Fringe: la serie che più di tutte ha unito fantascienza e umanità

A 10 anni dal finale, Fringe ha donato tanto alla serialità successiva. Caratterizzando la storia nella dicotomia scienza e fede. Avendo parlato di Multiverso prima di altri. Avendoci regalato interpreti come Anna Torv e personaggi come Walter Bishop. Ricordiamola insieme.

Fringe: la serie che più di tutte ha unito fantascienza e umanità

"They're coming" - "Who's coming?"

Iniziamo con una delle citazioni più celebri di Fringe per ricordare che il 18 gennaio di 10 anni fa negli Usa andava in onda su FOX l'ultimo episodio della serie cult. Un cult di nicchia diventato ben presto, negli anni, grazie a passaparola, repliche e passaggi su varie piattaforme (attualmente lo potete trovare su Prime Video) un gioiellino fantascientifico che ha in un certo senso ereditato qualcosa da Lost (avendo in comune tra gli ideatori J.J. Abrams) e da X-Files (con cui aveva in comune i casi della settimana e il rapporto tra scienza e fede, così come con Lost).

Anna Torv, John Noble, Lance Reddick e Joshua Jackson in una scena dell'episodio The Ghost Network di Fringe
Anna Torv, John Noble, Lance Reddick e Joshua Jackson in una scena dell'episodio The Ghost Network di Fringe

Per poi riuscire a prendere una strada propria (obiettivo non facile) e aver addirittura influenzato alcune serie di genere che sarebbero venute dopo (altro obiettivo per niente scontato). Un apparente procedurale sci-fi che si è dimostrato ben presto (e questa è stata la sua forza) estremamente orizzontale e non verticale a livello di trama e di implicazioni sui personaggi. Il plot twist importante alla fine della prima stagione permetteva allo spettatore di vedere il serial sotto un occhio nuovo e completamente diverso.

Scienza di confine

Fringe: Anna Torv e Joshua Jackson nell'episodio An Enemy of Fate
Fringe: Anna Torv e Joshua Jackson nell'episodio An Enemy of Fate

Ideata da J.J. Abrams insieme a Alex Kurtzman e Roberto Orci, Fringe come da titolo si concentrava sulla scienza di confine, ovvero quegli eventi che si trovano a metà strada tra il comprensibile e l'inspiegabile. Tra la scienza e la fede. Proprio quella dicotomia che era al centro di Lost e che tanto è stata presente nella serialità successiva. Personaggi spesso in contrasto tra ciò che si poteva provare e toccare, e ciò in cui bisognava credere. Nello show esiste quindi la Divisione Fringe dell'FBI di Boston, in Massachusetts, che opera sotto la supervisione del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti. Nel pilot l'agente Olivia Dunham (Anna Torv, che in questi giorni starete ri-apprezzando in The Last of Us) viene messa in contatto con il Dr. Walter Bishop (John Noble, il Denethor del Signore degli Anelli) e suo figlio Peter (Joshua Jackson, nel suo primo ruolo post Dawson's Creek) per riuscire a svelare un mistero riguardo al crollo di un aereo (qualcuno ha detto Lost?).

Anna Torv, John Noble e Joshua Jackson in una scena dell'episodio Bad Dreams di Fringe
Anna Torv, John Noble e Joshua Jackson in una scena dell'episodio Bad Dreams di Fringe

Le indagini porteranno nelle puntate successive nientemeno che ad un altro universo (ecco il Multiverso ben prima del tempo in tv) che si rivelerà nato da una delle azioni e dei sentimenti più umani di sempre: l'amore per un figlio e il non riuscire a lasciarlo andare. Quando si dice che la fantascienza più riuscita è quella più umana di tutte, forse è vero e prodotti come Fringe ne sono la riprova. Questa tematica attraverserà show successivi come Counterpart (purtroppo inedito in Italia), in cui si parla proprio di un altro universo nato sempre da un gesto e un affetto profondamente umani, o Calls (un'audio-serie che trovate su Apple Tv+).

