Le tante criticità legate alla finalizzazione strutturale di Cyberpunk 2077 hanno inizialmente - ma poi anche per lungo periodo - impedito ai videogiocatori amanti del lavoro di CD Projekt Red e del mondo ideato da Mike Pondsmith (in origine gioco di ruolo) di godere a pieno del potenziale immanente del progetto. Colpa della fretta, dell'hype e delle sproporzionate promesse fatte dalla software house polacca, che pur avendo minato l'intero sviluppo e successivo debug patch-by-patch del gioco, non sono comunque riuscite a intaccare in negativo una scrittura tagliente e dinamica, dedicata all'ascesa di V nel mondo della malavita di Night City.
Il problema di 2077 non era di certo la penna, quanto un gameplay poco raffinato dal punto di vista del gunplay (invece complesso nei potenziamenti) e un mondo di gioco che, per quanto ampio, affascinante e ispirato, non sopperiva alle mancanze tecniche legate a downgrade di vario livello dal punto di vista tecnico. Se proprio quest'ultimo aspetto era "il male" del videogioco, come stiamo per vedere in questa recensione di Cyberpunk: Edgerunners, cambiando medium e passando all'anime su Netflix proprio l'aspetto tecnico, strutturale e visivo della nuova serie originale della piattaforma sono il fiore all'occhiello della produzione Studio Trigger, in un tripudio davvero punk e violento ed energico da lasciare sbalorditi. E anche la scrittura di storia e personaggi non scherza.
Benvenuti a Night City... di nuovo
Siamo di nuovo nella caotica, inospitale e futuristica Night City, in Edgerunners, ma non aspettatevi improvvisi cameo di V o di un Keanu Reeves "anime" nei panni di Johnny Silverhead: questa è tutta un'altra faccenda, seppure simile. Si racconta infatti sempre di un'ascesa nel mondo criminale e spietatamente capitalista della metropoli al neon dell'universo di Cyberpunk, dove se non puoi potenziarti e non appartieni a nessuna MegaCorporazione, allora sei spazzatura come David Martinez, il nostro protagonista. Espulso dall'accademia e bullizzato dai compagni per il suo status sociale, David perde improvvisamente anche la madre e si ritrova sommerso dai debiti, decidendo di impiantarsi un pericoloso innesto militare e divenire un furibondo mercenario di Night City. Da qui il racconto si sviluppa in un tripudio anche cinico e pessimista sulla condizione umana sotto il tetto del capitalismo, di un futuro che, pure se non così prossimo, è auspicabile in negativo per una società lentamente sempre più corrotta e guidata da denaro, potere, lobbisti e multinazionali. Esattamente come il gioco di ruolo e poi 2077, l'universo cyberpunkiano trascende la datata e fragile natura umana per immortalare una panoramica avveniristica sul "miglioramento" forzoso e coatto di quest'ultima, con la tecnologia messa in campo dalle MegaCorp che fungono da nuove divinità terrene dell'evoluzionismo umano, dimenticandosi però dei più deboli o dei più poveri. È così che l'unica soluzione (ma questo come in Alita: Battle Angel o Akira) diventa ribellarsi e trasfigurare se stessi anche moralmente in una figura temibile e, per quanto assuefatta e bisognosa di innesti e aggiornamenti di vario tipo, contraria allo status quo instauratosi, fonte di rivalsa, vendetta e anarchia piuttosto che di rivoluzione. E il fatto che Martinez sia un personaggio latino-americano, di Santo Domingo, la dice lunga anche sulla situazione occidentale dei "latinos", anche se scritta e concepita interamente dai giapponesi - con supervisione di Rafal Jaki di CDPR.
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Lunga vita a Studio Trigger
Spunti interessanti, scrittura puntuale e attenta e dialoghi narrativamente ben congeniati non sono però niente in confronto all'ottimo lavoro che Studio Trigger ha svolto sul comparto visivo e generalmente tecnico dell'anime, tra i migliori attualmente in circolazione. Se già con Kill a Kill o il bellissimo Promare il regista Hiroyuki Imaishi aveva dato prova di grande carattere e dinamicità d'azione nei prodotti a marchio ST, qui viene confezionato e messo a punto un certo gusto estetico per il contrasto cromatico ricercato e per un virtuoso impatto delle scene e delle immagini che in pochi, oggi, nel panorama mediatico d'appartenenza riescono a superare. Se Refn è l'esteta per eccellenza del cinema est-europeo contemporaneo, amante di un canone di bellezza perfettibile e mai raggiungibile ma non per questo sadico e fuori di testa, Imaishi è figura speculare nel mondo degli anime ma per quanto riguarda l'azione e la vivacità e (s)compostezza delle immagini, che devono sempre essere fluide e furibonde, appagar tanto la vista quanto lo spirito, ricercare una certa perfezione formale per poi romperla, ricalibrarla e riproporla in un formato più autoriale e riconoscibile e folle che mai allo spettatore.
Edgerunners è un tripudio di colori, di musiche, di schizzi e di suoni che difficilmente può lasciare asettici in termini sensoriali, perché invita chi guarda a vivere a pieno Night City, a entrarvi letteralmente dentro con lo sguardo e con l'anima, per toccare in prima persona attraverso l'animazione il brivido di un futuro tanto potente e raffinato quanto squallido e corrotto. E lo fai tanto nei momenti di quiete quanto in quelli d'azione, dove l'idea cinematografica frenetica e incontenibile di Imaishi si fa goduria all'ennesima potenza, rendendo Edgerunners assolutamente imperdibile al netto di qualche sporadica stonatura e forzatura all'interno della comunque iper-valida partitura di sceneggiatura e regia.
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Conclusioni
Per concludere la nostra recensione di Cybperpunk: Edgerunners, la produzione Netflix firmata Studio Trigger è un portentoso quanto assuefacente e dirompente esempio di come ampliare al massimo del suo potenziale un universo narrativo affascinante, complesso e ricco d'atmosfera come quello ideato da Pondsmith. Al momento è il punto di ri-partenza del franchise, lo stesso da cui dovrebbe anche ripartire la CD Projekt Red per lo sviluppo futuro di sequel o DLC. Certo, stiamo parlando di medium differenti, ma per quanto riguarda penna, tecnica e stile, la qualità di Edgerunners arriva quasi a subissare quella di 2077, lasciando sperare in un migliore avvenire. Tra i migliori prodotti di genere su Netflix insieme ad Arcane.
Perché ci piace
- La scrittura attuale e vibrante sul piano sociale
- La sontuosa regia d'azione di Hiroyuki Imaishi
- Un comparto visivo assuefacente e furibondo
Cosa non va
- Qualche calo di ritmo qui e lì