Entrambi con barba folta e camicia azzurrina - quella di Rudd impreziosita dal guizzo di tante piccole meduse -, Chris Evans e Paul Rudd hanno partecipato insieme alle interviste svoltesi a Londra per la presentazione di Captain America: Civil War, terzo capitolo delle avventure dedicate a Capitan America, il super soldato passato dall'essere il gracile Steve Rogers al simbolo dell'integrità degli Avengers. Rilassato e sorridente Rudd, un po' più rigido e Evans, la coppia interpreta rispettivamente Ant-Man, l'uomo formica in grado di rimpicciolirsi fino ad assumere le dimensioni di un insetto, e Capitan America appunto, entrambi membri del team Cap, che in questo film è in rivalità con il team Iron Man, guidato dal Tony Stark di Robert Downey Jr., che per una volta mette da parte l'ego per pensare al bene dell'umanità, scontrandosi con Steve, che invece ha il solo scopo di difendere il suo amico di sempre, Bucky (Sebastian Stan), trasformato dall'Hydra nel Soldato d'Inverno, che torna a portare scompiglio tra gli Avengers.
Chris Evans è Capitan America: "Nella vita sceglierei il team Iron Man"
Dal vivo meno imponente di quanto ci si potrebbe aspettare, Chris Evans sembra possedere molte caratteristiche proprie di Steve Rogers, come la disciplina e l'auto controllo, anche se nella vita non sceglierebbe il team Cap: "È triste dirlo, ma nella vita sceglierei il team Iron Man, perché devi rispondere a qualcuno: con poteri del genere c'è troppo potenziale per una tragedia". Nonostante il suo personaggio sia il cuore della pellicola, l'attore riconosce che la formula vincente è il perfetto equilibrio tra i numerosi membri del cast, questa volta arricchiti da numerose new entry, tra cui Black Panther e Spider Man: "È una cosa eccitante come questo gran numero di protagonisti funzioni perfettamente: è una formula speciale dei Russo, sono riusciti a dare il giusto spazio a tanti personaggi diversi. In qualche modo Marvel funziona sempre, non è mai questione di film buono o cattivo, ma di quanto sarà buono".
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Legato da cinque anni al personaggio di Capitan America, Evans ha ormai compreso a fondo Steve Rogers, dimostrando di aver scavato a fondo nella sua interiorità: "Steve ha una mentalità militare ma in realtà è insicuro, non si è mai sentito davvero sicuro, anche se indossa una divisa, dentro di sé è ancora il ragazzino gracilino che veniva preso in giro", per questo forse tradisce tutto quello in cui crede quando il suo migliore amico, Bucky, il legame più forte che ha con la sua vita precedente, si trova in pericolo: "Questa volta Capitan America pensa a se stesso, prima era sempre stato un uomo del governo. Bucky è la scintilla che accende il fuoco".
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Nonostante il feeling con il personaggio, Evans pensa già al futuro post Capitan America: "Ancora due film e poi sarò libero: non fraintendetemi, non mi sto lamentando, non sto descrivendo i film Marvel come una prigione! In ogni caso sarebbero la miglior prigione del mondo".
Paul Rudd è Ant-Man: "A volte anche i più piccoli vincono"
Brillante e ironico, Paul Rudd è uno dei membri più recenti degli Avengers: dopo il film interamente dedicato al suo personaggio uscito la scorsa estate, l'attore si è finalmente unito al resto della squadra grazie a Civil War, di cui ha particolarmente apprezzato la cura nel delineare i personaggi: "Niente è bianco o nero, per un outsider come me la cosa bella di questi film è che raccontano storie di sentimenti veri, incentrate sui personaggi, che in questo caso hanno capacità incredibili. Cosa succederebbe nella vita reale? Me lo chiedo sempre quando affronto un ruolo, questo non fa eccezione". Per l'attore Ant-Man ha qualità che vanno oltre il potere di rimpicciolirsi: "Ant-Man dimostra che a volte anche i più piccoli vincono: la forza non dipende dalla taglia".
Naturale chiedergli cosa farebbe se potesse realmente assumere le dimensioni di una formica: "Se fossi così piccolo vorrei vedere di nascosto le stanze del potere, ma forse è meglio rimanere nell'ignoranza". Interessante anche il suo parere sul perché i film del Marvel Cinematic Universe abbiano tutto questo successo: "Hanno questo successo e sono così popolari perché sono buoni film: i personaggi hanno comunque un legame con il mondo reale e diventano topici, dei veri e propri simboli".
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Come è cambiato Paul Rudd da quando è Ant-Man? Non così tanto secondo l'attore, che ama soprattutto il poter rendere orgogliosi i suoi figli: "La quotidianità per me non è cambiata così tanto, perché ho sempre vissuto per conto mio, non sono mai stato al centro della celebrità. Certo ora i compagni di classe dei miei figli sanno chi sono! So che per molta gente ora sono Ant-Man, ma non mi dà fastidio, per me è una cosa positiva. Odio quelli che si lamentano della fama, è inutile negarlo: siamo fortunati. Questi film alla fine per me sono una gioia soprattutto per i miei figli".
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