Donnie Darko: il cult generazionale compie vent'anni e non smette di stupire

A vent'anni dall'uscita al cinema riscopriamo la genesi di Donnie Darko, il film d'esordio di Richard Kelly che è diventato un cult.

28 giorni, 6 ore, 42 minuti, 12 secondi... ecco quando il mondo finirà

Jake Gyllenhaal e Drew Barrymore in una scena di Donnie Darko
Jake Gyllenhaal e Drew Barrymore in una scena di Donnie Darko

Esattamente vent'anni fa, il 19 gennaio del 2001, al Sundance Film Festival iniziava l'avventura di quello che probabilmente è stato il film cult più fulmineo del nuovo millennio: Donnie Darko. Scritto e diretto dall'allora ventiseienne Richard Kelly (qui al suo esordio), il film intraprese un percorso davvero singolare dato che iniziò a far parlare molto di sé e, nel giro di soli quattro anni, fu soggetto di una riedizione che ebbe ancora più successo della prima. In realtà la versione originale non lasciò un particolare segno al botteghino (in Italia, ad esempio, il film non venne inizialmente distribuito). Eppure il lungometraggio poco alla volta trovò sempre più consenso e soprattutto sempre più interpretazioni critiche con cui accompagnare la visione. Il tutto esploderà definitivamente nel 2004 quando, alla Mostra del Cinema di Venezia, la versione director's cut venne presentata fuori concorso rilanciando clamorosamente la distribuzione del film che riuscì così a ottenere il plauso di molti spettatori ai quali non era stato in grado di arrivare con il primo esordio.

UNA TRAMA ENIGMATICA

Jake Gyllenhaal con Jena Malone in una scena di Donnie Darko
Jake Gyllenhaal con Jena Malone in una scena di Donnie Darko

Il perché Donnie Darko sia stato accolto dopo pochissimo come un cult imperdibile resta ancora piuttosto inspiegabile. Tuttavia, probabilmente l'intreccio narrativo ha affascinato i più giovani tra gli spettatori invogliandoli a tornare a rivedere il film per provare a sbrogliare le svolte finali e cercare di dare un senso compiuto a un film che lascia invece spazio a diverse interpretazioni. Il racconto prende piede la notte del 2 ottobre del 1988, mentre in televisione viene trasmesso il confronto elettorale tra George Bush Sr. e Michael Dukakis, il motore di un aereo precipita nella stanza dell'adolescente Donnie Darko (interpretato da un giovanissimo Jake Gyllenhaal nel ruolo che lo consacrerà definitivamente). Fortunatamente per lui però, la tragedia è solo sfiorata perché, in preda a un attacco di sonnambulismo, il ragazzo si era infatti assentato da casa richiamato da una losca figura vestita da coniglio. A cavallo tra fantasy e fisica quantistica (tra viaggi spazio-temporali e wormhole c'è molta materia per sbizzarrirsi), Donnie dovrà fare i conti con universi paralleli e scelte alquanto scomode, soprattutto per un ragazzo della sua età.

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Jake Gyllenhaal tiene Jena Malone tra le braccia in una scena di Donnie Darko
Jake Gyllenhaal tiene Jena Malone tra le braccia in una scena di Donnie Darko

Come già anticipato, il film non ebbe successo nelle sale cinematografiche. Probabilmente l'esito fu anche condizionato da una coincidenza pressoché macabra. Nelle sale statunitensi infatti la distribuzione venne programmata nel week end successivo al tragico attentato alle Torri Gemelle e, dato che l'elemento scatenante della trama del film è proprio un incidente aereo, forse il pubblico non voleva confrontarsi così presto con un simile avvenimento. Ora, dettagli cronachistici a parte, è comunque interessante e doveroso notare come il film di Kelly sia in qualche modo perfettamente calato nella reazione che di lì a poco la società statunitense (e il cinema di riflesso) avrebbe avuto conseguentemente all'attentato. Donnie Darko mette infatti in scena con grande intelligenza cinematografica e sensibile tatto un disagio giovanile troppo spesso sottaciuto o sottovalutato. Come se la perfetta e rassicurante provincia americana si facesse trovare completamente sorpresa e sprovveduta nel saper gestire e affrontare uno scontro generazionale di cui le avvisaglie erano già evidenti da tempo.

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UN PONTE TRA IL VECCHIO E IL NUOVO MILLENNIO

Jake Gyllenhaal e Jena Malone in una scena di Donnie Darko
Jake Gyllenhaal e Jena Malone in una scena di Donnie Darko

A tal proposito, è impossibile non rivedere in questo film alcune delle tematiche e delle estetiche care al cinema di David Lynch prima e Tim Burton poi: la provincia, la solitudine, la perfezione apparente e soprattutto il macabro che essa nasconde sono tutti elementi ripresi da Kelly e affrontati con uno sguardo più diretto e giovane, appunto. Il discorso si fa ancora più interessante da un punto di vista cinematografico. Donnie Darko cerca infatti di costruire un ponte tra il vecchio e il nuovo millennio. Essendo concepito e prodotto agli albori del Duemila, è un progetto che si interroga sulla direzione che il cinema potrebbe intraprendere dopo circa un secolo di Storia. Forte della lezione postmoderna conclusasi da poco, Kelly mescola sapientemente più generi in un unico grande flusso di coscienza (cinematografica) che lascia sbalorditi per la scioltezza e la maturità con cui viene assemblato. Dalla fantascienza all'horror, passando per il teen drama e la commedia: tutto trova spazio in un fluire incessante che non vuole necessariamente restituire la figura di un mosaico completo e omogeneo, ma trova il coraggio di far sì che il pubblico possa perdersi o concentrarsi su alcuni tasselli per immedesimarsi o anche solo respirare parzialmente l'impossibilità, e quindi il disagio, di un'intera generazione di comprendere ciò che la circonda.

Jake Gyllenhaal, Jena Malone e lo spaventoso coniglio Frank in una scena di Donnie Darko
Jake Gyllenhaal, Jena Malone e lo spaventoso coniglio Frank in una scena di Donnie Darko

Donnie Darko: guida all'interpretazione

UN SEQUEL DA DIMENTICARE

Jake Gyllenhaal in una scena inquietante di Donnie Darko
Jake Gyllenhaal in una scena inquietante di Donnie Darko

Se la versione Donnie Darko - The Director's Cut venne accolta e acclamata con grande entusiasmo (si narra che nel giorno della sua prima presentazione al Festival di Seattle, i biglietti andarono esauriti nel corso di una sola giornata, registrando un incasso spaventoso per la media della manifestazione), lo stesso non può dirsi per il sequel del film, S. Darko. Uscito nel 2009 con la regia di Chris Fisher, il film segue questa volta le disavventure della sorella minore di Donnie, Samantha. Richard Kelly si è sempre dichiarato totalmente estraneo al progetto, dissociandosene a più riprese. Con il senno di poi, bisogna assolutamente dargli ragione dato che la pellicola non si dimostrò all'altezza del suo lavoro, né per meriti artistici né per risonanza mediatica e popolare.