In attesa della cerimonia degli Oscar della TV relativi alla stagione televisiva 2013/2014, torniamo a parlare della storia degli Emmy Award.
Dopo il precedente articolo, nel quale vi offrivamo una rassegna delle più celebri ed importanti serie TV "snobbate" nella categoria più prestigiosa degli Emmy, concludiamo la nostra panoramica relativa alle serie con altre categorie di prodotti che, pur avendo rappresentato dei capitoli molto importanti per l'evoluzione della narrativa per il piccolo schermo, si sono visti sfuggire il trofeo come miglior serie dell'anno (o, in alcuni casi, non sono stati mai neppure candidati).
Di seguito prenderemo dunque in esame i titoli di maggior rilievo per quanto riguarda i legal-drama, le serie di genere sci-fi, horror e fantasy, le serie brillanti e le sit-com...
La parola ai giurati: i legal-drama, da Damages a The Good Wife
Insieme a poliziotti, investigatori e medici, l'altra categoria professionale che da decenni riscuote un vastissimo successo in televisione è senza dubbio quella degli avvocati: le serie ambientate fra aule di tribunali e studi legali, infatti, hanno sempre appassionato il pubblico, sia quando declinate in chiave da giallo o da thriller, sia quando virano invece verso la commedia. Ne sa qualcosa un maestro di questo filone, David E. Kelley, che verso la fine degli anni Novanta ha fatto incetta di Emmy grazie a The Practice e alla serie cult Ally McBeal. Proprio da The Practice, nel 2004 Kelley ha tratto uno spin-off intitolato Boston Legal, con un cast travolgente capitanato da James Spader, William Shatner e Candice Bergen, ma senza ripetere gli exploit del passato: Boston Legal, infatti, ha ricevuto due nomination come miglior serie drammatica, nel 2007 e nel 2008, senza però aggiudicarsi il trofeo. Nel 2007, invece, ha fatto il suo esordio in TV uno dei titoli più apprezzati dell'ultimo decennio: Damages, originalissimo ed angosciante legal-drama incentrato sul rapporto fra la spietata Patty Hewes (Glenn Close) ed il giovane avvocato Ellen Parsons (Rose Byrne), in un affascinante scontro psicologico dagli esiti imprevedibili. Oltre ad aver ricevuto numerosi riconoscimenti per i suoi interpreti, inclusi due Emmy per Glenn Close, Damages è stata candidata come miglior serie nel 2008 e nel 2009, ma senza intaccare il predominio, in questa categoria, del blasonatissimo Mad Men. E al cospetto della succitata Mad Men si è dovuta inchinare, nel 2010 e nel 2011, pure The Good Wife, l'acclamato serial della CBS basato sulla vita professionale, privata e familiare dell'integerrimo avvocato Alicia Florrick, tuttora interpretata dalla bravissima Julianna Margulies.
Dallo sci-fi al fantasy: in viaggio fra le galassie, in cerca di un Emmy
Agli Oscar, notoriamente, i generi più popolari al box-office - la fantascienza, l'horror e il fantasy - sono sempre stati guardati con "sospetto", al momento di assegnare i premi più importanti: una tendenza mutata solo in tempi relativamente recenti, con film come Il signore degli anelli, Avatar e Gravity. Allo stesso modo, i giurati degli Emmy non hanno mai accolto con particolare entusiasmo le serie di "genere", ignorando del tutto o quasi serie cult della fantascienza o dell'horror: a partire dal sempiterno Star Trek, con i suoi innumerevoli reboot da un decennio all'altro (per un totale di tre nomination all'Emmy come miglior serie), e Ai confini della realtà (sia negli anni Cinquanta che negli anni Ottanta), per arrivare a prodotti più recenti come Battlestar Galactica e il remake di Doctor Who, che nonostante uno zoccolo duro di fan non sono mai riusciti a penetrare nelle categorie principali.
La resistenza degli Emmy nei confronti di generi percepiti come più 'commerciali', tuttavia, si è ammorbidita proprio negli ultimi anni, in particolare grazie a due serie decisamente innovative e di indiscussa qualità che hanno saputo costruirsi un vastissimo seguito, ma anche un eccezionale consenso critico. La prima, in campo fantasy, è ovviamente Il trono di spade, l'epopea ricca di avventure, omicidi e colpi di scena tratta dal ciclo di romanzi di George R.R. Martin e trasmessa con ascolti sensazionali dalla HBO a partire dal 2011. Da allora, Il trono di spade ha raccolto un totale di quattordici Emmy ed è stata candidata per ben quattro volte nella categoria per la miglior serie drammatica, dove però non si è ancora dimostrata in grado di prevalere (e quest'anno tenterà nuovamente l'impresa, fronteggiando Breaking Bad e True Detective). La seconda, spostandoci invece sul versante orrorifico, è American Horror Story, serie antologica ideata da Ryan Murphy che, sempre a partire dal 2011, ha terrorizzato il pubblico di tutto il mondo con i suoi raccapriccianti misteri, grazie ad uno stile rivoluzionario per i canoni televisivi e all'apporto di cast superbi, puntualmente dominati dalla strepitosa Jessica Lange. In concorso fra le miniserie, American Horror Story ha ottenuto finora tre nomination nella categoria principale, senza però mai riuscire a strappare la statuetta più ambita (il prossimo 25 agosto sarà forse la volta buona?).
