Sono cresciuto pensando che una star del cinema dovesse essere come Rock Hudson o Tab Hunter, non certo qualcuno che avesse qualcosa in comune con me.
Dustin Hoffman non ha mai fatto mistero di essere approdato al cinema praticamente per caso: del resto, come affermava lui stesso, negli anni Cinquanta e Sessanta il prototipo del divo della celluloide era quello di un giovanotto alto, aitante, possibilmente con i capelli biondi, la bellezza efebica e il sorriso da rubacuori di attori come Troy Donahue e Tab Hunter, o meglio ancora con la presenza scenica e il fascino innato dei vari Rock Hudson, Tony Curtis e Montgomery Clift. E infatti, mentre Hoffman era ancora un principiante squattrinato che si faceva le ossa nelle produzioni Off-Broadway, Hollywood aveva già spalancato le porte a due suoi coetanei ben più prestanti e 'bellocci' come Robert Redford e Warren Beatty.
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Ottanta candeline per un piccolo, grandissimo attore
Dustin, losangelino appartenente a una famiglia ebraica con radici nell'Est Europa, si era dedicato alla recitazione più per pigrizia che per vocazione: "Mi iscrissi al corso di recitazione perché era un modo per ottenere tre crediti. Avevo solo bisogno di tre crediti, e un mio amico mi disse di prendere recitazione perché era come ginnastica... nessuno ti bocciava". All'inizio degli anni Sessanta Hoffman si ritrova così a New York, dove condivide un appartamento con un paio di amici, anch'essi aspiranti attori, ovvero Gene Hackman e Robert Duvall; e, per sua fortuna, scopre di avere ben più talento di quanto non avesse immaginato. Insieme alle esperienze teatrali cominciano ad arrivare i primi, piccoli ingaggi come guest star in alcune serie TV; fin quando, nel 1966, Hoffman non si cimenta in un provino per un musical di Broadway diretto da Mike Nichols. Hoffman non sa cantare, quindi non ottiene la parte; eppure, Nichols rimane talmente impressionato da quel ragazzo basso e mingherlino da decidere di sceglierlo come protagonista per il suo secondo film, dal titolo Il laureato... il resto, come sappiamo tutti, è storia.
Oggi, con mezzo secolo di carriera cinematografica alle spalle, Dustin Hoffman festeggia ottant'anni, e il suo volto è ormai parte non solo dell'immaginario hollywoodiano, ma della cultura di massa. Fra gli attori più dotati e versatili della propria generazione, Hoffman ha contribuito a dar vita a film indimenticabili e ha collezionato un numero impressionante di riconoscimenti (fra i principali, due premi Oscar su sette nomination, sei Golden Globe, tre BAFTA Award, un Emmy, un Leone d'Oro e un Orso d'Oro alla carriera). Cinque anni fa ha perfino debuttato alla regia, dirigendo Maggie Smith nell'apprezzata commedia Quartet, mentre a breve sarà su Netflix nel cast di The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach, presentato in concorso all'ultimo Festival di Cannes, accanto a Ben Stiller, Adam Sandler ed Emma Thompson. E intanto, per il suo ottantesimo compleanno, celebriamo la filmografia di questo interprete magistrale con una classifica delle sue performance più incisive e memorabili...
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10. Tutti gli uomini del Presidente
Nel classico diretto da Alan J. Pakula nel 1976 Dustin Hoffman presta il volto a Carl Bernstein, uno dei cronisti di punta del Washington Post, incaricato di affiancare il collega Bob Woodward in un'indagine che avrebbe portato al più famigerato scandalo della politica americana, il Watergate, che nel 1974 avrebbe costretto alle dimissioni il Presidente americano Richard Nixon. Tratto dall'omonimo libro inchiesta pubblicato da Woodward e Bernstein, Tutti gli uomini del Presidente è uno dei più importanti film sul giornalismo mai realizzati, e l'accoppiata fra due co-protagonisti come Dustin Hoffman e Robert Redford funziona alla perfezione.
