Bridgerton ha trasformato il “trucco e parrucco” in un vero e proprio personaggio della serie

Il make-up e le acconciature sono importanti in qualsiasi film e serie TV, ma in Bridgerton sono fondamentali, sono integrali e integrati alla narrazione.

Golda Rosheuvel in una scena da Bridgerton 3

C'erano davvero pochissimi dubbi sul fatto che Bridgerton, la serie Netflix ideata da Chris Van Dusen, basata sui romanzi di Julia Quinn e prodotta da Shonda Rhimes, sarebbe stata un successo. Un po' perché alla base dell'operazione c'era, cioè c'è, l'epopea letteraria citata, un po' perché di mezzo c'è Shondaland un po' perché Netflix è capace di creare trionfi dal nulla anche grazie a delle attivazioni di marketing di sicuro impatto. Che non sono sempre garanzia di ciambella riuscita col buco, ci mancherebbe. Capita anche che il colosso di Los Gatos spenda un quantitativo abnorme di quattrini per spingere la produzione X che però viene snobbata del tutto mentre magari la produzione Y sulla quale è stato investito solo qualche bruscolino finisce per catalizzare l'attenzione della gente.

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I protagonisti della prima stagione di Bridgerton

Cose che capitano quando non si ha a che fare con una scienza esatta. Ma torniamo a Bridgerton. La produzione, come dicevamo, ha scalato la classifica di Netflix con tutte le tre stagioni disponibili finora. Un trionfo avvenuto sulla base di svariate ragioni di cui parleremo fra un attimo, ma anche perché, a livello tanto pratico quanto creativo, la messa in scena del tutto ha saputo sfruttare con estrema intelligenza quello che noi in italia chiamiamo "trucco e parrucco" rendendolo una parte integrante della narrazione. Un personaggio nei personaggi che esprimono loro stessi o loro stesse anche e soprattutto tramite questo elemento.

La tempesta Bridgerton

In tempi così polarizzati in cui la capacità di cogliere le sfumature di grigio di ogni cosa, dalla più seria alla più faceta, era scontato che una serie come Bridgerton avrebbe fatto parlare di sé. Ancor prima di palesarsi effettivamente su Netflix con la prima stagione. Le storie che animano "gli 8 romanzi + uno" della saga (senza tenere conto dei prequel) si svolgono sullo sfondo della Regency era inglese, decennio che va dal 1811 al 1820. Va da sé che se già nei libri non è che ci sia un intento di accuratezza storica dichiarata, con la serie Tv tutto questo viene spinto anche più al limite.

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Un momento dalla quarta stagione, tutt'ora in fase di lavorazione

Con tutto ciò che ne conseguito a livello di polemiche e interesse mediatico. Il creatore e produttore esecutivo di Bridgerton si è trovato a ripetere come un mantra che nessuno aveva la benché minima idea di fare delle lezioni di storia con uno show che vuole avere la libertà di rileggere e riadattare quel dato periodo storico creando di fatto quella che, narrativamente, potremmo definire una ucronia. Che si parli del colore della pelle della Regina Carlotta o delle inesattezze presentate dai costumi e dalla stoffa stessa con cui sono stati fabbricati è stato un continuo "apriti cielo!" come se le sorti del mondo stesso dipendessero dal fatto che una serie di fiction non era storicamente accurata al 100%. Aggiungiamo anche che, come già accaduto anni fa col mai troppo celebrato Plunkett & Macleane di Jake Scott (sì, ha lo stesso cognome di Ridley Scott e non a caso: è uno dei suoi tre figli), la colonna sonora riadatta classici contemporanei in chiave classica ed ecco che il quadro degli "elementi che fanno storcere il naso a..." è completo.

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Fortunatamente, al netto della rumorosità di questa o quella minoranza riottosa composta o da accademici depressi o da chi non riesce ad accettare di vedere un cast diversificato in uno show televisivo che, appunto, non ha alcuna funzione didattica visto che preferisce spingere sull'intrattenimento più puro, il grande pubblico ha ignorato tutta questa maretta internettiana e social trasformando Bridgerton in una delle proposte di maggior successo fra quelle prodotte dal colosso di Los Gatos.

L'importanza del trucco e parrucco

Bridgerton ha ricevuto svariati riconoscimenti proprio nel dipartimento citato nel titolo di questo paragrafo. Erika Ökvist, hair & make-up designer della serie, ha recentemente spiegato dalle pagine dell'Hollywood Reporter la "ratio" che guida il processo artistico che porta alla creazione di quello che poi ammiriamo nelle variopinte e sgargianti scene della serie. Tanto per cominciare c'è proprio il rigetto, se così può essere definito, di qualsivoglia limite di attinenza e fedeltà storica a quella che era la reale estetica del periodo Regency.

Poi c'è la consapevolezza che per i personaggi che animano la storia, i vestiti e le acconciature sono come un armatura con uno scopo ben preciso: renderle materiale da matrimonio con efficienza ed efficacia. Tato che nessuno, in una nuova stagione, si ritrova a vestire qualcosa che aveva già portato nella precedente. Parlando della terza, in cui è Penelope Featherington (Nicola Coughlan), ovvero Lady Whistledown in persona, a voler convolare a giuste nozze, Erika Ökvist rivela che per lei sono stati elaborati 47 look diversi. In aggiunta a sette parrucche, ognuna delle quali richiedeva circa due giorni per essere acconciata. Era fondamentale che la continuità delle scene venisse rispettata specie quando le riprese non seguivano l'ordine cronologico. "Se giriamo l'interno di una scena nella prima settimana e poi l'esterno nella sesta settimana" dice "non posso permettermi, in termini di tempo, di riacconciare la parrucca. E dato che sono così complesse, avrei potuto dimenticare un passaggio. Un errore imperdonabile in qualcosa di così visivamente curato come Bridgerton". A primeggiare c'è lei, la Regina Carlotta (Golda Rosheuvel) e quello che esibisce sulla propria testa, delle vere e proprie opere d'arte così strutturalmente complicate da condizionare, inevitabilmente, la maniera con cui l'attrice recita anche con il suo corpo.

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La straordinaria Regina Carlotta

"Ha sviluppato un modo meraviglioso di muoversi" dice Ökvist "una volta che Emma [Rigby, hair and make-up artist, ndr.] le mette la parrucca, lei non può girare la testa, quindi ruota tutto il corpo. È così regale, quasi come se fosse una dea". Tutte le parrucche indossate da Golda Rosheuvel hanno capelli naturali e testurizzati intorno all'attaccatura di quelli dell'attrice. Riflettendo poi sul fatto che ogni personaggio non può riutilizzare del look già visti né, tantomeno, rubarlo a qualcun altro, Erika Ökvist condivide un pensiero su quanto il suo sia un lavoro inevitabilmente effimero: "A conti fatti, quello della make-up & hair artist è una professione simile alla costruzione dei castelli di sabbia. Magari potresti ritrovarti a creare qualcosa che viene fagocitato da un'onda dell'oceano senza che nessuno la veda. L'importante è che tu sia felice mentre lo stai ideando". A giudicare dal riscontro di Bridgerton, a essere felici sono anche le persone che si godono l'operato di Erika Ökvist e di tutte quelle artiste e artisti che contribuiscono alla lussureggiante messa in scena della serie.