Il Canto di Natale rivisitato ma anche una commedia all'italiana in costume, che strizza l'occhio al Marchese del Grillo. Ha queste due anime Il Principe di Roma, il film di Natale 2022 targato Lucky Red attualmente in sala diretto da Edoardo Maria Falcone, che ritrova il Natale e il protagonista Marco Giallini dopo Io sono Babbo Natale. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, abbiamo incontrato il regista e il protagonista, insieme agli interpreti di due dei fantasmi della favola, Denise Tantucci ovvero Passato-Beatrice Cenci e Giuseppe Battiston alias Futuro-Papa Borgia, per parlare del dietro le quinte del film. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Il Principe di Roma, la video intervista a Marco Giallini e Edoardo Maria Falcone
La natura umana
Il film, data la volontà di Bartolomeo Proietti (Giallini) di raggiungere il titolo nobiliare di "Principe di Roma", ci dice che non siamo mai soddisfatti di ciò che abbiamo ma vogliamo sempre qualcosa in più. Secondo il regista Edoardo Maria Falcone come esseri umani non riusciamo a capire l'importanza di quello che abbiamo e di quanto sia prezioso, finché non rischiamo di perderlo: "Purtroppo non c'è una spiegazione se non nella natura umana. È quello che la Chiesa un tempo chiamava 'Peccato Originale'. Si nasce con questa tara e ci si deve combattere. Tutti abbiamo un ego e in nome di quell'ego siamo pronti a qualsiasi cosa. Alcuni hanno un ego ma forse non se ne rendono conto". Scherza Marco Giallini: "Capirai, se non avevo un ego facevo il tassista" e ribatte Falcone: "Diciamo che Bartolomeo è un personaggio che racconta tutti quanti noi. È più esagerato ma la sua malvagità è frutto di quanto gli è successo prima. Quindi il film parla anche delle conseguenze delle nostre azioni, attraverso un collegamento tra passato presente e futuro".
Tra film in costume e commedia all'italiana
Difficile voler vivere nel periodo storico raccontato dal film, la Roma del 1829. Scherza Marco Giallini: "Avessi avuto tanti soldi e avessi potuto vivere fino a 80 anni..." e ribatte Edoardo Maria Falcone: "Io invece sì, perché amo quell'epoca e sarei stato l'uomo più felice al mondo. Certo, essere nobile in quel periodo storico forse era meglio che essere un popolano (ride). Almeno benestante, un avvocato o un dottore magari". È una pellicola in cui si ride anche dietro le quinte, come spesso capita in questi progetti. Però è la prima volta che Giallini non si ricorda di aver dovuto fare parecchi ciak per prendere una scena divertente: "Forse con Filippo Timi e Giuseppe Battiston". Dice Falcone: "Succede ogni tanto, è successo anche prima di quest'intervista (ride). È stato un film molto complesso, abbiamo cercato di essere rigorosi nella ricostruzione, anche nel parlato. C'è stato un grosso lavoro di sceneggiatura, con il romano e con il linguaggio del '600 aulico. Proprio per dare realismo a una favola".
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Il Principe di Roma, la video intervista a Denise Tantucci e Giuseppe Battiston
Tra storia e magia
Come dicevamo, per i tre Fantasmi che devono riportare Bartolomeo sulla via della generosità e dello spirito caritatevole, il regista ha scelto tre figure storiche controverse: Beatrice Cenci, eroina romantica, conduce il protagonista nel passato, per ricordargli il significato dell'amore e dell'empatia verso il prossimo. Giordano Bruno (Filippo Timi), filosofo bruciato sul rogo come eretico, mostra a Bartolomeo il presente che lo circonda e la realtà che vorrebbe ignorare, ovvero come il suo egoismo affligga la vita delle persone a lui vicine. Infine Alessandro Borgia, una delle figure più controverse della storia della chiesa, svela al protagonista il futuro che lo attende, se continuerà a condurre quella vita infelice, priva di amore per sé e per le persone che gli stanno vicino. Non c'è stato modo o bisogno di documentarsi sui personaggi storici, come spiega Denise Tantucci: "Purtroppo su Beatrice Cenci le informazioni a disposizione non erano molte. Di lei si sa soltanto com'è morta e perché. È stata accusata di parricidio, si vendicò del padre perché abusava di lei, e fu quindi giustiziata. Non ci sono riferimenti, neanche a livello visivo, e infatti anche per questo con Edoardo ci siamo inventati un personaggio, rendendole onore e rendendole la freschezza che la sua età ci ha suggerito. Sulle massime che posso dirti, lei ha avuto molta forza e molto coraggio a vendicarsi del padre. Sapeva che cosa le sarebbe successo facendolo, quindi questo è sicuramente un grandissimo messaggio di riscatto personale, ma resta il fatto che la sua storia è molto triste".
Le fa eco Giuseppe Battiston: "Alessandro VI qui viene proposto non tanto alla luce dei suoi pregi quanto delle vicende personali che ce lo hanno tramandato e portato ai nostri giorni. Infatti è noto molto di più come Papa Borgia, il che ci fa pensare più ai suoi vizi che alle sue virtù. Di conseguenza lì c'era già tutto un insieme di informazioni che non rendevano necessario un approfondimento. Poi ci siamo divertiti molto con i costumi, con il trucco a rendere questo personaggio vicino alla forma con cui ci è arrivato dal punto di vista iconografico. Anche la scrittura aveva una sua struttura abbastanza rigorosa, quindi era tutto già preparato e c'era poco spazio per l'interpretazione e la fantasia". Cenci e Borgia si rivelano due buoni consiglieri nella storia... ma i loro interpreti? Deciso a riguardo Battiston: "Non ho mai voluto dare consigli a nessuno onestamente, perché trovo che sia piuttosto fastidioso riceverli" mentre più morbida Tantucci: "A me li hanno chiesti, li ho dati e devo dire che spesso hanno funzionato, quindi forse sono una buona consigliera".
Tra risate e ricorsi storici
Nemmeno i due fantasmi del passato e futuro avrebbero voluto vivere nell'Italia dell'800, quella del film. Come spiega Denise Tantucci: "Lo dico da donna e da persona che fa tante cose che non avrebbe potuto fare, oltre ad essere un periodo di enorme instabilità politica. È troppo difficile dirlo vivendo ai giorni nostri, non c'erano troppi aspetti e in negativo. In fondo non parliamo di 50 anni fa". Scherza Giuseppe Battiston: "Per me era sufficiente vivere nell'epoca del fax. Un periodo storico senza la corrente no". (ride) Sui molteplici ciak per prendere una battuta, dato che siamo in una commedia, si è trovata più difficoltà la giovane attrice: "L'ultima mia scena che sarebbe dovuta essere quella più emozionante in cui Beatrice ricorda quello che succedeva con suo padre. Sarà stata la pioggerellina, sarà stato Marco Giallini, ma l'avremo fatta 25-30 volte. Ogni ciak c'era un motivo per ridere. Pioveva quindi era ancora più difficile, però alla fine l'abbiamo portata a casa". Chiude Battiston: "Non ho delle scene che ricordo particolarmente. Erano quasi tutte con Marco e con lui è sempre tutto molto divertente perché ci stuzzichiamo a vicenda, un botta e risposta: ogni tanto ridiamo insieme, ogni tanto uno dei due".