Nell'annata contrassegnata, perlomeno nel panorama statunitense, dalle conseguenze degli scioperi che nel 2023 avevano investito l'industria cinematografica, è significativo che a dominare l'awards season americana, per ora, siano soprattutto titoli che non afferiscono appieno al circuito hollywoodiano: due produzioni indipendenti, l'imponente dramma The Brutalist di Brady Corbet, Leone d'Argento alla Mostra di Venezia, e la scatenata commedia Anora di Sean Baker, Palma d'Oro al Festival di Cannes; e soprattutto Emilia Pérez, crime thriller messo in scena sotto forma di musical dal regista francese Jacques Audiard, ma ambientato in Messico e recitato (e cantato) in lingua spagnola.
Una tendenza ribadita dai Golden Globe 2025, i trofei assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association, giunti alla loro ottantaduesima edizione dopo una fase alquanto travagliata e un intenso rinnovamento. Le nomination ai Golden Globe, annunciate ieri pomeriggio (ora italiana), hanno confermato il consenso di cui godono alcuni dei film più apprezzati degli scorsi mesi, ma hanno dato una notevole 'spinta' anche a diverse pellicole la cui presenza nell'elenco dei candidati era tutt'altro che scontata, e che potrebbero beneficiare di tale visibilità pure nell'ambito della corsa agli Oscar. Di seguito, andiamo dunque ad analizzare alcuni fra gli aspetti più significativi di queste nomination, dai titoli di maggior spicco alle candidature inaspettate, in attesa della cerimonia di premiazione in programma per il 5 gennaio.
Emilia Pérez a quota dieci: Jacques Audiard e il musical dei record
Partiamo dall'indiscusso primatista di questa edizione: era lecito presagire un buon risultato per Emilia Pérez, molto acclamato fin dalla sua presentazione a Cannes (dove aveva ricevuto il Premio della Giuria e il trofeo per il terzetto di attrici), ma il suo lauto totale di dieci nomination è indice di una popolarità davvero solidissima, nonostante il film non abbia riscosso elogi del tutto unanimi da parte della critica.
Basato su un libretto teatrale firmato dal regista e sceneggiatore Jacques Audiard, veterano del cinema francese (Il profeta, Un sapore di ruggine e ossa), Emilia Perez ha conquistato i membri della HFPA grazie al suo curioso intreccio fra crime thriller e melodramma, il tutto in chiave musicale, aggiudicandosi dieci nomination, tra cui miglior commedia/musical, miglior film internazionale, miglior regia e miglior attrice per Karla Sofía Gascón, interprete transgender che presta volto e voce al personaggio eponimo, una donna transessuale con un passato da boss del narcotraffico.
In lizza anche per la coppia di comprimarie della Gascón, Zoe Saldaña e Selena Gomez (candidate fra le attrici supporter), Emilia Pérez ha stabilito un record assoluto nella storia dei Golden Globe: con dieci nomination, è il film più candidato di sempre nel campo delle commedie e musical, superando così Cabaret e Barbie; mentre ha mancato di un soffio il primato assoluto, undici nomination, stabilito nel 1975 dal capolavoro di Robert Altman Nashville (anche in quel caso, curiosamente, un dramma raccontato attraverso le canzoni). Ora resta da vedere quanti premi riuscirà a raccogliere l'opera di Audiard fra un mese e se il successo ai Golden Globe si tradurrà in un analogo plebiscito anche ai prossimi Oscar.
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I rivali di Emilia: Anora, The Substance e i Challengers di Guadagnino
Se sulla carta Emilia Pérez potrebbe apparire insomma il potenziale favorito, sul versante di commedie e musical ci sono vari titoli con ottime chance di poter puntare a premi importanti, a cominciare da Anora: la travolgente storia di "amore con interesse" firmata da Sean Baker si presenta ai nastri di partenza con sei nomination, incluse quella per la regia e per la carismatica protagonista Mikey Madison. Se nella categoria per la miglior commedia era scontata anche la presenza di Wicked, musical campione d'incassi di ambientazione fiabesca, e di A Real Pain, dramedy scritto, diretto e interpretato da Jesse Eisenberg al fianco di Kieran Culkin (lanciatissimo come attore supporter), si possono annoverare invece fra gli exploit di questi Golden Globe Challengers e The Substance.
Il dramma sportivo a tinte erotiche di Luca Guadagnino, complice l'inserimento in una categoria non così adeguata, totalizza quattro nomination, fra cui quella per la protagonista Zendaya, ma a brillare ancora di più è il successo oltre le aspettative per The Substance: l'horror grottesco dell'autrice francese Coralie Fargeat ha riscosso infatti ben cinque candidature, fra cui quelle per miglior regia e sceneggiatura alla Fargeat, per l'attrice protagonista Demi Moore e per l'attrice supporter Margaret Qualley. Fra i candidati come miglior attore di commedia sono da segnalare invece, com'era prevedibile, l'irresistibile Hit Man di Glenn Powell, ma pure Jesse Plemons per il sofisticato Kinds of Kindness e Sebastian Stan per A Different Man, quest'ultimo con una doppia nomination grazie al ruolo di Donald Trump nel dramma The Apprentice.
