All'anteprima del film, Federico Zampaglione e gran parte del cast (Claudia Gerini, Luca Lionello, Ernesto Mahieux, Cinzia Leone, Gianfranco Barra , Remo Remotti, Adriano Giannini), hanno incontrato la stampa per parlare di questa interessante commedia.
Due famiglie completamente diverse, in preda all'ossessione, al sospetto. Ricerca della giustizia che si confonde con la vendetta. Fa da sfondo una società malsana, truffaldina.
Nero Bifamiliare è un film contaminato, elettronico, spagnolo...
Federico Zampaglione: Partiamo da contaminato. Dunque, io mi sono approcciato al cinema da appassionato. Nei mie videoclip ho sempre cercato, nei tre minuti che avevo a disposizione, di raccontare delle storie. E quando il lavoro finiva mi sentivo sempre triste, perché c'era questo grande allestimento che poi durava solo pochi giorni. Questo film, quindi, rappresenta per me anche un omaggio a questa meravigliosa arte, che è il cinema. Dentro ci ho messo molto amore, molto rispetto. Il discorso dell'elettronica è un discorso che sicuramente mi appartiene. Nel montaggio, in alcune immagini, nel modo in cui mi sono approcciato ad alcune sequenze, c'è sicuramente uno sguardo a quel tipo di ritmi, a volte anche psichedelie. Ho voluto evocare qualcosa, più che raccontarlo in maniera tradizionale. Questo arriva anche dal fatto che sono cresciuto nell'epoca del videoclip. Quindi è chiaro che nel linguaggio del film c'è il mio modo di vivere le immagini, c'è il mio mondo, che è fatto anche di musica. Per quanto riguarda il discorso spagnolo, io amo molto il cinema spagnolo. Mi piacciono molto i lavori di Pedro Almodovar, mi piace tantissimo anche il cinema di Alex De La Iglesia, che considero un regista innovativo, molto particolare, soprattutto nelle atmosfere più torbide e più nere dei film La comunidad - Intrigo all'ultimo piano e Crimen Perfecto. Quindi l'immaginario di un certo tipo di cinema spagnolo mi stava molto a cuore, anche da un certo punto di vista di colori. Lo trovo molto comunicativo.
Questo film segna il suo esordio. Quali sono i suoi registi di riferimento?
Federico Zampaglione: Sono tanti i registi di riferimento, guardando il cinema a 360 gradi. Ho amato molto le commedie degli anni settanta, quasi tutte quelle di Monicelli, di Comencini. Mi piace anche il cinema di genere: sono cresciuto con Mario Bava, con Dario Argento, quindi con film che avevano molto a che fare con l'horror. Mi piacciono anche Tarantino e Lynch. Nel film poi c'è un omaggio a Sergio Leone, con una sorta d'atmosfera western; l'ho fatto un po' giocandoci, chiaramente sempre col massimo del rispetto. I miei gusti cinematografici sono quindi variegati: come con la musica non sono mai riuscito ad ascoltare solo un genere, è cosi anche con il cinema.
Il film in certi momenti fa pensare che finisca col classico bagno di sangue, invece poi prende tutt'altra strada. E' una cosa che ha pensato sin dall'inizio, e perché?
Federico Zampaglione: Assolutamente si. Quando abbiamo scritto la sceneggiatura con Rudolph Gentile, ci siamo riproposti di non dare un messaggio negativo. Abbiamo cercato di ironizzare, di fare una caricatura di certi atteggiamenti tipici degli italiani, ad esempio davanti alle partite; però allo stesso tempo si voleva raccontare anche una situazione che per certi versi è drammatica. C'era la voglia di dare una possibilità, una speranza. Non volevamo dare un finale senza uscita.
Una domanda per Claudia Gerini. Quanto ha contato il fatto che lei fa l'attrice, nel portare al cinema il suo compagno musicista?
Claudia Gerini: Ha contato tanto. Io credo che la vita sia fatti di incontri, a seconda del momento che stai vivendo prendi delle decisioni. Comunque penso che Federico l'avrebbe fatto lo stesso il regista, magari ci avrebbe messo dieci anni di più. Diciamo che sono stata un po' la sua musa (ride)! Lo so è buffo che lo dica io e non l'artista! In qualche modo ci siamo ispirati a vicenda. A me poi piace molto la musica, infatti ad un certo punto ci siamo invertiti i ruoli, perché mi sono trovata a scrivere una canzone per il film e non l'avevo mai fatto.
Una domanda per Cinzia Leone. Come è entrata nel cast di questo film, da cosa viene la scelta?
Cinzia Leone: Dal parrucchiere! Volevo consigliare infatti a tutti quelli che vogliono diventare famosi, di andare dal parrucchiere. Io e Federico ci siamo guardati, lui con la tinta, io pure, e ci siamo detti di voler lavorare insieme. Così mi ha proposto il ruolo della madre di Claudia. Un attimo sono rimasta ovviamente; sentirmi chiamare mamma da Claudia non mi suonava tanto bene; ma poi ho accettato. Quando Federico mi ha dato la sceneggiatura ne sono rimasta affascinata. Mi è piaciuta davvero tanto. Perché è elettronico, contaminato... con tutti i riferimenti che volete, ma la cosa che mi ha colpita più di tutto del film, è che parla della cultura del sospetto e dello spostamento dei propri fallimenti nella rabbia contro gli altri. Che è esattamente la situazione attuale, quella in cui purtroppo stiamo vivendo.