Firestarter, la recensione: Se Stephen King incontra la Blumhouse…

La recensione di Firestarter: il film, al cinema dal 12 maggio, è tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King, che già nel 1984 fu portato sullo schermo con il titolo Fenomeni paranormali incontrollabili; la nuova versione è prodotta dalla Blumhouse.

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Firestarter: Ryan Kiera Armstrong in un'immagine

Due destini che si uniscono, come diceva quella famosa canzone. Parliamo di Jason Blum, e della sua casa di produzione, la Blumhouse, e di Stephen King. La recensione di Firestarter, il film in uscita al cinema il 12 maggio distribuito da Universal Pictures, non può che partire da questi due grandi nomi. Stephen King non ha bisogno di presentazioni, è il maestro del brivido, lo scrittore più famoso al mondo quando parliamo di horror. Jason Blum è sicuramente noto agli appassionati del genere, perché ha saputo, con la sua casa di produzione, rilanciare un genere con storie forti, nuovi linguaggi e autori con una loro poetica ben precisa. Un matrimonio che s'ha da fare, in teoria. L'occasione è Firestarter, tratto dal romanzo omonimo (L'incendiaria nella versione italiana) che fu portato già sul grande scherno nel 1984 con il titolo (italiano) Fenomeni paranormali incontrollabili e una giovanissima Drew Barrymore come protagonista. È la storia di una ragazzina con una mente potentissima, in grado di scatenare tempeste di fuoco. Un fenomeno che non riesce a controllare, e per il quale è costretta a vivere in clandestinità con la sua famiglia. Gli ingredienti per un film riuscito ci sono tutti. La storia ci piace perché è vista dal punto di vista della ragazzina, ma al film manca quel seme della follia, quel senso di perturbante che sono tipici di Stephen King.

Una tempesta di fiamme

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Firestarter: Ryan Kiera Armstrong in un momento del film

Andy (Zac Efron) e Vicky (Sydney Lemmon), hanno appena messo a letto la loro bambina di pochi mesi. Sono nella loro stanza da letto, ma, nella cameretta, la giostrina con i pianeti appesa sopra la sua culletta prende fuoco. Andy si sveglia di soprassalto. È solo un sogno? Un sogno premonitore? Un ricordo? Charlie (Ryan Kiera Armstrong), ora ha 11 anni, e confida al padre che qualcosa in lei sta cambiando. C'è qualcosa in lei, quel qualcosa di brutto. Mentre i titoli di testa del film ci raccontano l'antefatto, legato ai genitori, vediamo Charlie a scuola. È una scuola come tante, con i soliti bulli, che la chiamano "strana". Solo che lei, di fronte a una rabbia montante, non riesce a trattenere le sue reazioni. E così, un giorno, pur provando a chiudersi in bagno per non far male a nessuno, fa esplodere quella rabbia in una tempesta di fiamme. Una volta che i suoi poteri si sono manifestati, delle persone, interessate ad essi, cominciano a cercarla.

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La rabbia di Charlie

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Firestarter: Ryan Kiera Armstrong in una sequenza

Dono o maledizione? Poteri o fardello? La storia del racconto horror e fantastico, che siano romanzi, fumetti o cinema, è sempre vissuto sul bilanciamento tra questi due aspetti del "potere". Se ne interrogavano, di recente, anche i protagonisti di Freaks Out. in Firestarter, nella famiglia di Charlie, vediamo bene i vari lati della medaglia. Andy, il padre, sa condizionare le menti degli altri per dire loro cosa fare: è conscio del suo potere e lo usa per la sua attività, il life coach, ma anche in momenti in cui ha bisogno di risolvere delle situazioni. Vicky, la madre, invece ha deciso di non usare i suoi poteri, quindi sa controllarli. La piccola Charlie non sa controllarli, non ancora, almeno. Così tutto il film vive su questo dissidio interiore. Charlie ha paura di far male agli altri, si sente un mostro, ha paura di se stessa. Ma, dall'altro punto di vista, spesso le sue esplosioni sono uno sfogo di una rabbia repressa, e colpiscono chi, irrazionalmente, desidera colpire perché fa male a lei o ai suoi cari. La cosa migliore del film è proprio il suo focalizzarsi su Charlie. Lo fa scrutando il suo volto, con primi e primissimi piani, o mostrandoci per qualche istante, con un montaggio veloce, le sue soggettive, in modo che, guardando cosa vede lei, e come lo vede, proviamo a immedesimarsi nelle sue sensazioni. A creare le giuste atmosfere contribuiscono le musiche di John Carpenter, un maestro del genere, anche quando si parla di colonne sonore.

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Firestarter: una scena del film

Dal punto di vista del freak

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Firestarter: Zac Efron, Ryan Kiera Armstrong in una scena d'azione

Questo guardare la storia dal punto di vista del "mostro", del freak, del diverso, giova alla prima parte del film, che, pur tra qualche ingenuità, ha il pregio del saper creare attesa, mistero, sospensione. Man mano che la vicenda si svela, però, i limiti del film vengono a galla. È un film che ha una confezione piuttosto patinata, asettica, dove manca quel seme della follia, quel senso di perturbante e di malato che è tipico dei racconti di Stephen King. Si tratta di un film dichiaratamente di serie B, con attori - se togliamo i protagonisti - piuttosto anonimi e poco espressivi, ed effetti speciali piuttosto semplici. È chiaro che non si tratta di un film dall'alto budget, e il risultato ne risente. Tutto appare piuttosto convenzionale, contenuto come se fossimo in una serie tv. Ecco, Firestarter potrebbe essere il pilota di una serie televisiva, per come sembra introdurre un personaggio che, poi, avrebbe potuto essere sviluppato più compiutamente.

Il genio di Stephen King al cinema

Come Carrie e Undici

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Firestarter: Zac Efron, Ryan Kiera Armstrong in una scena del film

Firestarter arriva dopo che abbiamo visto spesso, sul grande o sul piccolo schermo, ragazze e ragazzi con superpoteri che, a seconda della direzione che ha preso la storia, sono dono o condanna. Per restare nel mondo di Stephen King, il primo film che ci viene in mente è Carrie - Lo sguardo di Satana, e se viaggiamo fino ai giorni nostri il riferimento è la Undici (o Eleven) di Stranger Things. Ma, nella galleria c'è anche la protagonista di Darkest Minds, la Jean Grey di X-Men: Dark Phoenix e la Matilde di Aurora Giovinazzo in Freaks Out. Si tratta di serie o film che sono riusciti a dare a quei personaggi una chiave di lettura, un'interpretazione, un'immagine, spesso iconica, a volte meno. Non riesce in tutto questo Firestarter, un horror che fa il suo dovere, ma nulla di più.

Conclusioni

Nella recensione di Firestarter vi abbiamo parlato di una storia che ci piace perché è vista dal punto di vista della ragazzina, del "mostro". Ma a al film manca quel seme della follia, quel senso di perturbante che sono tipici di Stephen King.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.7/5

Perché ci piace

  • La storia, vista dal punto di vista della ragazzina, del "mostro" che ha paura di se stesso.
  • In tutta la prima parte il film riesce a creare un'atmosfera di attesa e mistero.
  • Le musiche di John Carpenter, un maestro.

Cosa non va

  • Al film manca quel senso di follia e di perturbante tipico di Stephen King.
  • Gli attori ci sembrano da B movie...
  • ...come gli effetti speciali.