Il trono di spade, stagione 3, episodio 3: Walk of Punishment

Da un angolo all'altro dei Sette regni, dalle lande desolate oltre la Barriera alla Baia degli Schiavisti oltre all'oceano, le vicende dei protagonisti del serial fantasy HBO proseguono ad altissimi livelli con un episodio che riserva anche un momento shock per il finale.

La nuova stagione de Il trono di spade entra nel vivo dell'azione su molti fronti riservandoci i momenti più intensi al seguito di due tra i personaggi più accattivanti di questo formidabile affresco corale: Jaime Lannister e Brienne di Tarth, che, caduti nelle grinfie di una infida compagine dell'esercito del Nord legata all'ambigua casata di Forte Terrore, continuano ad approfondire il loro rapporto in maniera sorprendente: la silenziosa e solenne fanciulla di un metro e novanta diventa loquace e quasi scherzosa con il suo ex prigioniero, e lui giunge a mostrare un'inusitata generosità d'animo quando si tratta di proteggerla. E male gliene incoglie.

Ma prima del momento shock in cui scopriamo che nemmeno i ricchissimi e arroganti Lannister sono al riparo dal tormento e dall'orrore nel mondo de Il trono di spade, molte cose accadono in Walk of Punishment, e se non sono tutte significative, rappresentano comunque una visione appagante e piacevole. Per rimanere in casa Lannister, prendiamo la storyline di Tyrion: dopo il trattamento riservatogli dal padre Tywin, il nostro si scopre invitato al Concilio ristretto accanto a Varys, Ditocorto, Pycelle e alla reggente Cersei. Ed è in una scena di grande semplicità e di sorprendente efficacia che Tyrion dimostra dov'è la sua lealtà, gli sceneggiatori (che qui sono gli showrunner David Benioff e D.B. Weiss, per la prima volta - ma speriamo non l'ultima - anche impegnati alla regia) dimostrano di sapere molto bene cosa stanno facendo con un personaggio che ha davanti a sé un periodo molto complicato ad Approdo del Re, e Peter Dinklage prova ancora una volta di essere una delle migliori frecce dell'arco dello show, pur nel quadro di un casting praticamente infallibile. In seguito a Tyrion, nuovo Maestro del Conio dopo che Lord Baelish ha ricevuto l'ordine di recarsi a Nido d'Aquila per sposare Lysa Arryn e portar via un altro alleato a Robb Stark (non che Lysa avesse mai avuto intenzione di muovere un dito in soccorso della famiglia della sorella Catelyn), tocca una scena ambientata nel bordello di Ditocorto in cui si fa ammenda per la mancanza di nudità femminili del precedente episodio: Tyrion porta via i registri contabili, e lascia il suo paggio Podrick in (sei) ottime mani per ringraziarlo di avergli salvato la vita durante la battaglia delle Acque Nere. In seguito scoprirà che le tre agili e discinte signorine da lui ingaggiate hanno accolto il paggio, ma non il pagamento, incuriosendo notevolmente anche il navigato Ser Bronn: quali sono le doti nascoste di Pod? E soprattutto, in che direzione narrativa ci porta questa sequenza? Probabilmente nessuna, ma è dannatamente divertente lo stesso.
Altrove si svolge un funerale, ma Weiss e Benioff hanno deciso di farci ridere anche in queste sobrie circostanze; senza contare il fatto che la scena in cui il fratello di Catelyn Stark, Edmure Tully, si rivela incapace di accendere la pira funeraria del padre, e l'ombroso zio Brynden deve prendere il suo posto per salutare dignitosamente Lord Hoster, è anche un ottimo viatico per l'introduzione di questi due nuovi personaggi. Completano l'opera la strigliata che Edmure subisce da parte del nipote Robb per aver preso l'iniziativa in maniera catastrofica contro gli uomini di Gregor Clegane, che sono così riusciti a sfuggire alla morsa delle truppe del Nord, e il dialogo tra Catelyn e lo zio, in cui il Pesce nero (così soprannominato in assonanza a "pecora nera"; lo stemma dei Tully rappresenta una trota, e Brynden e Hoster, in parole povere, non andavano d'accordo) consola a modo suo la nipote: ne viene fuori un quadro pittoresco della casata di Delta delle Acque, e l'ennesima conferma del summenzionato casting infallibile, con Michelle Fairley e Richard Madden che non si lasciano affatto mettere in ombra dai nuovi arrivati Clive Russell e Tobias Menzies.

