È tutta una questione di propaganda. Lo scudo, le stelle, il costume, i discorsi patriottici. Propaganda, ed esportazione degli ideali liberali e democratici del Paese di cui porta il nome. Era il 1940 quando Joe Simon e Jack Kirby, sotto l'effige della Timely Comics, crearono Capitan America (o Captain America, se volete). La risposta scenografica all'Asse Roma-Berlino-Tokyo. La perseveranza della giustizia contro dittature e totalitarismi. Con tanto di cazzotto ad Adolf Hitler. Steve Rogers, super soldato senza macchia e senza paura, alla stregua dello Zio Sam. Entrambi, pur con prerogative diverse (ma nemmeno poi tanto) sono divenuti la personificazioni nazionali degli Stati Uniti.
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Il Cap, come viene chiamato, nemmeno a dirlo, è divenuto personaggio chiave dell'immaginario plasmato dagli States, facendolo diventare universale tanto quanto la Coca-Cola. Erano però altri tempi: forse illusori, ma comunque debitori a quegli Alleati che hanno salvato l'Europa. Anche questione di propaganda che, intelligentemente, diventa propaganda pop: così, se la Marvel cinematografica ha saputo riscrivere le regole della narrativa, ecco che il personaggio si è saputo imporre, svecchiandosi e, in un certo senso modernizzandosi a seconda dello spirito di una saga capace - almeno fino al 2019 - di anteporre l'uomo alla maschera. E poi? E poi il mondo reale è cambiato: l'interconnessione, i conflitti, il divario sociale, i potenti ossessionati dallo status quo (schiacciando sempre di più il popolo), e le elezioni del 2016 e del 2020 (e del 2024) che hanno visto assecondarsi alla Casa Bianca i due peggiori presidenti della Storia.
Insomma, il mondo è cambiato (in peggio? Probabilmente) ed è cambiata la concezione del mondo verso gli Stati Uniti d'America che, parliamoci chiaro, stanno attraversando una crisi di consensi derivata da un danno d'immagine che non si vedeva dalla guerra del Vietnam. Se la storia è ciclica e tutto si ripete, e l'American Dream non se la passa più tanto bene (trainando a sé una crisi artistica, ma questo è un altro discorso), mentre scriviamo questo articolo, sembra davvero anacronistico parlare ancora dei valori di Captain America. Per di più, dopo un film gelido come Captain America: Brave New World. Totalmente privato dell'aspetto più umano e più emotivo, servendo una sceneggiatura basilare e senza rischi.
Steve Rogers e la crisi di consensi degli Stati Uniti d'America
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Coincidenza o meno, la crisi degli Stati Uniti d'America corrisponde anche alla crisi dei Marvel Studios. Non è un mistero né una novità che quasi tutti i film usciti post Endgame non siano minimamente all'altezza del franchise (esclusione fatta per Guardiani della Galassia Vol. 3). Se l'idea di sfruttare un marchio-garanzia come quello del Cap era teoricamente allettante (pur senza la presenza di Chris Evans), appare invece praticamente sconcertante l'uso del personaggio in funzione di una retorica che non può più avere la stessa presa, né la stessa credibilità.
È impossibile separare la bandiera americana, e tutto ciò che rappresenta, da un personaggio indissolubilmente legato ad essa, anche perché lo script di Brave New World sembra addirittura ri-collegare il personaggio al servizio del Potere (dopo essersene perspicacemente separato in Captain America: Civil War), asservendosi ad un discutibile Presidente (Harrison Ford nel film) incredibilmente perdonato per le sue precedenti nefandezze quando era Generale dei Marines (la trama molto in breve, per il resto qui c'è la recensione di Captain America: Brave New World).
Non ci crediamo, non vogliamo credere che Cap, da elemento universale, sia tornato ad essere un mero strumento in mano alla politica statunitense e, per di più, sia di nuovo allineato al credo delle Forze Militari (e nel film non mancano, implicitamente ed esplicitamente, diversi ammiccamenti in stile Zio Sam). Insomma, se il Cap America di Chris Evans era, addirittura, elemento di rottura con il passato, quello di Anthony Mackie alias Sam Wilson pare votato ad una certa accondiscendenza verso lo status quo della sbiadita bandiera stars & stripes, sempre più belligerante e spregiudicata nella sua sconclusionata "esportazione della democrazia" a suon di bombe e di morte.
Una retorica ridondante, e fuori tempo massimo
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Addirittura, in questo Captain America sembra non crederci nemmeno Anthony Mackie. Lo ha detto lui stesso, facendo tappa promozionale a Roma: "Captain America rappresenta tante cose diverse, ma non credo che il termine 'America' debba essere una di queste". Un frase forte, purtroppo ritrattata dall'attore una volta tornato negli Stati Uniti (perché guai a schierarsi, guai ad uscire fuori dai binari obbligati delle major), con tanto di post social: "Vorrei essere chiaro su questo punto, sono un orgoglioso americano e indossare lo scudo di un eroe come CAP è l'onore di una vita. Nutro il massimo rispetto per coloro che servono e hanno servito il nostro Paese. CAP ha caratteristiche universali con cui le persone di tutto il mondo possono identificarsi". Appunto, di nuova la ridondanza dell'orgoglio americano, di nuovo la propaganda dell'identificazione, del credo e dell'onore. Lessico di uno slogan fuori tempo massimo a cui, realtà alla mano, non crediamo più.