La storia di Jessica è probabilmente meno nota al grande pubblico, ma non per questo meno interessante. Il personaggio è stato creato da Brian Michael Bendis, uno dei più affermati autori Marvel degli ultimi anni e a cui dobbiamo l'universo Ultimate, le nuove storie di Daredevil, Secret Wars e centinaia di altri albi a fumetti molto ben riusciti. Jessica è dotata di forza sovrumana e di capacità atletiche superiori, che le permettono di saltare agilmente in cima a un palazzo o sollevare una macchina senza versare una goccia di sudore, non è invulnerabile ma guarisce presto, tuttavia non sembra portata per la carriera di supereroina.
In passato ci ha provato, ma la carriera in calzamaglia non fa per lei, vuoi per la sua indole sarcastica e poco incline all'autocontrollo, vuoi perché soffre di un pesante disturbo post-traumatico da stress causatole da Killgrave, un uomo in grado di convincere chiunque a fare ciò che lui vuole. Non sappiamo esattamente cosa le ha fatto, ma sappiamo che dopo essersi liberata dalla sua influenza, Jessica ha aperto un'agenzia investigativa, la Alias, in cui passa la maggior parte del tempo a pedinare traditori, bere alcol scadente e combattere i propri demoni. La sola idea di pensare a lui le causa fortissimi attacchi di panico. Un bel giorno alcuni indizi la porta a credere che Killgrave stia per tornare, ma per affrontarlo stavolta al fianco di Jessica potrebbe esserci Luke Cage, un uomo letteralmente indistruttibile ma carico di malinconie.
Un noir al contrario
Bendis ha iniziato la sua carriera come autore noir, un passione che ha contaminato senza dubbio l'universo di Jessica Jones e il lavoro di Melissa Rosenberg, che dirige la serie dopo opere decisamene più leggere (i due Step Up e la saga di Twilight). Ogni episodio è accompagnato dai classici cliché di genere: un accompagnamento musicale al pianoforte, il dialogo interiore, un personaggio principale disilluso, sarcastico e tendente all'autocommiserazione, all'autodistruzione e all'alcolismo, personaggi con una doppia vita, ambientazioni prevalentemente notturne e un sesso che è più la soddisfazione di un bisogno primario che un vero trasporto emotivo. Tuttavia, il fatto di avere una protagonista femminile a interpretare il ruolo del detective hard boiled porta un ribaltamento dei ruoli che vede in Killgrave, un inquietante, sadico e decisamente ispirato David Tennant, a interpretare quella della dark lady ammaliatrice, in grado di piegare al suo volere chiunque si avvicini.
A tutto questo si sommano le disturbanti tematiche dello stupro, della violazione, dello stalking che percorrono ogni puntata in maniera più o meno velata. Non sapremo mai cosa Killgrave ha fatto a Jessica, ma visto ciò che fa agli altri non dev'essere stato piacevole. Nonostante i suoi poteri, la sua forza e la sua corazza emotiva, Jessica è un personaggio tormentato da visioni, ricordi, ansia e paura. Killgrave l'ha fatta sentire una bambola, un oggetto ed è sua ferma intenzione riappropriarsi della sua vita e impedirgli di farlo sugli altri. Aiutando in qualche modo il prossimo, cerca dunque di aiutare sé stessa, perché nessuno subisca il suo stesso destino.
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L'altra metà dei superpoteri
Un forte personaggio femminile, dotato di debolezze ma fiero della propria indipendenza e un deviato e ossessivo antagonista maschile che abusa degli altri, non c'è certo bisogno dei sottotitoli per intuire che Jessica Jones sia una serie fortemente femminista, che sa comunque rimanere con i piedi per terra, rielaborando in chiave supereroistica temi dal non facile approccio. A ristabilire le adeguati dosi di testosterone, facendo capire la differenza tra un maschio e un uomo, ci pensa Mike Colter, perfetto nel ruolo di un Luke Cage dall'aria solida, tranquilla e risoluta, come si deve a un uomo che può rompere i denti di una sega elettrica con la propria pelle.
Meno solidi ci sono invece apparsi gli altri comprimari: Carrie-Anne Moss si limita al compitino nel tratteggiare l'avvocatessa tutta d'un pezzo e Rachel Taylor, che è la migliore amica di Jessica, Jeryn Hogarth, rimbalza tra decisioni assurde che sembrano fatte solo per portare avanti la trama. La Jones ha invece il volto imbronciato di Krysten Ritter, che molti ricorderanno per aver prestato il volto alla sfortunata fidanzata di Jesse Pinkman in Breaking Bad. Niente da dire sullo stile e sul look, la sua Jessica veste in modo che potremmo definire androgino, a simboleggiare un personaggio femminile che rinuncia alle vesti della procace damigella in pericolo, ma se da una parte il suo volto post-chirurgia sembra adeguato ad esprimere tutta la fragilità e l'oscurità del personaggio, dall'altra non sembra adatto per impersonare una donna in grado di sfondare un muro con un pugno. Questa cosa si nota soprattutto nelle scene di azione, che in certi momenti appaiono un po' troppo goffe e scollegate rispetto alla stazza minuta di Jessica.
Minimalismo e superpoteri
Chi tuttavia si aspetta una serie tutta azione, whisky, casi da risolvere e scazzottate rimarrà deluso. Jessica Jones è una serie che tratta i superpoteri con un certo minimalismo, esibendoli solo quando strettamente necessario. Come ogni noir che si rispetti, il ritmo non è particolarmente serrato, almeno per le prime quattro puntate, e ci sono molte più parole che pugni. Pur potendo sfruttare la professione investigativa di Jessica per mettere in scena qualche caso interessante, la serie abbandona ben presto questo filone per concentrarsi sull'antagonista principale. Un po' come la sua protagonista, la serie è infatti ossessionata dal personaggio di Killgrave e dopo poco tempo si dedica quasi esclusivamente sulla sua ricerca, un inquietante gioco tra gatto e topo in cui fino all'ultimo non sapremo chi effettivamente sta braccando chi.
Il risultato è una serie TV oscura, disturbante e disturbata che segna una nuova maturità per Marvel e il raggiungimento di un pubblico ben diverso da chi la identifica semplicemente come la regina delle risse fra gente vestita in modo strano. Senza dubbio una delle serie più interessanti degli ultimi tempi, che consacra ancora di più il mondo dei fumetti come vero e proprio centro nevralgico della cultura popolare contemporanea.
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