Glee - Stagione 3, episodi 7 e 8: Le elezioni e Hold on to Sixteen

Due episodi non particolarmente brillanti, sebbene caratterizzati da un paio di momenti di grande intensità, ci conducono all'appuntamento con i Sectionals e alla soluzione un po' frettolosa di diverse questioni rimaste in sospeso.

La guerra dei Glee Club, un episodio divertente se non impeccabile, aveva lasciato per lo meno i fan del personaggio più interessante di questa terza stagione di Glee con un certo magone: Santana, costretta ad ammettere pubblicamente la sua omosessualità, schiaffeggiava il colpevole Finn durante le prove, causando una nuova situazione di tensione in un periodo non proprio roseo per i New Directions. Il successivo Le elezioni, è però un clamoroso anticlimax: un episodio affollato di performance e in cui molti subplot pervengono a conclusione in maniera frettolosa e deludente; quelli rimasti, si concludono in maniera analogamente poco soddisfacente nell'ottavo episodio della stagione Hold on to Sixteen.

Ma andiamo con ordine. Ne Le elezioni, Finn, nel tentativo di riabilitarsi con le forze dell'universo, salva Santana dalla sospensione, e il resto del gruppo si adopera per aiutarla a superare il momento di difficoltà a modo suo, ovvero cantando. Il weekly assignment, che sulle prime ovviamente non è particolarmente gradito alla perfida cheerleader, produce il miracolo nonostante l'intollerabile nenia Girls Just Wanna Have Fun sciorinatale da Finn & Co.: ma lo scoglio più arduo che Santana deve superare è la confessione del suo orientamento sessuale alla sua abuela, l'adorata nonna. E questo fornisce il destro per uno dei non rari momenti di inflessibile realismo di Glee: Abuelita non abbraccia la nipote, rampognandola per aver dubitato della sua comprensione; non versa una lacrima per le sofferenze della ragazza, o per i bisnipotini che rischia di non avere mai, ma caccia Santana di casa, preoccupandosi solo dello scandalo, dei bisbigli dei vicini, del giudizio del prossimo. E questo, per quanto meschino e squallido, è il problema che i ragazzi gay devono affrontare in buona parte delle famiglie, e la chiarezza e la lucidità con cui viene trattato in questa scena quasi riscatta la teleplay di Matthew Hodgson delle sue mancanze.
Il resto dell'episodio, purtroppo, fa balzare in avanti con poca cura per la coerenza narrativa un buon numero di storyline, e così in men che non si dica Puck e Shelby finiscono a letto, Burt Hummel soffia a Sue il posto nel Congresso, Coach Beiste perde il suo nuovo boyfriend e Rachel combina un bel guaio per cercare di aiutare Kurt nell'impossibile impresa di battere Brittany nella contesa per l'elezione a presidente del consiglio studentesco. Il tutto accompagnato, come detto, da una moltitudine di numeri musicali tra i quali i più riusciti ci sembrano la gloriosa Constant Craving, presa in prestito da k.d. lang, l'ennesimo rocker di Puck I'm the Only One e la saffica e trascinante I Kissed a Girl, forse troppo simile all'originale di Katy Perry ma ben prodotta e gustosa nella messa in scena, tra i meno, oltre al già citato piagnisteo a cui viene ridotta, con la complicità di Greg Laswell, la ben nota canzone di Cyndi Lauper, la Pink "ripulita" di Perfect in mano a Chris Colfer e a Darren Criss (uff, a quando un'altra Baby, It's Cold Outside?), e purtroppo, la Jolene di Dolly Parton affidata a Dot Jones, che aveva fatto molto meglio duettando con Matthew Morrison nell'alcoolica One Bourbon, One Scotch, One Beer.
Nel successivo episodio Hold On to Sixteen il resto dei nodi vengono al pettine con fulminea e arrendevole scorrevolezza: il destino di Shelby, colpevole di essersi presa troppe libertà con il maggiorenne, ma pur sempre studente, Puckerman, finisce prevedibilmente in mano a una Quinn sempre decisa a riavere la sua bambina. Quale occasione migliore per screditare la mamma adottiva di Beth e ottenerne così l'affidamento? Libera dall'impegno con le prove per i Sectionals grazie alla sua sospensione, è Rachel a impegnarsi per fermare Quinn, ma anche Finn continua la sua riabilitazione stringendo finalmente alleanza con il più talentuoso Blaine, e "salvando" i New Directions grazie al recupero di Sam Evans /Chord Overstreet, che lui e Rachel vanno a prelevare in un altro stato per riportarlo a Lima, Ohio - allontanandolo tra l'altro da un improbabile impiego da spogliarellista minorenne. Nel frattempo, viene riesumata anche la storyline di Mike Chang, che pure ha vissuto momenti migliori: qui Mike litiga con la sua Tina, che cerca di convincerlo a tornare sui suoi passi e rinunciare al college e agli studi di medicina per fare il ballerino, arrivando a importunare suo padre, il quale peraltro finisce per venire ad ammirare il figlio sul palco e per appoggiare i progetti strampalati di un diciassettenne che avrebbe avuto davanti a sé una carriera brillante (e adesso chiamateci pure genitori fascistoidi!).
In tutto ciò, è proprio la sbandata e velenosa Quinn/ Dianna Agron l'unica a funzionare; i dialoghi in cui è coinvolta sono i migliori dell'episodio ed evocano con efficacia una malinconia da senior year che in tanti abbiamo provato all'ultimo anno del liceo, sul punto di salutare per sempre gli anni dell'adolescenza, e la sua risoluzione finale, quella di "risparmiare" Shelby, non matura dal nulla.
L'altro elemento riuscito di Hold On to Sixteen sono i numeri dei Sectionals: gli improvvisati Unitards sfoggiano se non altro la bella voce di Harmony/ Lindsay Pearce, seconda classificata del Glee Project già incontrata nell'opener di stagione Il pianoforte viola, che si produce in Buenos Aires dal musical Evita; le Troubletones propongono un ottimo, sebbene un po' scontato, medley tra il classico di Gloria Gaynor I Will Survive e Survivor delle Destiny's Child, e i New Directions ci regalano un gran finale con tre pezzi tutti targati Jackson Family: ABC dei Jackson 5, che vede sotto i riflettori Tina /Jenna Ushkowitz, soprano dal timbro di grande dolcezza normalmente eclissato dall'ingombrante Berry/ Lea Michele, Control di Janet, in cui salgono in cattedra Puckerman/ Mark Salling e Artie/ Kevin McHale, e infine una Man in the Mirror (di Michael, se ci fosse bisogno di specificarlo) con protagonisti i ragazzi, tra i quali, incredibile dictu, risplende per una volta proprio Finn/ Cory Monteith.
Oltre allo spirito conciliante e costruttivo del brano del compianto Re del Pop, è esplicativa della facilità con cui questi due episodi risolvono tutte le tensioni create nella prima fase della stagione anche l'immagine dell'abbraccio finale e dell'accoglienza festosa alle "traditrici" Troubletones, inclusa la stonata Sugar Motta, già bocciata in tempi non sospetti da WIll Schuester. E adesso siamo pronti per affrontare il Natale in armonia, con lo speciale festivo Extraordinary Merry Christmas in arrivo la prossima settimana. Sperando che Babbo Natale di porti un nuovo semestre di alto livello per i ragazzi del nostro Glee Club, ora proiettati verso i Regionals.

Movieplayer.it

2.0/5