Per quanto riguarda io e te, non può esserci alcuna vittoria definitiva...
"Mi mancano i miei cani, ma tu non mi mancherai. Non ti cercherò. Non ti darò la caccia. Non voglio sapere dove sei o cosa fai. Non voglio pensare mai più a te". Hanno il sapore di un addio le parole pronunciate da Will Graham, poco dopo essersi risvegliato nel letto della propria casa, all'indirizzo di Hannibal Lecter, seduto di fronte al suo capezzale. Un dialogo, quello tra il profiler dell'FBI e lo psichiatra cannibale, che suggella una nuova separazione nella più atipica e perversa "storia d'amore" del piccolo schermo.
L'incessante e reciproco inseguimento fra i due uomini sembrava giunto al termine già in Dolce, il sesto episodio della terza stagione di Hannibal; ma è in Digestivo, andato in onda sabato notte negli USA, che ha avuto luogo l'ultimo faccia a faccia fra Will e il dottor Lecter. Per Will Graham, interpretato con sofferta intensità da Hugh Dancy, l'esplorazione del proprio lato oscuro è ormai completata, accompagnata dalla piena consapevolezza che la sua natura è diversa da quella di Hannibal, così come il proprio rapporto con l'orrore. "Tu ne trai piacere, io lo tollero. Non ho il tuo appetito", dichiara Will, ponendo la parola "fine" sulla sua sfibrante relazione con il villain impersonato da un gelido e magnetico Mads Mikkelsen. Ma a questo punto, è necessario fare un passo indietro...
Sulle tracce del dottor Lecter
I primi quattro episodi, da Antipasto ad Aperitivo, avevano ridefinito la cornice di questa terza stagione di Hannibal: dall'idillio semi-coniugale fra Hannibal e Bedelia Du Maurier (Gillian Anderson), in trasferta a Firenze sotto falsa identità, all'incontro fra Will Graham e Chiyo (Tao Okamoto), la fedele ancella di Lady Murasaki, zia di Hannibal, nonché la testimone dell'omicidio della sorella di Lecter, Mischa; dalle spedizioni di Will e di Jack Crawford (Laurence Fishburne) in Italia, sulle tracce di Lecter, ai subdoli progetti di Mason Verger (Joe Anderson, subentrato al posto di Michael Pitt), immobilizzato su una sedia a rotelle e con il volto orrendamente sfigurato, per vendicarsi di Hannibal. E ancor di più rispetto alle precedenti stagioni, l'autore Bryan Fuller aveva accentuato la dimensione surreale e onirica: più interessato a indagare l'universo emotivo dei suoi personaggi che non a sorprendere gli spettatori con svolte inaspettate, Fuller si è preso i propri tempi, dilatando il ritmo narrativo per dar vita ad un racconto sempre più proteso verso la rarefazione della trama e l'abbandono di qualunque forma di realismo tout court.
Una scelta ben precisa, quella di Fuller, che ha contribuito a rendere Hannibal una delle più originali, raffinate ed affascinanti serie in circolazione, ma che inevitabilmente ha reso la rivisitazione televisiva dei romanzi di Thomas Harris un prodotto ben lontano dai gusti di un pubblico mainstream; e a dispetto dell'entusiasmo della critica e degli estimatori di Hannibal, i tiepidi risultati d'ascolto negli Stati Uniti hanno portato all'annuncio della cancellazione della serie. In attesa di aggiornamenti su un eventuale futuro di Hannibal fuori dalla NBC, a partire dal quinto episodio, Contorno, le dinamiche sono notevolmente mutate: pur senza rinunciare all'altissimo valore artistico della messa in scena, la serie di Fuller ha offerto molti clamorosi sviluppi, dal tranello teso da Lecter all'ispettore Rinaldo Pazzi (Fortunato Cerlino), appeso a un balcone con il petto squarciato, al suo furioso corpo a corpo con Jack Crawford. Dopo il sensazionale scontro fra Crawford e Lecter, gli episodi Dolce e Digestivo hanno proseguito nella stessa direzione, con il progressivo aumento della tensione e con livelli di orrore via via più espliciti e disturbanti.
Benvenuti a Muskrat Farm
Nel corso di queste ultime puntate, Fuller si è rivelato in grado di bilanciare la suspense di un thriller capace di far gelare il sangue nelle vene - a dir poco scioccante, nei minuti conclusivi di Dolce, la sequenza in cui Hannibal comincia a 'segare' il cranio di Will per cibarsi del suo cervello - con momenti volti a mettere in luce la personalità dei vari comprimari: dalle inquietanti conversazioni fra Mason Verger, sua sorella Margot (Katharine Isabelle) e la psichiatra Alana Bloom (Caroline DhavernasCaroline Dhavernas) all'impagabile 'delirio' di una sopraffina Gillian Anderson nella parte di Bedelia Du Maurier, la quale si inietta una dose di eroina per rafforzare il proprio alibi di fronte alla polizia italiana; ma anche (non dimentichiamolo) l'attesa riunione fra Hannibal e Will nella sala di un museo, poco prima che Will venga colpito da un proiettile di Chiyo. Ma è nel settimo episodio, Digestivo, con l'arrivo dei due prigionieri di Verger a Muskrat Farm, che la serie ha sfiorato nuovi, raccapriccianti apici di mostruosità.
