Come si misura un eroe?
È questo che ci chiedeva 25 anni fa il narratore all'inizio di Hercules, 35º classico Disney del 1997 diretto da John Musker e Ron Clements. Un film che ha dato una grande lezione d'animazione e di cinema, che riecheggia ancora oggi, proprio come le gesta del suo protagonista che venivano direttamente dalla mitologia greca. Una mitologia mescolata - c'era di mezzo anche il nome latino Ercole e non Eracle, le cui origini non erano esattamente le stesse dato che qui era figlio di Era ma secondo la leggenda era invece un semidio, nato dall'unione dell'umana Alcmena e del Re dell'Olimpo Zeus - ma ben riproposta e modernizzata.
Cosa ci lascia dopo 25 anni Hercules? Scopriamolo insieme, anche in vista dell'adattamento live action attualmente in produzione a Disney.
Rinascimento divino
Hercules è anche l'ottavo film del cosiddetto Rinascimento Disney, seguendo La sirenetta, Bianca e Bernie nella terra dei canguri, La bella e la bestia, Aladdin, Il re leone, Pocahontas, Il gobbo di Notre Dame. Un Rinascimento che prevedeva non solo un ritorno ai fasti storici della Casa di Topolino ma anche una sperimentazione nell'animazione e un inserimento del musical classico nella trama e nelle performance tradizionali disneyane. Ne sono un esempio lampante le Muse, a metà strada tra il Coro della tragedia greca che commenta e indirizza i protagonisti e un coro gospel moderno. Nonostante questo, la colonna sonora di Alan Menken e David Zippel e lo stile visivo di Andreas Deja ricevettero opinioni contrastanti per essere poi rivalutate solo anni dopo, come capiterà qualche classico più avanti al duo Atlantis - L'Impero Perduto e Il Pianeta del Tesoro. Hercules però nonostante il successo misto di critica e botteghino continuò nell'omonima serie animata ambientata durante lo svolgimento del film, in cui Ercole frequenta l'Accademia Prometeo, durata quasi 70 episodi tra syndication e ABC, il network generalista di proprietà Disney.
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La forma della voce
In Hercules fu particolarmente originale ma si rivelò azzeccata la scelta dei doppiatori tanto nella versione originale quanto in quella italiana. Il supervisore all'animazione descrisse Ercole come "un ragazzo ingenuo intrappolato in un corpo troppo grande", e disse che la voce originale di Tate Donovan "aveva una qualità affascinante ma innocente nelle sue letture". Corrispettivo che Raoul Bova ha provato a fare suo (e il compianto Alex Baroni per la parte cantata da giovane, controparte di Roger Bart). Così come Veronica Pivetti con la sua Megara (in originale Susan Egan), la protagonista femminile. Massimo Venturiello provò a restituire la simpatia caratterista e diabolica data da James Woods al villain Ade, il fratello di Zeus deciso a strappargli il trono ad ogni costo. Ma il vero gioiello sorprendente fu Giancarlo Magalli come Filottete, il satiro che allenava gli eroi da Achille ad appunto Hercules, controparte nostrana di Danny DeVito. Una delle intuizioni di doppiaggio migliori della storia.
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DID - Donzella in Difficoltà a chi?
Megara era un'anti-Principessa Disney ante litteram, ben prima di quanto fatto da Frozen - Il regno di ghiaccio. Destrutturava il concetto di DID - Donzella in Difficoltà (come viene chiamata da Filottete nella pellicola) e lo ribaltava, dato che presto si scopriva che lavorava per il villain, per un vecchio patto col diavolo, procurandogli demoni e cercando di far fuori proprio l'indomito protagonista. Alla fine sarà proprio lei a buttarsi sotto una colonna per provare a salvare l'eroe, come nessuna Principessa aveva fatto prima, e verrà scelta da Hercules al posto della vita da Dio, e non il contrario, come di solito capitava nelle favole Disney. Un bel ribaltamento di ruoli che offriva dialoghi molto moderni, attuali e avanti coi tempi per l'epoca.
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Il ruolo dell'eroe
La Marvel e la DC con il loro Cinematic Universe, e ancor prima i film degli X-Men per Fox e di Spider-Man per Sony, hanno riflettuto - e continuano tuttora a farlo - sul concetto di eroe legato alla società che abbiamo vissuto e che viviamo. Hercules era arrivato ancora una volta prima del tempo, mettendo al centro l'eroe mitologico per antonomasia piuttosto che un super venuto dai fumetti, dando un messaggio finale semplice eppure potentissimo, come solo la Disney sapeva fare. "Il vero valore di un eroe non si misura nella forza fisica, ma in quella che ha dentro al cuore" dirà Zeus al figlio, dopo che questi era pronto a sacrificare la propria vita per quella di Megara. Non per la fama o la gloria, ma per un atto di pura generosità e coraggio. Un Olimpo retto da solidi principi è quello che ci viene presentato dal film, lontano dal regno che ha perso la retta via che abbiamo visto di recente in Thor: Love and Thunder. Il film giocava anche con la trasposizione delle mitiche 12 fatiche di Ercole, fisiche e metaforiche del suo romanzo di formazione: chissà se anche il live action in produzione porterà avanti questo concetto senza tempo e oggi forse ancora più attuale.