Britney contro Spears, la recensione: free Britney one more time

La recensione di Britney contro Spears, il documentario disponibile su Netflix che ci porta ancora una volta nel mondo di Britney Spears e ci parla del movimento FreeBritney.

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Britney contro Spears: un'immagine del documentario

Come si diventa una pop-star? Forse non c'è una formula segreta dietro al successo di gruppi e cantanti che, sulla scia dei Beatles, hanno riempito gli stadi di urla di fan adoranti, ancor prima della melodia delle proprie canzoni. È una questione di chimica, di quel giusto equilibrio di estetica, originalità e sound accattivante che ti entra dentro, raggiungendo le estreme profondità dell'epidermide. Britney Spears aveva tutto, ma soprattutto aveva quella giusta dose di ingredienti con i quali elevarsi allo stato di pop-star. Copertine, dischi d'oro, tour sold-out, tutto era illuminato da una luce della ribalta pronta a lasciare spazio al blackout della mente. Nessun generatore da riavviare, ma solo un'anima fragile e affranta da ricostruire, pezzo dopo pezzo. Ma agli abbracci dei famigliari è sopraggiunta per lei una richiesta di tutela che l'ha privata di tutto, fino a relegarla allo stato di automa in un mare di pseudo-esseri umani.
Un caso talmente complesso, e allo stesso tempo intrigante, che va ad accendere quel fuoco di voyeur curiosi che si nasconde latente in ognuno di noi, e che ci attira a questi eventi, come falene attratte dalla luce. Tra interrogativi e documenti sorprendenti, Britney contro Spears segue il percorso tracciato da Framing Britney, e con intelligenza tenta di fare luce sul caso Britney Spears e la causa di conservatorship tentata dalla sua famiglia che l'ha tenuta legata, zitta per più di dieci anni. Ecco a voi, dunque, la nostra recensione di Britney contro Spears, disponibile su Netflix.

HIT ME BABY ONE MORE TIME

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Britney contro Spears: un momento del film

Quando perde la dignità un essere umano? Probabilmente quando veniamo sottratti del potere di scelta; quella scelta arbitraria di sbagliare, di vincere, di cantare. Britney Spears non aveva questo potere; anzi, non aveva nemmeno potere sui suoi desideri. Per anni quello che credevamo essere una prigione dorata, si è rivelato un teatro di burattini gestito da un Jamie Spears nei panni di Mangiafuoco, e una Britney Spears in quella di un Pinocchio costretto alla menzogna. Lei, che su quel timbro di voce particolare ha costruito un'impero, si è ritrovata senza voce, muta, silenziata, proprio come un brano a cui viene tolto l'audio improvvisamente. Celata agli occhi e nascosta da una facciata illusoria di falsi sorrisi, una montagna di menzogne e segreti si è piano piano adagiata sulla schiena della cantante, togliendole il respiro.

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Britney contro Spears: una foto del film

Poi la verità ha iniziato a venire a galla e tutto è cambiato. L'interesse mediatico ha preso piede, le teorie e le prime accuse si sono fatte largo, e con esse l'esigenza di sapere la verità. Ed è in questo preciso momento che la macchina dello schermo, superficie riflettente che riverbera la nostra realtà, si è nuovamente attivata per mettersi alla ricerca di risposte e verità. Britney contro Spears si pone come obiettivo uno scopo ben preciso: aiutare il pubblico a muoversi liberamente nel bosco fitto delle questioni legali che hanno relegato Britney Spears al ruolo di spettatrice passiva della propria vita. Lo fa in maniera semplice, canonica, alternando materiale di archivio a interviste esclusive. Eppure, l'intromissione costante della realizzatrice (la regista Erin Lee Carr) e della giornalista di Rolling Stone Jenny Eliscu nel corso del documentario, con interventi diretti e personali (quando non giustificati dal racconto stesso), frenano lo sviluppo dell'inchiesta e con esso il coinvolgimento dello spettatore.

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Britney contro Spears: un'immagine

Nonostante queste intromissioni, Britney contro Spears gioca fortemente sulla partecipazione diretta di figure che hanno costituito entrambe le fazioni coinvolte in questa causa senza fine, attraverso interviste interessanti anche se non approfondite nel dettaglio come ci si aspetterebbe. Ciò che ne consegue è una galleria di ricordi manipolati, rimossi, recuperati e ora pronti a impattare sul giudizio collettivo a opera tra gli altri del paparazzo Adnan Ghalib, e dell'ex assistente Felicia Culotta. Lo sappiamo, è normale, per quanto tentiamo di evitarlo, continueremo a simpatizzare inconsciamente con l'icona della nostra giovinezza, elevandola al ruolo di vittima sacrificale sull'altare della fama, Britney contro Spears tenta comunque di dar voce anche alla controparte, sebbene non riuscendoci pienamente. Si sente da che parte propendono le due realizzatrici, è lo stessa vantata da noi spettatori. Eppure, quando a essere affrontato è un caso del genere sul grande e piccolo schermo, il pensiero soggettivo deve rimanere nascosto al buio, proprio come al buio sono state tenute nascoste le verità sul caso Britney Spears.

YOU WANT A PIECE OF ME?