Non troppo lontano da Delta delle Acque, Arya è ancora in consegna a Thoros di Myr, che, dopo aver scoperto la sua identità grazie alla boccaccia del Mastino, ritiene che le foreste delle Terre dei fiumi siano un luogo troppo pericoloso per la figlia di Ned Stark; il gruppo sta per smobilitare dalla locanda per raggiungere il resto della Compagnia senza Vessilli, ma prima ad Arya tocca salutare a un altro amico, ceduto in pagamento dei pasti consumati al locandiere. Il paffuto Frittella ha per la giovane dama un tenero - sebbene informe - dono gastronomico, che si rivela riuscito quanto la semplice, deliziosa battuta "Hot Pie, it's really good!" in bocca a Maisie Williams.
Ma allontaniamoci dalle Terre dei fiumi per un breve soggiorno a Roccia del Drago, dove Stannis Baratheon cerca di trattenere la sua sacerdotessa Melisandre, evidentemente impegnata in una nuova manovra in favore del suo Re che rischia di costare l'incolumità di qualcuno che condivide il sangue dei Baratheon. Considerate le abitudini del compianto Robert, c'è l'imbarazzo della scelta. Ma in "partenza" c'è anche Theon, protagonista di una storyline terrificante ma ancora abbastanza nebulosa, che dopo essere stato liberato da un misterioso inserviente (?) viene braccato dai suoi sequestratori e poi salvato da una situazione molto spiacevole dallo stesso giovane che rimane ancora anonimo, ma che i lettori dei libri, coadiuvati dal quadro in cui viene inserito, avranno senz'altro riconosciuto, nonostante le distanze dal canone martiniano. Non si chiama un attore dal potenziale disturbante di Iwan Rheon per fargli fare da scudiero a Theon Greyjoy.

Infine, ci manca di ricapitolare la situazione del principe del ghiaccio e e della regina del fuoco, ai poli opposti del mondo di George R.R. Martin: Jon Snow non ha molto spazio in Walk of Punishment, ma la decisione che il Re-oltre-la-Barriera Mance Rayder prende al suo cospetto è di quelle considerevoli: dopo aver verificato, infatti, che i membri della Guardia della Notte uccisi sul Pugno dei Primi Uomini sono diventati tutti letali non-morti al servizio degli Estranei, Mance ordina al suo scagnozzo Tormund di scalare la Barriera e di prepararsi ad assaltare il Castello Nero, dove il Lord Comandante Jeor Mormont si affretta a riparare (nel frattempo, però, i Corvi superstiti sono alla fortezza di Craster, dove Sam Tarly viene fatto oggetto dei brutali commenti da parte dell'infame padrone di casa, e assiste al parto di Gilly, il cui figlio, un maschietto, è destinato al sacrificio). E naturalmente Tormund dovrà portare con sé Jon Snow.
Daenerys Targaryen, nella remota Astapor sulla Baia degli Schiavisti, ascolta intanto i moniti divergenti dei suoi consiglieri Ser Jorah e Ser Barristan: il primo perora la causa dell'acquisto degli Immacolati, schiavi sì ma anche i migliori soldati del mondo; il secondo ritiene che Dany farebbe meglio a circondarsi di uomini che combattono per puro amore e lealtà nei suoi confronti, come fece il suo valoroso fratello Rhaegar, l'ultimo drago. Lei sembra dare ascolto a Mormont, ed eccola al cospetto dell'orrido mercante di schiavi Kraznys a contrattare l'acquisto di tutti gli Immacolati di Astapor, inclusi quelli ancora in addestramento. Non avendo di che pagarli, Dany promette a Kraznys il suo bene più prezioso, il più grande e regale dei suoi figli, Drogon, e poi redarguisce maestosamente i consiglieri per aver messo in discussione la decisione di cedere uno dei suoi draghi, pronta a dimostrare, nei prossimi episodi, quanto è vero che "Rhaegar non era l'ultimo drago".

Il finale dell'episodio, tuttavia, non è affidato allo sguardo risoluto della bella Emilia Clarke, ma al destino di un altro personaggio che si sta evolvendo in modo altrettanto interessante in questa terza stagione de Il trono di spade. E se quello che accade al baldanzoso Jaime non è bastato a scuotervi, non preoccupatevi: non avete ancora visto nulla!