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9. Piccolo grande uomo
Nel 1970, Dustin Hoffman dà prova di essere un interprete capace di amalgamare i toni del dramma e della commedia con impressionante naturalezza, sostenendo sulle proprie spalle tutto il peso di uno dei più acclamati film di Arthur Penn, Piccolo grande uomo. Picaresca epopea western tratta da un romanzo di Thomas Berger, Piccolo grande uomo vede Hoffman nel ruolo di Jack Crabb, la cui lunghissima vita è ricostruita, a partire dalla metà dell'Ottocento, nell'arco di un lungo flashback: dalla formazione all'interno di una tribù di pellerossa Cheyenne, che lo allevano e lo crescono come uno di loro, alle successive, rocambolesche avventure, che lo porteranno fino alla celebre battaglia di Little Bighorn.
8. Il maratoneta
Nel 1976, oltre a recitare in Tutti gli uomini del Presidente, Dustin Hoffman è il protagonista di un'altra pellicola destinata a diventare una pietra miliare: Il maratoneta, superbo thriller basato sul romanzo dello sceneggiatore William Goldman, per la regia di John Schlesinger. All'interno di un racconto carico di suspense, Hoffman veicola una tensione formidabile attraverso il personaggio di Babe Levy: uno studente di storia testimone di un bizzarro incidente stradale, le cui ricerche lo porteranno sulle tracce del dottor Christian Szell (Laurence Olivier), un misterioso individuo che Babe sospetta essere un ex criminale nazista a caccia di una partita di diamanti.
7. Cane di paglia
Restiamo nei territori del thriller con il successivo tassello della nostra classifica, ovvero un'altra pellicola che, nel suo genere, ha davvero fatto scuola: Cane di paglia, diretto nel 1971 dal maestro Sam Peckinpah ispirandosi a un libro di Gordon M. Williams. Con il suo fisico minuto e la sua aria placida e gentile, Dustin Hoffman si cala in maniera impeccabile nei panni di David Sumner, un docente di matematica che, in compagnia dell'affascinante moglie Amy (Susan George), si trasferisce in una zona rurale della Cornovaglia; ma il carattere mansueto di David e l'avvenenza della sua giovane moglie susciteranno l'intraprendenza e l'aggressività di un gruppo di operai, portando a drastiche conseguenze. E la 'trasformazione' di David nel corso del film, deciso a ribellarsi al proprio ruolo di vittima, non avrebbe lo stesso impatto se non fosse per l'ottima performance di Hoffman.
6. Un uomo da marciapiede
È senza dubbio uno dei capitoli più importanti dell'allora neonata New Hollywood, nonché il capolavoro di John Schlesinger: ci riferiamo a Un uomo da marciapiede, trasposizione di un controverso romanzo di James Leo Herlihy, che nel 1969 registra un sorprendente successo di pubblico e diventa la prima pellicola vietata ai minori a vincere l'Oscar come miglior film. Ambientato fra le strade di una New York di desolante squallore, Un uomo da marciapiede racconta l'avventura urbana di Joe Buck (Jon Voight), un aitante giovanotto texano approdato nella Grande Mela con ambizioni da gigolò, e la sua inaspettata amicizia con Enrico Rizzo (Dustin Hoffman), un piccolo truffatore italoamericano che, dopo aver tentato di imbrogliare Joe, decide di farne il proprio 'socio'. Film memorabile, al contempo ironico e tragico, Un uomo da marciapiede ha fatto guadagnare sia a Voight che a Hoffman la nomination all'Oscar come miglior attore.
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5. Kramer contro Kramer
Nel 1979, alla quarta candidatura della propria carriera, Dustin Hoffman riesce finalmente ad aggiudicarsi il suo primo Oscar, insieme al Golden Globe come miglior attore, grazie al complesso ed empatico ritratto di Ted Kramer nel del dramma familiare Kramer contro Kramer, scritto e diretto da Robert Benton da un romanzo di Avery Corman. Accolto alla propria uscita nelle sale come un vero e proprio caso cinematografico e ricompensato con cinque premi Oscar, tra cui miglior film, Kramer contro Kramer segue la quotidianità del protagonista, un marito e padre totalmente immerso nel proprio lavoro, a partire dal momento in cui la moglie Joanna (Meryl Streep) decide di lasciarlo e gli affida il compito di provvedere da solo a loro figlio Billy (Justin Henry), costringendo Ted a far fronte a sfide e problemi che fino ad allora non aveva mai affrontato.
