I Delitti del BarLume: Filippo Timi, investigatore per Sky

I Delitti del BarLume segnano il debutto di Filippo Timi in tv: in un cocktail che mescola commedia e crime in una cittadina toscana, rivivono su piccolo schermo le avventure letterarie di Marco Malvaldi.

Le cittadine di provincia non hanno bisogno dei giornali locali per essere aggiornate sulla cronaca del territorio. Che siano al nord o al sud (d'Italia, come del mondo), poco importa perché la latitudine non cambia la natura del passaparola capace di trasformare un'indiscrezione in uno scandalo.
Basta prendere un caffè nel locale in piazza per avere un aggiornamento in tempo reale: è questa la prima sensazione che si prova nel guardare l'ultima produzione di Palomar per Sky, I Delitti del BarLume.
I due film TV sono ispirati ai bestseller di Marco Malvaldi (Sellerio Editore) e trasformano lo spettatore in cliente dell'omonimo bar di proprietà di Massimo, un burbero laureato in matematica ora imprenditore grazie ad una vincita al totocalcio nonché investigatore fai-da-te sui gialli della fittizia Pineta, paesino tra Pisa e Livorno.

La storia, in onda su Sky Cinema 1 HD lunedì 11 e 18 novembre con la regia di Eugenio Cappuccio, ha affascinato Filippo Timi al punto da indurlo ad accettare il ruolo di protagonista, che fa da contraltare al quartetto di vecchietti "impiccioni" capitanato dallo zio Ampelio, interpretato dal compianto Carlo Monni, e alla prorompente banconista Tiziana (Enrica Guidi). In effetti Massimo si comporta come un pesce fuor d'acqua e sembra sempre fuori posto: critica la mentalità provinciale, per poi amarla segretamente tanto da diventare il cuore pulsante dell'azione. I piccoli centri vivono di ritmi lenti (riflessi quindi nello stile di narrazione di questo prodotto) e non di rado gli abitanti soccombono alla noia: per ammazzare il tempo non trovano di meglio da fare che occupare le giornate in speculazioni sull'altrui esistenza. Diventano così tutti in automatico "maestri di vita... altrui": i pensionati s'improvvisano detective e i baristi si sostituiscono a volte alla magistratura nel decretare colpevoli e innocenti.
La staticità dei paesaggi del litorale toscano si anima grazie ai delitti che ne sconvolgono la routine. Ecco allora che entra in gioco il commissario Vittoria Fusco (Lucia Mascino, Una mamma imperfetta). In assenza di collaboratori abbastanza svegli da seguire piste e analizzare indizi, finisce per affidarsi alle intuizioni del barista e dei suoi attempati compari.
Massimo li chiama "girone infernale", "virus", "raduno degli alpini" e "vecchi a briglia sciolta", ma senza di loro la quotidianità sarebbe di una noia letale. I due film, infatti, giocano proprio sull'equilibrio tra commedia e crime, sbilanciandosi però fortemente verso il primo genere (per fortuna). L'aspetto investigativo risulta un puro espediente narrativo per vivacizzare il racconto: sono infatti i siparietti nel locale, anche se con qualche fantasia erotica di troppo, la vera attrattiva de I Delitti del BarLume.
La dose massiccia di saggezza popolare presente nella sceneggiatura regala al pubblico un senso di tranquillizzante familiarità. Le deduzioni elementari, e quindi facilmente condivisibili, offrono a tutti gli spettatori una democratica opportunità di sentirsi protagonisti, naturalmente a proprio agio in un ambiente protetto. E poca importa, alla fine, che Massimo imponga regole arbitrarie sull'orario in cui bere un cappuccino: persino delegare ad altri il potere decisionale sulle proprie abitudini qui diventa liberatorio.
Mettetevi comodi, allora, perché questi due film sono intrattenimento puro dall'atmosfera casalinga.