Il trono di spade e la maledizione social: tutti gli uomini devono morire... di spoiler!

Con l'attesa rivelazione dell'ultimo episodio dello show HBO, si è scatenata l'indignazione sui social per l'attività incontenibile di "spoileratori" ansiosi di condividere con il mondo il fatto di aver visto la puntata. Ma è possibile oggi proteggersi da anticipazioni sgradite?

Il trono di spade: gli attori  Max von Sydow e Isaac Hempstead Wright
Il trono di spade: gli attori Max von Sydow e Isaac Hempstead Wright

Quando giochi al gioco dei troni, o lo vedi live o muori. Non è esattamente così che recita la più famosa battuta de Il trono di spade, ma considerato quello che sta avvenendo nelle ultime ore probabilmente questo dovrebbe diventare il motto della serie HBO. Per chi ancora non lo sapesse, uno dei più famosi tormentoni dell'ultimo decennio seriale, quello relativo a Jon Snow cominciato con il cliffhanger del finale della quinta stagione, ha trovato una sua (alquanto prevedibile, bisogna ammetterlo) conclusione proprio ieri, con la messa in onda dell'episodio 6x02. Molti spettatori italiani (e non solo), però, non hanno avuto il piacere di scoprirlo da soli perché dagli USA fin dalle (nostre) prime ore del mattino rimbalzavano notizie e foto dai più importanti siti di informazione, piuttosto noncuranti del fatto che ci fossero ancora miliardi di persone nel resto del mondo impossibilitati a vedere l'episodio in contemporanea alla messa in onda USA.

Il trono di spade: Kit Harington interpreta Jon Snow in Mother's Mercy
Il trono di spade: Kit Harington interpreta Jon Snow in Mother's Mercy

Non è un problema nuovo e non è un problema che riguarda solo Il trono di spade, ma è evidente che tanto più una serie è popolare, quanto più è alto, anzi altissimo, il rischio che si corre. I due esempi più significativi in questi anni sono appunto la serie HBO e la "rivale" The Walking Dead, due serie che puntano molto sull'effetto sorpresa o shock ma che, potendo contare su decine e decine di milioni di telespettatori in tutto il mondo, hanno un tale seguito e una tale rilevanza ormai nella cultura popolare da finire sulle cover di molti giornali (vedi il caso Entertainment Weekly) anche con immagini e rivelazioni che dovrebbero restare taciute.

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Ma Jon Snow ha ucciso Laura Palmer?

Sheryl Lee nel pilot de I segreti di Twin peaks
Sheryl Lee nel pilot de I segreti di Twin peaks

Ma è davvero possibile nell'era globale, nell'era dei social, arrivare davvero vergini a certe rivelazioni? La risposta varia, ovviamente, a seconda delle persone, a seconda della "stronzaggine" di amici e conoscenti social e a seconda delle pagine o dei siti che leggiamo e seguiamo. Immaginiamo di fare tutti un salto all'indietro nel tempo e di ritrovarci a scuola dopo la messa in onda di un episodio particolarmente importante di un serial molto seguito: se chiudiamo gli occhi, per esempio, noi possiamo ancora ritornare indietro a quell'aprile di 25 anni fa quando finalmente venne rivelata, anche in Italia, l'identità del killer di Laura Palmer ne I segreti di Twin Peaks. E allora ci chiediamo: se fossimo andati a scuola il giorno dopo senza aver visto l'episodio, come avremmo potuto mai sperare di tornare a casa "salvi" visto che non si parlava di altro?

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E no, all'epoca non esistevano i social e le notizie d'oltreoceano ovviamente erano fuori discussione, eppure quando c'era un evento in TV non era differente da una partita a calcio in diretta o l'elezione di Miss Italia. Ed è forse uno spoiler raccontare il risultato di una finale di Champions o mostrare il volto della vincitrice di un concorso di bellezza? A nessuno verrebbe in mente di urlare e insultare uno che sta parlando ad alta voce del goal realizzato da Ronaldo o Messi la sera prima, e a nessuno, ve lo assicuriamo, sarebbe venuto in mente di fare lo stesso quando si parlava di Bob, di Laura Palmer e del suo killer. A parte il fatto che il termine spoiler all'epoca nessuno lo conosceva (ma "strunz" sì), mancava proprio la cultura del poter rovinare la sospresa per qualcosa che era in TV a disposizione di tutti. (Nota a margine: avete visto che bravi che siamo stati a non dire nulla anche a distanza di 25 anni?)