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Britney contro Spears: una scena del documentario

C'è un momento prima e dopo Britney. Per chi gli anni a cavallo tra il 1998 e il 2008 li ha vissuti sulla propria pelle, il mondo delle pop-star non è un microuniverso di canzoni accattivanti pronte a entrarti in testa. Sono segnaposti alla tavola della propria crescita personale. Basta una nota ed ecco partire nella sala della mente il film della nostra vita. Britney Spears che danza, con una tutina di lattice rossa, o da scolaretta nei corridoi della scuola, non era solo una pop-star. Era e rimane un simbolo di un'infanzia ormai perduta, ma capace di essere richiamata con il potere di una canzone, o di un videoclip musicale. Il successo musicale fuoriesce così dai confini della discografia, per imprimersi in quelli della memoria culturale collettiva. Essere una pop-star vuol dire anche camminare costantemente sul filo teso della paura di perdere il controllo. Ed è negli inframezzi musicali, nello spazio di due note, che si possono ritrovare grida di aiuto altrimenti rimaste inascoltate. Diventare un'icona significa pertanto ritrovarsi alla mercé di tutti. La collettività chiede ed esige una parte di te, proprio come denuncia la stessa Britney in uno dei suoi brani più iconici, "Piece of me". E allora, per comprendere a fondo l'importanza che circonda il caso di Britney Spears, sarebbe stato interessante approfondire brevemente la valenza mediatica che la cantante ha rivestito nel corso degli anni.

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Britney contro Spears: una foto del documentario

Britney non era solo una performer; è stata una colonna portante della società a cavallo tra gli anni '90-'00. Un prodotto a tutti gli effetti POP, non solo musicalmente parlando, ma anche e soprattutto in termini culturali, perché Britney Spears era ed è un prodotto popolare, adatto a tutti, da prendere, consumare, e far proprio. Distaccandosi e differenziatosi dal precedente Framing Britney, documentario che destina un minutaggio sostanzioso all'ascesa della cantante nel firmamento mondiale, Britney contro Spears accenna brevemente a tale importanza, dandola quasi per scontata. Eppure, per quanto apparentemente superfluo possa sembrare il dover ricordare il ruolo rivestito da tale cantante nel panorama musicale e culturale degli ultimi decenni, tale passaggio sarebbe risultato essenziale ai fini di comprendere l'onda d'urto e la voce alzatasi nell'ultimo periodo proprio da parte dei fan (e non solo) per liberare Britney da quel filo invisibile che la legava a volontà familiari opposte alle proprie.

CONFESSIONI DI TERZI

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Britney contro Spears: una sequenza

Non ha segreti d'intenti il documentario Britney contro Spears: il cuore pulsante dell'intera opera sta tutta lì, racchiusa nel suo stesso titolo. In quello scontro promesso e quasi interamente soddisfatto, l'opera intende incanalare tutta l'attenzione del pubblico verso il tema della tutela, delle cause legali intentate (e vinte) dalla famiglia Spears ai danni di Britney. Colmando certe lacune di carattere legale, circa cosa sia una tutela, in cosa consista e cosa preveda, Britney contro Spears da voce e volto a queste pedine di una montagna russa tra successo e cadute, riprese e crolli personali. Dall'abbraccio con i fan sul palcoscenico della vita e del successo, alla prigione in cui è stata relegata si è sviluppato un interesse sempre più massiccio nei confronti del caso Britney Spears e del movimento #freebritney. Sebbene compatto e ben riuscito, il documentario rivela anche dei punti deboli. Uno di questi riguarda la scelta di non mostrare le fonti dirette di certe confessioni (si pensi al racconto di come la scelta del tutore sia ricaduta su Jamie Spears perché "intimidatorio") ma relegata al sentito dire, o al riportare in via indiretta quanto raccontato da altri. Una scelta, questa, del tutto comprensibile e possibilmente derivante dal desiderio di queste persone di non comparire direttamente sullo schermo, ma che a livello di costruzione dell'indagine documentaristica finisce per depotenziare la caratura dello studio.

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Britney contro Spears: una sequenza del documentario

Affidarsi a dei semplici "sentiti dire", o "rivelazioni indirette" sacrifica il potere di immedesimazione che gioca a livello empatico un'intervista, attivando nello spettatore un meccanismo di dubbia credibilità. Pur accettando tali dichiarazioni come veritiere, e riconoscendone la valenza, anche a fronte di prove e materiale mediatico sottopostoci negli ultimi mesi che va a confermare tale voci, è come se non ci credessimo appieno.

Sebbene non immune da difetti, dunque, Britney contro Spears si rivela comunque nel complesso come un'opera lungimirante e interessante. L'obiettivo prepostosi viene raggiunto con successo, informando e coinvolgendo lo spettatore circa una rete di misteri ancora fitta, ma molto più districata. Una selva oscura da cui si spera la stessa Brtiney Spears possa finalmente uscire libera, e piena di desideri e scelte da compiere in totale autonomia, così da lasciarci colpire "one more time".

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Britney contro Spears sottolineando l'importanza di un documentario come questo nell'ottica del movimento #freebritney. Per comprendere appieno lo stato in cui è relegato un artista, bisogna saperne i dettagli e l'opera distribuita da Netflix - sebbene con qualche difetto - cerca di rischiarare dubbi e misteri.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.6/5

Perché ci piace

  • La volontà di far luce sul caso Britney Spears.
  • La mole di materiale messo a disposizione dello spettatore.
  • L'intento di narrare le vicende super-partes.

Cosa non va

  • L'intromissione della regista con interventi personali.
  • Presentare alcune confessioni come rivelazioni lasciate da terzi senza alcuna prova.
  • La mancanza di uno spazio dedicato all'impronta mediatica e culturale lasciata da Britney Spears.