Una puntata estrema, Digestivo, in cui Fuller ha premuto al massimo il pedale tanto sul grand guignol, quanto sulla tensione più prettamente psicologica. Dalla macabra descrizione di un pene umano fatto cuocere troppo a lungo al morso 'cannibalesco' inferto da Will alla guancia del suo aguzzino; da un trapianto della pelle da un volto a un altro alla spaventosa immagine del cadavere di un neonato cucito all'interno del ventre di una scrofa: ancora una volta, Hannibal ci trascina verso gli abissi più profondi dell'animo umano, il cui lato più marcio e corrotto trova una perfetta corrispondenza simbolica nel viso deturpato di Mason Verger. La crudele follia dell'uomo, le sue tendenze antropofaghe e le sue pulsioni incestuose costituiscono l'ennesima manifestazione di un Male quasi metafisico, castigato infine con una terribile sorte: la sequenza in cui Mason viene immerso nell'acquario, e la sua famelica murena gli entra letteralmente in gola per divorarlo dall'interno, è quanto di più agghiacciante la serie ci abbia mostrato fino ad oggi.
"...dove potrai trovarmi sempre"
Dopo il regolamento di conti a Muskrat Farm, la parte finale di Digestivo lascia il posto a due confronti risolutivi: quello fra Hannibal e la misteriosa Chiyo, con l'ammissione da parte di Lecter di aver mangiato la sorella dopo che la ragazza era stata uccisa (queste vicende sono state trattate da Harris nel libro Hannibal Lecter - Le origini del male, un prequel degli altri romanzi); e il dialogo fra Hannibal e Will. In più di un'occasione ciascuno dei due è stato in procinto di uccidere l'altro: a Firenze Will era sul punto di pugnalare Lecter, mentre quest'ultimo, dopo averlo accoltellato nell'ultima puntata della seconda stagione, si apprestava aprirgli il cranio - e di nuovo, nello sguardo offuscato di Will, avevamo intravisto la tenebrosa sagoma dell'Uomo Cervo. Ora, però, Will è pronto a liberarsi di Hannibal, e per sempre: il coraggioso profiler ha affrontato la propria parte maligna ed è sopravvissuto.
È un passo fondamentale per il personaggio, nonché per la serie stessa. Ed appare emblematica, in quest'ottica, la scelta di Lecter, che infine, proprio quando potrebbe sparire nel nulla, decide invece di consegnarsi all'FBI. "Voglio che tu sappia esattamente dove sono... e dove potrai trovarmi sempre": Hannibal sembra parlare a Jack Crawford, ma in realtà è Will il vero destinatario delle sue parole. Del resto, che senso avrebbe fuggire senza alcuno da cui nascondersi? La prigionia è l'unico modo per mantenere un legame con Will, per lasciare aperto un canale di comunicazione con il supremo oggetto delle sue attenzioni. Il Male accetta di farsi rinchiudere in una cella, in attesa che, un giorno, sia Will a tornare da lui...
Nelle fauci del Drago Rosso
E per la gioia di tutti i fannibal, questo giorno non tarderà ad arrivare: da sabato prossimo, infatti, la serie aprirà un nuovo corso con l'ottavo episodio, The Great Red Dragon, che segnerà il punto di congiunzione fra quanto realizzato finora da Bryan Fuller e il romanzo di Harris Red Dragon, primo libro del ciclo di Lecter, adattato al cinema nel 1986 da Michael Mann nel capolavoro Manhunter - Frammenti di un omicidio. Sarà Will stesso, infatti, a chiedere aiuto ad Hannibal quando si troverà a indagare sugli omicidi compiuti da un implacabile serial killer, Dente di Fata, che sarà poi rinominato Red Dragon. A immedesimarsi nel ruolo del maniaco Francis Dolarhyde, ossessionato dai disegni di William Blake al punto da voler tramutare se stesso nel Grande Drago Rosso, sarà l'attore britannico Richard Armitage, per un personaggio che promette di riportarci in un autentico vortice di orrore. La prospettiva, con un antagonista del calibro di Dolarhyde, è che Hannibal farà calare il sipario dopo una storyline di straordinaria suggestione, sfruttando appieno il potenziale della vicenda di Red Dragon e della pericolosa collaborazione fra Will e Hannibal. Cosa accadrà in seguito è tuttora un mistero, perfino per Fuller; ma in ogni caso, la serie avrà la possibilità di congedarsi dal proprio pubblico con i fuochi d'artificio. Fuoco e fiamme: come quelli sprigionati dalle fauci di un drago...