In amore e calcetto tutto è permesso
Si gioca sempre una partita: a lavoro negli affari, a casa per districarsi nelle faccende domestiche, all'università dove lotti tra esami e professori, in camera da letto come nel campo di calcetto.
In amore come nello sport si riversano tutte le gioie e i dolori della giornata, per non dire della vita, si smaschera quello che sei davvero e fingere è quasi impossibile perché alla fine, non si scappa, o si vince o si perde.
In Amore, Bugie e Calcetto Luca Lucini, regista iniziatore del "cinema generazionale" con Tre metri sopra il cielo, ha scelto di raccontare le quotidiane sfide di cuore attraverso l'amore per il pallone, quattro storie di coppia che girano intorno ad un torneo di calcetto, specchio traslato di stati d'animo e fasi della vita. Lo sport è ciò che riunisce le diverse generazioni e quindi tutti i personaggi maschili del racconto, che porta allo scoperto le tensioni e i problemi di ognuno, che come momento di evasione dalla realtà ne è la più sincera rappresentazione.
I personaggi toccano tutte le età, sono divertenti e realistici eroi del quotidiano che nelle loro crisi e risate di tutti i giorni delineano alla perfezione il tragicomico della società italiana moderna. La commedia corale intreccia varie storie con ironia e profondità, i problemi e le piccole tragedie di ognuno sono raccontate attraverso un'irresistibile comicità agrodolce che rende il film sia piacevole che vero. È facile riconoscere o riconoscersi nei personaggi: come in un cinquantenne bugiardo e ammaliatore, Vittorio (Claudio Bisio), che non vuole arrendersi agli acciacchi dell'età e prova ogni rimedio pur di non accettare una sconfitta, sia nel campo da gioco che nella vita. La sua amante ventitreenne, Viola (Chiara Mastalli), lo ama senza condizioni anche se la sua ex moglie Diana (Angela Finocchiaro), ferita e vendicativa, fa di tutto per rovinare il rapporto. Da buon attaccante, Vittorio non guarda in faccia a nessuno pur di segnare il suo goal, nemmeno sapere che la sua ragazza è stata l'unico amore di suo figlio Adam (Andrea Bosca), riesce a intimidirlo. Quest'ultimo è il portiere della squadra, tatuatore riservato e scontroso che se ne sta rintanato in porta proprio come si nasconde dalla vita e dai rapporti con gli altri. Un tempo era il miglior amico di Piero (Andrea De Rosa), difensore e studente universitario maniaco della precisione, ma è ormai arrivato a tradirlo seducendo la sua ragazza, Martina (Marina Rocco), che nell'errore è rimasta incinta e non sa come gestire l'inaspettata gravidanza. Il mediano della squadra è invece Lele (Filippo Nigro), trenta-quarantenne in piena crisi coniugale che, dopo dodici anni di matrimonio e due figli piccoli, non riesce più ad avere un'intimità con sua moglie Silvia (Claudia Pandolfi), ex restauratrice stremata dalla vita casalinga, e decide quindi lasciare il lavoro per occuparsi della casa.
Il giocatore più violento e aggressivo è Filippo (Pietro Sermonti), consulente finanziario senza scrupoli che colpisce alle gambe degli avversari quando gioca e non si vergogna di colpire gli amici alle spalle nel lavoro. Sempre in panchina restano due personaggi adorabili: il Venezia (Max Mazzotta), calciatore totalmente negato ma amico buffo e sincero, e il Mina (Giuseppe Battiston), giornalista divorziato ex giocatore professionista che entra in campo solo per battere delle micidiali punizioni. È un perno per la squadra, affidabile anche nei momenti peggiori sia per i suoi infallibili tiri in porta che per i suoi consigli schietti e sinceri. Il Mina fa un po' da allenatore e mentore del gruppo, voce narrante che a fine partita descrive in pura poesia calcistica i match del torneo, momenti che scandiscono, tra vittorie e sconfitte, l'altalenante andamento dei cuori.
Il film racconta con sensibilità e intelligente simpatia quattro storie che rappresentano in modo sincero e onesto la nostra vita moderna: un mondo in cui cambiano i ruoli, si cerca sempre di vincere e mai di pareggiare, si provano a dribblare i problemi ma ci si scontra sempre con qualcosa più forte di noi e non si sa mai perdere. Il calcetto, che si ami o no, è un immancabile comune denominatore della nostra realtà: si mettono in gioco carattere, personalità, speranze e paure, come nella vita e come nell'amore.