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La serie TV come fenomeno social(e) e di socializzazione

Jeffrey Dean Morgan è Negan
Jeffrey Dean Morgan è Negan

Il punto è che una serie è diversa da un film: quando si va al cinema o si legge un libro c'è una sorta di tacito patto tra tutti gli esseri umani per quanto riguarda il finale, una sacralità che (quasi) tutti rispettano da sempre perché.... perché è semplicemente il finale, non serve aggiungere altro! Con le serie TV il discorso è più complicato perché il più delle volte non si tratta di un finale vero e proprio ma di un qualcosa di temporaneo, un qualcosa che, nella maggior parte dei casi, è stato realizzato appositamente per far discutere. E anche questa non è una novità di adesso, i cliffhanger (e relative risoluzioni) esistono da sempre - autori come Charles Dickens o Thomas Hardy ci hanno costruito la loro fortuna - semplicemente non interessavano un pubblico così vasto (e suscettibile) e soprattutto eventuali guastafeste non avevano degli strumenti potenti e immediati come i social per dare altrettanto fastidio.

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Qual è veramente il problema, qual è la differenza con quello che si faceva un tempo? Il problema vero è che adesso ognuno ha le sue abitudini: una volta tutti guardavano lo stesso programma in TV o leggevano lo stesso racconto sull'unico giornale disponbile. Ora non solo la scelta è infinitamente superiore, ma anche chi guarda il nostro stesso programma può farlo in mille modi diversi: c'è chi vede una serie appena va in onda in Italia sul satellitare, anche se solo sottotitolata, chi addirittura lo vede in contemporanea con gli USA (su Sky Atlantic Il trono di spade viene trasmesso alle 3 di notte), chi invece aspetta la settimana dopo per il doppiaggio. C'è chi poi ama aspettare la fine della stagione per fare un mini-binge watching e chi invece ama leggersi tutti gli spoiler ancor prima di vedere l'episodio. Insomma ognuno ha le sue sane abitudini e va benissimo, però c'è un problema, ed è il fatto che guardare una serie TV come queste che abbiamo citato porta alla condivisione, porta a chiacchierare, a discutere e, nel caso di siti e riviste, porta grandi numeri e quindi grandi interessi. E se una rivista come Entertainment Weekly ha un servizio esclusivo pronto da mesi è ovvio che voglia sfruttare il momento migliore, quando l'argomento è caldo, e al diavolo chi è rimasto indietro nella visione e al diavolo chi si trova dall'altra parte del mondo!

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Il problema vero è chi ama la serie, non ama guardarla e basta, ma vuole innanzitutto dire a tutti su Facebook che l'ha guardata ("io so ed è incredibile, ma non vi preoccupate, non dico nulla") oppure vuole lamentarsi del fatto che gli è stata spoilerata ("Tranquilli, a voi non vi rovino la sorpresa come hanno fatto quei bastardi con me. Meno male però che è proprio come mi aspettavo...") o vuole lamentarsi del fatto che questi maledetti americani che l'hanno vista prima proprio non vogliono starsi zitti e aspettare quelli che sono dall'altra parte del mondo. A questi ultimi verrebbe innanzitutto da dire "ma tu allora perché vai sui siti americani o segui pagine Facebook americane?" ma in fondo fa tutto parte del gioco degli spoiler, quello in cui o vinci (e ti godi un episodio in santa pace alle 3 di notte, sonno permettendo) o muori (o meglio, sai già prima chi muore).

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Un mondo spoiler-free è possibile?

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La risposta secca è no, non esiste, o meglio non esiste un mondo come quello in cui viviamo oggi (2.0) che possa essere a prova di spoiler. Di soluzioni però ce ne sono tante: si va da quelle più drastiche tipo "Vado a fare l'eremita, chiamatemi direttamente quando Martin ha ucciso anche l'ultimo protagonista" o andare in giro in stile Ted Mosby di How I Met Your Mother con il suo Sensory Deprivator 5000 pur di non conoscere il risultato del Superbowl a quelle più logiche tipo allontanarsi dai social per qualche ora o semplicemente sospendere gli aggiornamenti delle pagine più "pericolose", soprattutto non italiane. Oppure si può fare uno sforzo in più e, quando c'è la possibilità, vederlo davvero in contemporanea con gli USA, magari facendo un gruppo d'ascolto con gli amici. Certo, in quel caso bisognerà vedere se il lavoro, i colleghi e il capo lo permettono, ma in fondo se la mattina dopo vi mettono troppi bastoni tra le ruote potete sempre minacciarli di spoilerare tutto. E la ruota a quel punto ritorna a girare...

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