Fringe, la serie completa su Prime Video in streaming da oggi

Scienza e fede

Blair Brown in una scena dell'episodio The Dreamscape di Fringe
Blair Brown in una scena dell'episodio The Dreamscape di Fringe

Il triangolo formato da Olivia, Walter e Peter rappresenta perfettamente i due (tre) lati della medaglia quando parliamo di scienza e fede. C'è Olivia, agente dell'FBI addestrata a credere a ciò che vede ma per esperienze della propria vita disposta a credere anche a ciò che non riesce a spiegare. Peter, che si è sempre sentito trascurato da Walter come figlio, ha rinnegato tutte le stramberie del padre, quindi è fermamente deciso a non credere a nulla che nemmeno si avvicina alla linea di confine. Il tempo, la verità sulla sua origin story e gli avvenimenti che lo travolgeranno gli faranno cambiare idea, o comunque mettere in dubbio le sue così forti convinzioni.

Fringe: Michael Kopsa in un momento dell'episodio The Human Kind
Fringe: Michael Kopsa in un momento dell'episodio The Human Kind

Infine abbiamo l'incredibile personaggio di invece Walter, uno scienziato ma allo stesso tempo un uomo portato ad aprirsi allo spettro delle possibilità. Proprio il suo credere all'impossibile (o apparentemente tale) gli ha portato una certa reputazione tra gli accademici ma allo stesso tempo lo rende il perfetto rappresentante delle due identità e della dicotomia al centro dello show, che confluiscono così in un'unica persona. La serie ha fatto conoscere al pubblico anche elementi come la vasca di deprivazione sensoriale che serviva ad Olivia per entrare in un certo tipo di stato mentale - altro che Eleven di Stranger Things. O personaggi iconici come gli Osservatori (calvi) e Gene, la mucca di Walter.

Fringe: 5 cose che (forse) non sapete sulla serie di J.J. Abrams

Qualcuno ha detto Multiverso?

John Noble, Joshua Jackson ed Anna Torv nella prima immagine disponibile del pilot di Fringe
John Noble, Joshua Jackson ed Anna Torv nella prima immagine disponibile del pilot di Fringe

Come Fringe sia riuscita a giocare con il Multiverso, arrivando nella terza stagione a sovrapporli e confonderli, è qualcosa di incredibile (soprattutto all'epoca). Lo show arrivò a far interpretare quasi un quadruplo ruolo ai protagonisti, su tutti la Bolivia di Anna Torv e il Walternate di John Noble. Un esperimento non facile, che diede i suoi frutti anche a livello delle interpretazioni degli attori che poterono sbizzarrirsi e dare grande prova delle loro doti. Il Multiverso ha permesso anche a livello promozionale di giocare con i Walter, Peter, Liv dei vari universi nei poster e trailer promozionali, nei costumi e nel trucco, e così via. Senza dimenticare i glifi, immagini che apparivano per pochi secondi negli episodi (nella versione italiana presenti solamente nell'edizione home video) e raffiguravano alcune immagini - una foglia, una mela, un fiore, una farfalla, una rana, un cavalluccio marino, una mano e un volto - che fungevano da codice per raccontare la fringe science al centro del serial.

Joshua Jackson e Georgina Haig in una scena dell'episodio In Absentia della quinta stagione di Fringe
Joshua Jackson e Georgina Haig in una scena dell'episodio In Absentia della quinta stagione di Fringe

A proposito di scienza e fede, Peter e Olivia ricordano Mulder e Scully per il loro continuo battibeccare e scontrarsi a livello dialettico su ciò in cui credono, cercando di convincere l'altro. Oltre alla reciproca attrazione, ovviamente (non bisognerà aspettare 9 anni per un bacio, come in X-Files ma poco ci mancava). Avranno addirittura una figlia (Georgina Haig) che nell'ultima stagione sarà centrale per una conclusione che ha forse cambiato troppo l'identità del serial e le carte in tavola, complicando inutilmente la trama. Ma non possiamo non dire comunque grazie a Fringe perché senza di lei non ci sarebbe stata la fantascienza seriale più recente e più umana.

John Noble, dal Signore degli anelli a Elementary: "Parteciperei volentieri a un revival di Fringe"