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Film drammatici: fra The Brutalist e Conclave la sorpresa è September 5
Al contrario di quanto accade di solito, quest'anno la competizione sul versante dei film drammatici appare meno accesa rispetto a quella di commedie e musical, con due titoli in particolare che continuano a macinare consensi proponendosi tra i "pezzi forti" dell'attuale awards season. Il primo è il già citato The Brutalist, angosciosa esplorazione del lato oscuro del "sogno americano" da parte del regista e sceneggiatore Brady Corbet, forte di sette nomination complessive, fra cui quella per il protagonista Adrien Brody; l'altro è Conclave, thriller psicologico di ambientazione vaticana diretto dal regista tedesco Edward Berger e dominato dalla presenza scenica di Ralph Fiennes, con al suo fianco nel cast Isabella Rossellini, candidata come miglior attrice supporter (una delle cinque nomination per il dramma di Berger).
Prevedibile, nella sestina dei contendenti come miglior film drammatico, pure l'inclusione del biopic musicale A Complete Unknown, con Timothée Chalamet in lizza per il ruolo di Bob Dylan, del kolossal di fantascienza Dune - Parte due e del dramma carcerario Nickel Boys, che tuttavia deve accontentarsi di quest'unica candidatura (ridimensionando forse le sue ambizioni da Oscar). La sorpresa è costituita invece da September 5, dramma giornalistico sull'attentato alle Olimpiadi di Monaco del 1972, diretto dal regista svizzero Tim Fehlbaum; rimasto un po' fuori dai radar dell'awards season fino a ieri, September 5 ha 'scalzato' dalla categoria principale La stanza accanto di Pedro Almodóvar (candidato solo per l'attrice Tilda Swinton) e soprattutto l'apprezzato film indipendente Sing Sing, che vede in lizza Colman Domingo come miglior attore.
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Miglior regia: Payal Kapadia candidata per All We Imagine as Light
Il maggiore colpo di scena delle nomination ai Golden Globe 2025 è arrivato però nella categoria per la miglior regia: più ancora della presenza di Coralie Fargeat per The Substance, in gara insieme al connazionale Jacques Audiard, a destare attenzione è stata la candidatura per la regista indiana Payal Kapadia, autrice di un complesso ritratto intimista in All We Imagine as Light, film vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes e candidato anche per il Golden Globe come miglior film internazionale. La nomination per la Kapadia, a maggior ragione in virtù della delicatezza del racconto di All We Imagine as Light, appare come un segnale della considerazione crescente dei giurati dei Golden Globe per un cinema dal taglio più 'autoriale' e non necessariamente anglofono.
E giusto a proposito di pellicole internazionali, accanto a Emilia Pérez e All We Imagine as Light nella categoria per il Golden Globe come miglior film in lingua non inglese figurano alcuni fra i titoli più applauditi del 2024 nel circuito dei grandi festival: Il seme del fico sacro, produzione tedesca del regista iraniano dissidente Mohammad Rasoulof; l'italiano Vermiglio di Maura Delpero, piccolo fenomeno già ricompensato con il Gran Premio della Giuria a Venezia; e Io sono ancora qui di Walter Salles, toccante dramma a sfondo politico sugli orrori del regime militare in Brasile negli anni Settanta, con una struggente interpretazione di Fernanda Torres, giustamente candidata come miglior attrice.
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I grandi esclusi, da Denis Villeneuve a Marianne Jean-Baptiste
Concludiamo infine con una rassegna dei film e dei personaggi che, a dispetto delle previsioni, non sono rientrati nell'elenco dei candidati ai Golden Globe o hanno riportato risultati inferiori alle aspettative; a partire da due kolossal quali Dune - Parte due, candidato come miglior film ma non per la regia di Denis Villeneuve, e Il gladiatore II di Ridley Scott, in lizza soltanto per l'attore supporter Denzel Washington e per il "premio al box-office" di recente creazione (e dubbia valenza).
Ma più ancora della fumata nera per Villeneuve e Scott, a sorprendere è l'assenza fra i registi di RaMell Ross, a dispetto delle ottime recensioni per il suo Nickel Boys, girato interamente in soggettiva. Per il resto, le omissioni più clamorose riguardano la categoria per la miglior attrice di dramma, con le mancate candidature a Saoirse Ronan per The Outrun e soprattutto a Marianne Jean-Baptiste per la sua lodatissima performance in Hard Truths di Mike Leigh, che nei giorni scorsi le è valso i premi dei critici di New York e di Los Angeles... con la speranza, comunque, di potersi rifare agli Oscar.