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4. Tootsie
È una delle massime testimonianze della gigantesca versatilità di Dustin Hoffman, un "cavallo di razza" della recitazione capace di passare dal registro drammatico a quello più squisitamente brillante e comico: stiamo parlando della sua esilarante performance nel doppio ruolo di Michael Dorsey, attore newyorkese squattrinato e alla perenne ricerca di un ingaggio, e di Dorothy Michaels, ovvero una fantomatica attrice la quale non è altri che Michael in abiti femminili. In Tootsie, strepitosa commedia di Sydney Pollack che nel 1982 sbanca il box office in tutto il mondo, Hoffman si produce in un'irresistibile prova en travesti nei panni di Dorothy, assunta nel cast di una soap opera televisiva, mentre il povero Michael si ritrova a innamorarsi di un'ignara collega di set, Julie Nichols (Jessica Lange). Grazie a Tootsie, Hoffman ha conquistato il Golden Globe come miglior attore di commedia, il BAFTA Award e la nomination all'Oscar.
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3. Rain Man - L'uomo della pioggia
Due generazioni di attori, il professionista consumato e la star in ascesa, si confrontano in un duetto da applausi in Rain Man, pellicola scritta e diretta da Barry Levinson nel 1988 e incentrata sull'incontro fra due fratelli ormai adulti e che non potrebbero essere più diversi: Charlie (Tom Cruise) è un giovane yuppie oppresso dai debiti, Raymond Babbitt (Dustin Hoffman) il fratello maggiore di cui Charlie non sapeva nulla, affetto da una grave forma di autismo. La vivida e toccante prova di Dustin Hoffman si è rivelata il veicolo per l'enorme successo di Rain Man, ricompensato con quattro premi Oscar, fra cui la statuetta come miglior film e il secondo Oscar per Hoffman, insieme al Golden Globe come miglior attore di dramma.
2. Il laureato
Benjamin Braddock è uno di quei quoli in grado di definire non solo una carriera, ma una vera e propria epoca: un personaggio assurto da subito ad autentica icona generazionale, e al quale il nome di Dustin Hoffman rimarrà per sempre legato. E l'attore, all'epoca - il 1967 - a malapena trentenne e soltanto al suo secondo film, è semplicemente impeccabile nell'esprimere inquietudini, insicurezze ed entusiasmi di questo ragazzo appartenente alla middle class californiana, coinvolto in una torrida relazione clandestina con la seducente signora Robinson (un'indimenticabile Anne Bancroft) a dispetto della propria goffaggine. Cult movie di Mike Nichols basato sull'omonimo romanzo di Charles Webb, Il laureato si è rivelato un successo stratosferico oltre ogni record, nonché uno dei film più 'longevi' e rappresentativi degli anni Sessanta, ed è valso a Hoffman il Golden Globe e il BAFTA Award come miglior attore emergente e la sua prima nomination all'Oscar.
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1. Lenny
All'interno di una carriera tanto ricca e variegata era difficile stabilire un ordine di merito; ma fra tanti ruoli da antologia, la nostra scelta per il primo posto alla fine è ricaduta sull'appassionato ritratto del comico americano Lenny Bruce fornito nel 1974 da Dustin Hoffman nel film biografico Lenny. Diretto da Bob Fosse, Lenny rende omaggio a una delle personalità più celebri e 'scandalose' del mondo della stand-up comedy mediante l'istrionismo di precisione geometrica sfoderato dall'attore: la natura eccentrica del protagonista, la sua ironia scatenata e tagliente (sul palco ma anche al di fuori di esso), la sua imprevedibilità e il suo carisma rivivono in Lenny in una sorta di one-man show, che ha permesso a Hoffman di ottenere l'ennesima nomination all'Oscar e che ha consegnato agli annali del cinema un'interpretazione da standing ovation.