Le sit-com più "snobbate": Casa Keaton e i cult del passato
Dalle serie drammatiche passiamo ora all'altra sponda degli Emmy Award, ovvero la categoria per la miglior serie comica o brillante; e anche in questo caso, è necessario rilevare come le principali innovazioni della serialità televisiva, stilistiche e narrative, si siano registrate a partire dalla fine degli anni Novanta. Fra le sit-com di culto del passato, per quanto riguarda il decennio degli anni Ottanta, la palma di più illustre "snobbato" nella categoria principale spetta di diritto a Casa Keaton, popolarissima sit-com della NBC trasmessa dal 1982 al 1989 e candidata per quattro edizioni consecutive degli Emmy, dal 1984 al 1987. Incentrata sulle vicende quotidiane di una "normale" famiglia dell'Ohio, Casa Keaton ha riscosso un'enorme popolarità ed è valsa ben tre Emmy come miglior attore al giovanissimo Michael J. Fox, ma non è mai riuscita ad imporsi come miglior serie della stagione. Allo stesso modo, quattro nomination come miglior serie comica, tutte sfumate, le ha raccolte fra il 1994 e il 1997 Innamorati pazzi, sit-com puntualmente battuta da un'altra serie in onda sulla NBC, la premiatissima Frasier. In onda dal 1992 al 1999, Innamorati pazzi racconta con umorismo la vita matrimoniale di due vivaci trentenni newyorkesi, Paul e Jaimie, impersonati da Paul Reiser ed Helen Hunt. Pur avendo mancato il trofeo principale, Innamorati pazzi ha incassato in tutto ben dodici Emmy, inclusi quattro premi consecutivi per la validissima Helen Hunt (che nel frattempo, nel 1997, si è guadagnata pure un Oscar per la sua performance nel film Qualcosa è cambiato). Negli anni Novanta, però, il record negativo nella categoria principale appartiene a The Larry Sanders Show, la sit-com della HBO ideata e interpretata da Garry Shandling nel ruolo del conduttore di un fittizio talk-shaw: candidata ininterrottamente per sei anni, dal 1993 al 1998, la serie non è mai riuscita a conquistare l'Emmy più prestigioso. È andata assai peggio, tuttavia, a due fra le sit-com più amate degli anni Novanta, ovvero 8 sotto un tetto e Willy, il principe di Bel Air, che a dispetto degli ottimi ascolti raccolti in tutto il mondo sono state ignorate completamente dagli Emmy anche nelle altre categorie.
Casalinghe disperate e gli altri "snobbati" del nuovo millennio
Nell'autunno 2004, l'improvviso suicidio della casalinga Mary Alice Young, voce narrate dall'oltretomba come nel classico Viale del tramonto, catturava l'attenzione di milioni di spettatori che, da allora, sarebbero rimasti incollati davanti allo schermo per scoprire i misteri delle eccentriche casalinghe di Wisteria Lane. Accolto come un autentico fenomeno di costume al suo esordio in TV (nonostante un lento ma progressivo declino nella qualità durante le sue otto stagioni), Desperate Housewives è stata una delle serie-evento dello scorso decennio, con la sua formidabile commistione di noir, giallo, commedia e soap-opera, ma nel 2005, nonostante la pioggia di riconoscimenti per la stagione d'esordio, si è fatta sfuggire l'Emmy come miglior serie comica dell'anno; da allora, i giurati degli Emmy non l'hanno più inclusa nella categoria principale.
Nell'ambito delle fiction ospedaliere, merita una menzione speciale Scrubs, altra serie culto, soprattutto fra i giovanissimi, la cui irresistibile ironia e lo stile surreale e fantasioso gli hanno permesso di ottenere due nomination agli Emmy come miglior serie comica, nel 2005 e nel 2006. In tempi più recenti, una delle sit-com più longeve e più popolari fra gli spettatori, How I Met Your Mother, in onda dal 2005 al 2014 (e considerata come una sorta di "erede" di Friends), si è conquistata un'unica nomination nella categoria principale, nell'edizione degli Emmy del 2009, a dispetto dei suoi ottimi ascolti. Ha ottenuto due nomination per le sue prime due stagioni, nel 2010 e nel 2011, un'altra produzione targata Ryan Murphy: Glee, fenomeno che ha spopolato immediatamente soprattutto fra gli adolescenti, grazie al suo connubio fra i generi del teen-drama e del musical e a un cast di giovani e prodigiosi talenti canori. Serie premiatissima, nella gara per l'Emmy come miglior serie comica Glee si è però vista superata da Modern Family, l'incontrastato vincitore delle ultime edizioni. Di fronte a Modern Family, nulla ha potuto neppure una sit-com più tradizionale ma anch'essa molto amata dagli spettatori: The Big Bang Theory, storia della divertente amicizia tra quattro simpatici nerd e la bella vicina di casa di due di loro. In onda dal 2007 sulla CBS, The Big Bang Theory ha fatto vincere al suo protagonista Jim Parsons ben tre Emmy Award, mentre nella categoria principale ha ricevuto quattro nomination dal 2011 fino a quest'anno... che il 2014 sia finalmente la volta buona anche per Sheldon Cooper e i suoi coinquilini?
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