. Basta guardare la Fase 1 e l'appena conclusa Fase 2 del loro ambizioso Marvel Cinematic Universe per capire che nulla è stato lasciato al caso: non deve stupire quindi che il film scelto per inaugurare la nuova saga sia stato lo spettacolare Iron Man, un film che poteva contare su un personaggio "nuovo" ma molto carismatico ed affascinante come il Tony Stark di Robert Downey Jr. o che il gruppo di alieni, bizzarro e molto poco politicamente corretto, dei Guardiani della Galassia sia arrivato soltanto dopo che il brand era ormai diventato sinonimo di enormi successi anche sul grande schermo.
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Ancora più emblematico è il caso di questo Ant-Man: l'uomo formica nei fumetti è in realtà il fondatore degli Avengers insieme alla moglie, The Wasp, ma per il momento i Vendicatori sono andati avanti, con incassi stratosferici, puntando sempre e solo su eroi dai poteri e dall'ego supersize. Ma se nessuno dei fan dei fumetti si è mai veramente lamentato per questa evidente mancanza è perché è chiaro a tutti che un supereroe in miniatura, che comanda le formiche e rimpicciolisce a piacere oggetti vari, non è semplice da gestire sullo schermo insieme ad un Hulk o un Thor.
Non ci vuole un supereroe grande, ma un grande supereroe
Quando hai però alle spalle uno dei franchise più redditizi della storia del cinema (al momento siamo oltre gli 8 miliardi e mezzo ai botteghini di tutto il mondo) tutto è più semplice: l'impossibile diventa tutto ad un tratto possibile, così come l'idea, certamente rischiosa, di allontanarsi dal cinecomic e dal blockbuster classico può diventare la giusta soluzione per dare ai fan dell'uomo formica quello che hanno sempre desiderato, un film in cui le dimensioni davvero non contano.
Che il film non sarebbe stato infatti un Marvel movie tipico lo sapevamo già da diversi anni, da quando il progetto fu affidato a due autori di culto come i britanici Edgar Wright e Joe Cornish, autori di pellicole come L'Alba dei morti dementi - Shaun of the Dead o Attack the Block - Invasione aliena. In seguito ad alcune divergenze creative Wright ha poi abbandonato il timone e al suo posto è arrivato il più anonimo Peyton Reed, e da qui l'entusiasmo iniziale di molti era andato pian piano scemando. Possibile che la Marvel volesse fare un passo indietro e fare di Ant-Man un supereroe più tradizionale?
Colpo grosso, anzi piccolo
Per fortuna, vedendo il film si capisce fin dall'inizio che non è questo il caso, almeno non del tutto. Definire infatti Ant-Man come un semplice film d'azione sarebbe profondamente sbagliato, perché il cuore della pellicola è diviso sì, ma tra l'heist movie e la commedia pura. D'altronde Wright e Cornish avevano scritto un primo adattamento già all'inizio degli anni 2000, e non è difficile trovare infatti alcuni elementi tipici dei film da rapina che nel decennio scorso (da Ocean's Eleven a Inside Man passando per The Italian Job) avevano avuto nuova linfa.
Come nel più classico degli heist movie, conosciamo il protagonista Scott Lang che sta per uscire dalla prigione e che non ha nessuna intenzione di tornarci mai più. Ma la vita fuori dal carcere è difficile quando si ha la fedina penale sporca ed è così che si ritrova immischiato in qualcosa di molto più grande di lui. Ma nonostante la tuta dai poteri straordinari la sua missione sarà comunque una rapina ben congegnata, un colpo che richiederà l'aiuto e la collaborazione di alcuni complici. Ora provate ad immaginare Tony Stark o Thor o Captain America ad aprire una cassaforte o ad entrare in un edificio senza allertare la sicurezza e capirete le sostanziali differenze tra questo Ant-Man e tutti gli altri film Marvel.
Tesoro, mi si è ristretto l'Avenger
Eppure Ant-Man un Avenger lo è di diritto e lo sarà certamente nel prossimo futuro, e per quanto questo film possa essere differente dai precedenti cinecomics Marvel, non ci sono dubbi che la pellicola riesca comunque ad inserirsi in maniera coerente e anche sorprendente nel ricco e complesso universo marveliano con battute e sorprese che non potranno che entusiasmare i fan.
Altro elemento tipico dei film Marvel (soprattutto in contrapposizione con le produzioni ben più seriose della Warner/DC) è quel non volersi mai prendere troppo sul serio, qui portato all'ennesima potenza. Al simpatico e bravo Paul Rudd non sfugge la difficoltà di rendere epico un micro-personaggio ed è grazie alla sua innata autoironia (Rudd è anche co-sceneggiatore) e al suo talento comico che il film funziona. Certo, non guasta avere come spalla una magnifica e sexy Evangeline Lilly (molto più a suo agio qui che nella trilogia de Lo Hobbit) o come mentore un carismatico Michael Douglas, il suo Scott Lang è un personaggio che non si fa alcuna fatica ad amare, fin dalle prime scene. L'unico problema, semmai, è che il suo caro amico Luis (uno straripante Michael Peña) risulta ancora più divertente e finisce con il rubargli almeno un paio di volte la scena con sequenze folli che non possono ricordare quelle tipiche del cinema di Wright.
L'ironia è presente anche nelle scene d'azione, compreso lo "scontro finale" con il villain, ma non per questo la spettacolarità ne risente: soprattutto la prima sequenza in cui Scott prova la tuta e, suo malgrado, si trova rimpicciolito è un ottimo esempio di cinema di intrattenimento che riesce a riproporre suggestioni e trovate che non sono certo inedite sul grande schermo (qualcuno ricorda Radiazioni BX Distruzione uomo o la doppia versione di Viaggio allucinante/Salto nel buio?) ma che comunque non hanno perso nulla del loro fascino ma anzi, per una volta, sembrano guadagnare davvero dalle nuove tecnologie come il digitale o il 3D.
Com'è è difficile essere cattivi
È tutto rose e fiori questo Ant-Man, quindi? Purtroppo no, perché sebbene il giudizio sia sostanzialmente positivo c'è un grosso difetto che emerge e che purtroppo sembra essere il vero tallone d'Achille di queste produzioni Marvel. E infatti se ne sono accorti in tanti, recentemente anche lo scrittore George R.R. Martin ha detto la sua: per quanto i supereroi Marvel possano essere sempre carismatici e riusciti, i villain mai (con l'eccezione di Loki) sono veramente all'altezza. Oddio, qui proprio il problema dell'altezza non c'è, anzi, il Calabrone di Corey Stoll è semmai fin troppo simile ad Ant Man, ma è soprattutto la sua controparte "umana", lo scienziato/imprenditore Darren Cross, a non funzionare mai.
Sarebbe stato diverso se il film fosse stato diretto da Edgar Wright? Questa è una di quelle cose che non sapremo mai e che continueremo a domandarci per molto tempo; di certo la Marvel ha urgentemente bisogno di qualcuno che sappia delineare al meglio gli anti-Avengers, o ben presto (oddio, magari nemmeno troppo presto, visto che per il momento ci attende la Civil War) saranno gli stessi eroi a pagarne le conseguenze.
Il problema è che l'allontanare autori veri come Wright o Whedon (uno che ha capito che il vero nemico degli Avengers sono gli Avengers stessi) non ci sembra essere la giusta direzione.
Movieplayer.it
3.5/5