Scrivendo la recensione di Fast & Furious - Hobbs & Shaw è difficile non voler fare anche una sorta di bilancio provvisorio (per quanto possa definirsi provvisorio il voler tirare le somme di qualcosa che esiste da quasi due decenni) dell'intero franchise, una delle punte di diamante - soprattutto sul piano commerciale - della Universal, che domina le sale dal 2001. Ebbene sì, la saga a base di automobili, furti, spionaggio e famiglia (come sottolinea ogni volta il protagonista e produttore Vin Diesel) festeggia quest'anno la maggiore età, e lo fa, paradossalmente, con quello che è senza ombra di dubbio il capitolo più allegramente puerile: laddove i film precedenti non hanno mai veramente nascosto un certo sottotesto testosteronico e fallocentrico, questo spin-off lo trasforma in testo vero e proprio, con una corposa digressione su chi ce l'abbia più lungo tra i due personaggi principali, senza ricorrere a metafore o eufemismi (e la cosa fa ancora più sorridere alla luce del recente articolo del Wall Street Journal che svela i cavilli contrattuali in base ai quali tre degli attori del franchise devono evitare brutte figure sullo schermo quando fanno a botte tra di loro nei film).
Hobbs e Shaw, nemici amici
Come esplicitato a chiare lettere dal titolo, Fast & Furious - Hobbs & Shaw si concentra su due dei comprimari fondamentali della saga principale, Luke Hobbs (Dwayne Johnson) e Deckard Shaw (Jason Statham), rispettivamente un agente federale e un ex-agente delle forze speciali britanniche che da antagonista di Dominic Toretto in Fast & Furious 7 è divenuto un alleato della banda nell'ottavo episodio. Ciò non toglie che i due non si sopportino, il che rende difficile la loro nuova collaborazione forzata a Londra, dove devono neutralizzare il temibile Brixton Lore (Idris Elba), un killer invincibile grazie a innesti cibernetici che intende diffondere un virus letale per eliminare gli umani ritenuti "indegni" di vivere nel nuovo mondo che lui e i suoi superiori hanno in mente. A complicare ulteriormente la situazione è il fatto che nel caso sia coinvolta anche Hattie Shaw (Vanessa Kirby), la sorella minore di Deckard e l'unica della famiglia a non essersi mai data ad attività illecite.
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Proprio la nuova minaccia mette in evidenza quanto il franchise sia cambiato: per diretta ammissione di chi ci ha lavorato, il capostipite fu descritto sin dall'inizio come "Point break, Punto di rottura con le corse automobilistiche clandestine", elemento rimasto più o meno invariato anche nei due film successivi. Dal quarto episodio in poi, complice una dimensione più apertamente seriale, siamo passati prima allo heist movie e poi alle storie di spionaggio, con un cast sempre più ricco e trovate sempre più ai limiti dell'implausibile (ricordiamo la famigerata lunghezza della pista d'atterraggio in Fast and Furious 6), arrivando al traguardo naturale che è questo spin-off, un film di supereroi sotto mentite spoglie con una minaccia apertamente sovrumana (Brixton si autodefinisce "il Superman nero"), talmente parossistico che a far alzare un sopracciglio per la scarsa credibilità non è nessuna delle scene d'azione, splendidamente girate dal regista David Leitch, bensì il volerci far credere che Statham (classe 1967) e Kirby (classe 1988) siano quasi coetanei.
Stessa velocità, furia diversa?
Pur mantenendo una fetta non indifferente del DNA del franchise (la sceneggiatura è di Chris Morgan, autore della saga principale a partire dal terzo capitolo, in collaborazione con Drew Pearce), questa avventura in solitario di Hobbs e Shaw si discosta anche volutamente da ciò che è accaduto negli episodi precedenti: salvo alcune menzioni fugaci e il ritorno di Helen Mirren nei panni di Magdalene Shaw, l'intento sembra quello di non volersi affidare eccessivamente alla continuity per rendere coinvolgente l'intreccio. Una strategia di per sé non errata, anche perché tirare in ballo Toretto e soci sarebbe stato difficile alla luce dei battibecchi tra Johnson e il resto del cast durante le riprese dell'ottavo capitolo, ma che allo stesso tempo evidenzia il difetto principale di un blockbuster che, per quanto spettacolare e divertente, si ferma qualche gradino al di sotto del filone principale del franchise per un motivo molto semplice: al netto dell'importanza tematica della famiglia, altro retaggio dei film precedenti, viene un po' a mancare il fattore umano.
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Questo perché Hobbs e Shaw, per loro natura, sono sempre stati i due personaggi larger than life dell'universo di Fast & Furious: il primo fu introdotto per aggiungere un po' di pepe all'evoluzione della saga, avvalendosi del carisma di Johnson, mentre il secondo sfruttò le abilità da villain di Statham per migliorare il reparto più debole del franchise (difatti la sua progressiva trasformazione in antieroe, che ha ceduto il posto a nuovi avversari meno degni, è una parziale delusione). Due elementi che nel filone principale funzionano in quanto accostati a personaggi più "terra terra", mentre qui, isolati dal contesto originale, divertono ma senza mai andare oltre la dimensione puramente ludica, laddove gli altri capitolo erano riusciti ad aspirare a un minimo di profondità sotto la scorza di esplosioni, inseguimenti e ironia. E se l'intenzione è di continuare questo nuovo percorso con loro due da soli (non li vedremo in Fast & Furious 9, in uscita il prossimo anno), sarà necessario imparare le lezioni giuste dal prototipo, che continua a maturare mentre qui si procede nella direzione opposta.
Conclusioni
Giunti al termine della recensione di Fast & Furious - Hobbs & Shaw, rimane la soddisfazione puramente adrenalinica tipicamente associata al franchise, anche se in questo caso la formula è un po' squilibrata, sacrificando il fattore umano per puntare tutto sull'alchimia tra i due attori principali in chiave ipertrofica. Il divertimento è assicurato, ma si sente un po' la mancanza delle "parti originali" della saga.
Perché ci piace
- Dwayne Johnson e Jason Statham funzionano benissimo insieme.
- Vanessa Kirby è una new entry molto valida.
- Il fattore action e umoristico è rimasto tutto sommato intatto.
Cosa non va
- L'equilibrio tra serietà ed eccesso viene un po' a mancare.
- Idris Elba si impegna, ma il cattivo è privo di sostanza.