Drive Me Home: tornando a casa con Marco D’Amore e Vinicio Marchioni

In Drive Me Home, presentato a Torino 2018, Vinicio Marchioni e Marco D'Amore interpretano due amici riscoprono le proprie origini e annullano le loro distanze.

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Drive me Home: Marco D'Amore e Vinicio Marchioni in un'immagine tratta dal film

Per alcuni sarà una lunga e tortuosa avventura on the road a bordo di un enorme camion. Un camion dal carico pesante, fatto di rancori, malumori lunghi decenni, vergogne, desideri, frustrazioni e parole non dette. Per altri sarà soprattutto un viaggio doloroso in compagnia dell'Immortale e del Freddo, gli spietati personaggi di Gomorra e Romanzo Criminale. Due simboli della grande rinascita seriale della televisione italiana. La curiosa convivenza tra due attori che si portano addosso due ruoli così iconici è una strana (e forse non casuale) convivenza impossibile da ignorare. Non casuale perché nell'inquieto e toccante Drive Me Home, Marco D'Amore e Vinicio Marchioni si scrollano dalle spalle quei due personaggi ingombranti per toccare altre corde.

L'esordio alla regia di Simone Catania, infatti, li fa viaggiare a bordo di un drammatico road movie in cui due amici fanno i conti con un modello di mascolinità molto meno aggressiva, dominante e balorda di quella proposta dai criminali di cui sopra. Drive me home è una storia malinconica di un amore amicale che ha bisogno di colmare delle lacune, che necessita di essere in qualche modo risanato dopo anni e anni di silenzio.

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Drive me Home: Vinicio Marchioni e Marco D'Amore in un momento del film

Presentata in occasione del Torino Film Festival 2018, quest'opera prima parla di un malessere giovanile che si trascina per troppo tempo. Un film che Simone Catania, Marco D'Amore e Vinicio Marchioni hanno ripercorso con le parole in conferenza stampa. Ecco cosa ci hanno raccontato.

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Amici miei, amici mai

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Drive me Home: Marco D'Amore in un'immagine del film

Girato in sole cinque settimane tra Belgio, Germania, Piemonte, Trentino e Sicilia, Drive Me Home è un progetto che parte da lontano. Di origini sicule, ma trapiantato all'estero, Simone Catania ammette: "Ho concepito questo film moltissimi anni fa, quando vivevo a Londra. Per questo Drive Me Home racconta quella condizione in cui si trovano moltissimi italiani che vivono all'estero. La mia idea era definire il concetto di casa e dare voce alla ricerca di un punto di riferimento, alla necessità di fare i conti con le proprie origini e le proprie radici. Drive Me Home è soprattutto una storia di amicizia tra due ragazzi che vogliono evadere dal loro piccolo paese siciliano e appartenere a un'altra cultura, fuggire altrove. Questi due amici si perdono per più di quindici anni e, dopo tanto tempo, sono costretti a riconoscersi, chiarirsi e ridefinire il loro rapporto attraverso un lungo viaggio on the road a bordo di un camion, che finisce per essere il terzo protagonista della storia". Al centro del film, dunque, c'è un rapporto tra due vecchi amici in cui molti aspetti sfociano nel silenzio. Attraversato da ricordi sparsi che appaiono come schegge, Drive Me Home (la cui uscita in sala è prevista per il prossimo aprile) è un film in cui non tutto viene spiegato. Un'ambiguità voluta, coerente con la storia, che Catania spiega così: "Ho sempre cercato che non fosse palese una storia d'amore tra i protagonisti. Non ho mai voluto che ci fosse quella al centro. Forse tra loro, in passato, c'è stata un'infatuazione, ma si tratta di un amore platonico, giovanile, di un amore d'amicizia. Ecco, Drive Me Home parla di come il sentimento dell'amicizia si possa declinare in tanti modi e in tante forme, andando oltre il concetto di genere".

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Allontanarsi da Gomorra e Romanzo Criminale

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Drive me Home: Marco D'Amore in una scena del film

Ci sono ruoli da cui, ogni tanto, è giusto prendere le distanze. Allontanarsi non tanto per disconoscerli, ma per riprendere ossigeno. Così hanno fatto D'Amore e Marchioni, uno accanto all'altro verso nuove sfumature maschili. Il primo ad analizzare con cura il lavoro svolto per il film è Marco D'Amore: "Il film è stato un viaggio nel viaggio ed è difficile per me spiegare come ci si avvicini all'entità biografica del personaggio. Io lo faccio sempre basandomi tanto sulla sceneggiatura che in questo caso è stata molto profonda, precisa e capace di tratteggiare il sentimento della solitudine, che è sia fisica che emotiva. Sono due ragazzi sradicati dal loro contesto familiare, descritto attraverso un racconto che affonda le radici nell'infanzia, ovvero un periodo delicatissimo per ognuno di noi. Io ho memoria delle mie amicizie costruite da bambino, che sono poi diventate i rapporti su cui ancora oggi ho costruito delle basi fondamentali per me. Io e Vinicio non ci conoscevamo, ma da adulti, grazie a questo percorso, ci siamo ritrovati bambini insieme. Siamo tornati insieme sui passi della nostra esistenza sino a comprendere che il sentimento più sconvolgente delle vite dei nostri personaggi è senza dubbio l'amicizia. Il vero pilota del film è stato Simone che ha avuto un'attenzione ossessiva per ogni singolo dettaglio. Ha un approccio maniacale alla costruzione dei personaggi. Per quanto riguarda me, devo dire che è stato divertente stravolgere una certa immagine iconografica che mi portavo dietro. Per questo l'aspetto del mio personaggio è grossolano, quasi a rappresentare questa maschera posticcia dietro cui si nasconde. È stato un lavoro molto interessante perché le maschere aiutano sempre il lavoro di un attore".

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Drive me Home: Vinicio Marchioni in un'immagine del film

Al suo fianco un ironico Vinicio Marchioni segue a ruota il collega: "Non è mai facile parlare dopo Marco D'Amore, una persona che sa esprimere sempre benissimo ogni concetto. A me è sembrato subito chiaro che questo film parlasse di una storia d'amore. Una storia d'amore maschile, amicale, ma comunque una storia d'amore. Il mio personaggio non aveva motivo d'esistere senza un necessario ricongiungimento con quello di Marco, come fosse un'altra parte di sé. Drive Me Home è un viaggio metaforico all'interno di un vuoto da colmare, un vuoto comune ai due protagonisti. La cosa meravigliosa che è successa grazie alla 'scintillanza' di Simone Catania che ci ha fornito tanta libertà sul set. Lui ha percepito che quello che cercavano di fare insieme io e Marco era capirci man mano che la sceneggiatura veniva messa in scena. Penso che quello del film sia un viaggio che mette a fuoco un tema di cui si parla sempre meno: ovvero gli italiani che se ne vanno, quelli costretti ad abbandonare questo Paese. Per questo Drive Me Home è un viaggio alla ricerca di un'identità singola ma anche collettiva".