C'è un gran parlare intorno a Kostas, la nuova fiction Rai ogni giovedì in prima serata su Rai1 (già disponibile in boxset su RaiPlay). Il nuovo detective viene direttamente dalle pagine dei libri di Petros Markarīs e in questo caso si è scelto di ambientare la storia nel luogo d'origine, pur utilizzando attori italiani molto amati come Stefano Fresi e Francesca Inaudi. Proprio da qui siamo partiti nella nostra intervista ai due protagonisti, dalla location che si fa sentire fin dalle prime scene, quando un terremoto porta a galla un cadavere proprio mentre Charitos e la sua famiglia sono in vacanza nell'Egeo.
Atene come personaggio della serie Rai
Girare ad Atene, quindi nell'ambientazione originaria letteraria, permette agli interpreti di utilizzarla per creare il mood per i personaggi. Dice Stefano Fresi: "È stato fondamentale perché Atene è protagonista assoluta dei romanzi. C'è un forma di feticismo nella geografia della città, nella sua topografia. Se leggi i romanzi di Markarīs troverai un Kostas che non dice semplicemente di andare da un punto A ad un punto B, ma ti spiega in due pagine il tragitto come fosse un navigatore. Ti dice di fare Via Angelopulos e girare a destra per la piazza, ad esempio. Racconta una città che, francamente, se poi ci vai, te la puoi girare e visitare intorno molto meglio, ti ci porta dentro in maniera incredibile".
Continua: "Quindi Atene è assolutamente un personaggio della serie, è stato importantissimo conoscerla, viverla ed entrarci in contatto profondamente grazie al ponte straordinario che ci ha fornito la parte greca della troupe, che ci ha portato dentro la città non da turisti ma da abitanti. Questo ci ha consentito di innamorarci di un posto e di tutte le sue caratteristiche, sia positive che negative". Quindi, come dice l'attore, possiamo usare i romanzi come mappa, anche se di un'Atene degli anni '90 e 2000.
Dalla pagina allo schermo: il rapporto tra Kostas e Adriana
Uno degli elementi centrali della serie è il rapporto tra il personaggio titolare e la moglie Adriana, casalinga nei romanzi e qui ex lavoratrice. Un rapporto un po' retrogrado sulla carta, figlio dei tempi che correvano, che saltando al 2009 quando è ambientato l'adattamento televisivo, si modernizza e diventa più vicino ai giorni nostri. Come costruire quella relazione in scena? A noi - chissà perché - veniva in mente questa scena durante le pause pranzo delle riprese: Francesca che toglie il cibo dal piatto di Stefano, proprio come i loro corrispettivi sullo schermo. In realtà, come svela Francesca Inaudi: "Veramente succedeva che Stefano portava da mangiare cucinato da lui e io pescavo dal suo piatto (ride). Un'inversione di ruoli praticamente (ride). Quella è stata l'unico aspetto che non abbiamo costruito. È stato qualcosa di molto naturale".
Fresi conferma che c'è un rapporto vero tra di loro, è risultato facile perché sono molto amici. A quel punto gli chiediamo se si è ispirato a qualche altro famoso commissario della tv, dato che è stato definitivo 'Il Montalbano Greco' e lui ha risposto proprio come farebbe Kostas al suo vice (Marco Palvetti), il povero Petros, a cui sfugge sempre qualche dettaglio durante le indagini. "Mi sono ispirato fortemente a questo personaggio scritto da Petros Markarīs che si chiama Kostas Charitos (Francesca Inaudi scoppia a ridere, a quel punto, ndr). Ci sono 18 romanzi su di lui quindi c'era un'ampia scelta dalla quale pescare. Qualsiasi tipo di ispirazione esterna mi sarebbe sembrato come togliere qualcosa all'autore. C'era già tutto lì. Di Stefano c'è l'innamoramento del personaggio, del progetto, la voglia di farlo al meglio e di rappresentarlo con grandissima onestà intellettuale".
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Un tuffo nel passato (recente)
Oltre ad aver mantenuto la location originale, la produzione Palomar insieme a Rai Fiction, ha deciso di spostare temporalmente la storia di Kostas da metà anni '90 ai primi 2000. Quindi 15 anni di differenza da oggi. Com'è stato tornare nel 2009 e in che hanno vorrebbero tornare i protagonisti, se potessero? Dice sornione Fresi: "Non ci si è evoluti così tanto secondo me, a parte a livello tecnologico. Forse c'è stata una disintossicazione da social, iper-tecnologia e cellulari stratosferici nel girare, ma non più di questo. Anche perché poi nelle pause prendevi in mano lo smartphone quindi fino ad un certo punto (ride)".
Continua poi l'interprete di Charitos: "Non ha il sapore del film storico nel quale ti allontani molto dalla realtà di oggi. Vent'anni sono poca cosa in fondo. Per quanto riguarda a che età tornerei, beh sono nostalgico ma nel senso del ricordo, però penso che vivere il presente sia la chiave della felicità assoluta. Se penso che tornando indietro perderei tutto quello che in questi 20 anni mi è accaduto, non lo farei mai. Poi se parliamo di vitalità e salute da ventenne, ci tornerei di corsa (ride)".
Inaudi: "Condivido il discorso di Stefano ma non credo che quell'aspetto sia poco, la disconnessione. Nel senso è vero che magari in 15 anni non è cambiato tutto radicalmente, quindi se giri il film nell'800, ti immergi in un altro mondo, in un'altra epoca. Però io tornerei proprio al '95-'96, quando gli smartphone non c'erano ancora, quando si era un po' più liberi dalla costrizione costante del guardarsi da fuori, i selfie non esistevano, il massimo era che giocavi un po' troppo a Snake sul telefono".
Chiude così il discorso l'attrice: "A quello personalmente tornerei volentieri. A quella sospensione lì nelle riprese - anche se poi durante l'intervallo tornavamo agli smartphone per comunicare con le famiglie. C'era quel respiro di non avere l'ossessione costante della connessione, è stato liberatorio. Atene tra l'altro ce l'ha imbevuto nel suo essere, l'andare fuori ad ascoltare la musica dal vivo, tutte le settimane c'è un giorno preposto a questo, oppure la domenica al parco, e così via. C'è una dimensione un po' più presente". Gli anni dei romanzi quindi per chiudere il cerchio della nostra intervista.