Il profumo dei fiori, il dolce succo di una pesca, il primo bacio in una calda estate: Chiamami col tuo nome, finalmente nelle sale italiane dal 25 gennaio, dopo aver fatto il giro per un anno nei festival di mezzo mondo, dal Sundance a Londra, passando per Berlino e Toronto, racconta una stagione particolare, quella del primo amore, vissuto attraverso gli occhi curiosi di Elio (Timothée Chalamet), diciassette anni e un gran talento per il pianoforte.
Tratto dall'omonimo romanzo di André Aciman, adattato per il grande schermo da James Ivory, il film di Luca Guadagnino si è imposto nel cuore di pubblico e critica, ottenendo diversi riconoscimenti, tra cui quattro nomination ai prossimi Oscar (miglior film, attore protagonista, sceneggiatura non originale e miglior canzone, la struggente Mystery of Love di Sufjan Stevens).
Leggi anche: Chiamiamolo con il suo nome: un piccolo capolavoro
Grazie a un perfetto equilibrio tra forma ed emozione, Guadagnino porta sullo schermo tutta l'eccitazione del turbamento amoroso, lo scoprire il mondo e se stessi attraverso la pelle di un altro, alla ricerca della propria identità e della bellezza. Oggetto del desiderio di Elio è Olivier (Armie Hammer), studente più grande ospite del padre, professore universitario, che da subito cattura l'attenzione del ragazzo.
L'estate d'amore del 1983, vissuta nella bella campagna lombarda, cambia per sempre la vita dei due giovani, dimostrando come l'amore sia una forza più forte delle leggi della fisica: quando si passano con la persona giusta, anche pochi giorni possono cambiare un'intera esistenza. "È proprio ciò di cui parla anche Interstellar!" ci ha detto Chalamet, che ha recitato nel film di Christopher Nolan. 22 anni e un talento immenso, che lo porterà, il prossimo 4 marzo, a contendersi la statuetta di migliore attore insieme a mostri sacri come Daniel Day-Lewis, Gary Oldman e Denzel Washington.
Abbiamo incontrato Chalamet, Hammer e Guadagnino a Roma, in occasione della presentazione di Chiamami col tuo nome alla stampa italiana.
Leggi anche: Chiamami col tuo nome: l'estate calda delle prime volte
Fare l'amore con l'erba e vivere senza rimpianti
Se nei film di Terrence Malick l'erba danza, in quelli di Guadagnino fa l'amore: come in Io sono l'amore, anche in Chiamami col tuo nome una delle scene più belle avviene in un prato. La natura è molto presente nei film del regista: "Amo la natura" ci ha detto, spiegando meglio: "Credo che raccontare la storia di una persona sia raccontare quella del posto in cui vive, che sia uno spazio architettonico, urbano o naturale. Cerco di concentrarmi su questo. In questo film i protagonisti vivono in campagna durante l'estate: quindi il mio occhio si è concentrato su quel periodo, l'estate. I pigri giorni d'estate". D'accordo Chalamet: "In un film di Luca Guadagnino bisogna stare a stretto contatto con il set e ciò che ti circonda, sia nelle scene intime all'interno, sul pavimento, o fuori, sul prato. Fa parte del processo", meno convinto Hammer: "Tornando al fare l'amore con l'erba: ci ho provato una volta sul set e mi ha fatto venire il prurito".
Leggi anche: Chiamami con il tuo nome, Pedro Almodovàr: "È il film migliore dell'anno!"
Oltre all'amore e alla sofferenza, un altro tema centrale del film è la paura di sprecare il tempo: come si fa a non avere rimpianti e a trovare il coraggio di vivere pienamente, come suggerisce il padre di Elio (interpretato da Michael Stuhlbarg) in un monologo che è già cult? "Credo che la cosa più importante sia non abbattersi" ha detto Hammer, proseguendo: "Per non sprecare tempo devi sfruttare al meglio ogni momento: se capita un bel momento devi godertelo. Poi non devi rimuginarci sopra: altrimenti perdi ancora più tempo a colpevolizzarti su come tu lo abbia sprecato, invece di godertelo". Per Chalamet invece: "Nel film, come nella vita, non c'è fretta: spesso i momenti migliori con la persona che ami sono quelli che arrivano dopo una lunga attesa, non quelli consumati immediatamente".