Casi della vita. La notizia che Cary Fukunaga sarà il regista del prossimo film della saga di James Bond (titolo provvisorio, come da prassi, Bond 25) arriva proprio mentre, su Netflix, ci stiamo gustando Maniac, la sua assurda e affascinante serie tv con Emma Stone e Jonah Hill. E allora è un attimo volare con la mente a immaginare come il regista di True Detective e Beasts Of No Nation potrebbe rendere sullo schermo le gesta dell'agente segreto più longevo della storia del cinema, probabilmente per l'ultima volta con il volto scolpito nella roccia di Daniel Craig. Lo diciamo subito: per noi Fukunaga è un'ottima scelta. E vi spieghiamo perché.
Ma prima facciamo un passo indietro. Da sempre volevamo un Bond diretto da Christopher Nolan, e se ne ne parla per un eventuale Bond 26, perché un reboot della saga, con un nuovo attore, un Bond Begins insomma, sarebbe probabilmente più nelle corde del regista de Il cavaliere oscuro. Abbiamo anche accolto con una certa curiosità la scelta di Danny Boyle, che aveva diretto Craig/Bond in un "episodio" molto particolare, il breve corto inserito nella cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra 2012. Pare però che ci siano stati dissidi sulla sceneggiatura tra lui e la produzione, perché Boyle aveva proposto il suo sceneggiatore di fiducia, John Hodge, sul cui script, evidentemente, puntava molto. Cosa ci sia stato dentro a quello script, probabilmente, non lo sapremo mai. Fatto sta che non è piaciuto.
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L'introspezione di True Detective
La buona notizia dell'addio a Boyle, in fondo, è il ritorno alla sceneggiatura originaria che era stata scritta per Bond 25, quella di Neal Purvis e Robert Wade, cioè gli autori degli script degli ultimi 4 Bond, tutti quelli con Daniel Craig. Ci sembra un'ottima idea, perché, in qualche modo, i due avevano dato una nuova immagine dell'agente segreto. Da un lato, in Casino Royale e 007 Spectre, si puntava, cosa che non era mai stata sottolineata così direttamente, al fatto che Bond sia un assassino: licenza di uccidere, in fondo, significa questo, il doppio "0" della sua matricola anche. Dall'altro, soprattutto in Skyfall, uno dei punti più alti raggiunti, in assoluto, dalla saga bondiana, sul fatto di essere un rudere, un residuato di un mondo che non c'è più, proprio come La valorosa Téméraire trainata al suo ultimo ancoraggio per essere demolita, il quadro di William Turner che Bond ammira alla National Gallery. È un'ottima cosa, quindi, che Purvis e Wade possano continuare il loro racconto e finire la loro storia, il loro modo di vedere 007. Se ci pensiamo, poi, un loro script potrebbe essere perfettamente nelle corde di Fukunaga.
Il Bond di Purvis e Wade è stato il Bond più introspettivo di sempre (per quello che può esserlo un film di 007, ovviamente). Soprattutto Skyfall insisteva sui suoi dubbi, le sue debolezze, la sua infanzia. Fukunaga, nel suo True Detective, ci ha mostrato quanto siano più interessanti gli eroi imperfetti. E che la vera indagine, quella più intrigante, era dentro i protagonisti stessi: il lutto mai elaborato di Rust (Matthew McConaughey), le continue infedeltà e la crisi familiare di Marty (Woody Harrelson). Il tutto era accentuato dalla forma, la confessione dei due protagonisti che guardavano in macchina in quella che era un'intervista filmata per una testimonianza, una scelta che permetteva loro di raccontarsi ancora più a fondo, di mettersi a nudo. Fukunaga alla guida di un Bond movie potrebbe spingerlo ancora di più verso questa direzione. Anche se, in questo caso, molto dipenderà dalla sceneggiatura.
Maniac: Cary Fukunaga e i generi
James Bond non è mai stato un cinema d'autore. Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Dopo che Martin Campbell, artigiano con esperienza nel campo Bond, aveva diretto il primo film con Daniel Craig (Casino Royale), la scelta di Marc Forster (Quantum of Solace), ma soprattutto quella di Sam Mendes (Skyfall e 007 Spectre) hanno fatto intendere l'idea che un Bond d'autore fosse possibile. L'esempio più riuscito di questo esperimento è senz'altro Skyfall. Cary Fukunaga, a questo punto, può essere considerato senza dubbio un autore. La cosa interessante, guardando soprattutto il suo lavoro su True Detective e Maniac, è il suo saper maneggiare i generi. In True Detective ha dimostrato di saper girare un noir, un thriller, allo stesso tempo rispettando le regole del genere ma anche cambiandone alcune (come appunto lo spostamento dei riflettori verso le vite private dei detective, il loro rivolgersi alla mdp).
Come abbiamo evidenziato anche nella nostra recensione di Maniac, con la serie Netflix Fukunaga ha mostrato di saper mescolare i toni, oscillando tra disperazione e ironia (serio e faceto si sono sempre mischiati in Bond, ma le dosi sono sempre variate a seconda dei tempi), e soprattutto di saper viaggiare nei generi: abbiamo trovato la dark comedy, il fantasy, il giallo, lo spionaggio. Il Bond Movie è da anni un genere a sé: spy-story, action, thriller, avventura, romanticismo mescolati per creare una ricetta inconfondibile. Già Sam Mendes ha dimostrato, con Skyfall, come sia possibile creare un Bond nuovo che però omaggi i classici (in questo caso i Bond degli anni Sessanta, Agente 007, dalla Russia con amore e Agente 007, missione Goldfinger). Fukunaga potrebbe fare, a modo suo, qualcosa di simile: un film di genere, riletto in maniera originale, ma anche ricco di omaggi al passato, a un'eredità che è la chiave dei Bond movie. Pensiamo a come, in Maniac, sia riuscito a omaggiare la fantascienza, da Star Trek a 2001: Odissea nello spazio.
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James Bond e il sesso
E poi c'è il sesso. True Detective ci ha lasciato negli occhi scene forti, che hanno visto Woody Harrelson con Alexandra Daddario e con Michelle Monaghan, mai spinta così oltre nella sua carriera, e di McConaughey con la stessa Monaghan.
Il sesso è sempre stata una componente fondamentale dei film di James Bond, e del suo personaggio, il seduttore per eccellenza. In un prodotto che ha sempre puntato a un'ampia audience il sesso è in realtà sempre stato più evocato che mostrato, sullo schermo c'è sempre stato un prima o un dopo, corpi sempre molto mostrati ma mai nudi. Bond ha delle regole, ed è probabile che questa sia una di quelle che vadano rispettate.
Ma Fukunaga, dal punto di vista della sensualità, e della scelta dei corpi attoriali, ha molto da dire. Potrebbero esserci delle sorprese.
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Daniel Craig e gli altri
Un altro aspetto che ha colpito in True Detective e Maniac è stato il lavoro sugli attori. True Detective ci ha regalato soprattutto un Matthew McConaughey irriconoscibile, invecchiato, sfibrato, e - come detto sopra - una Michelle Monaghan al massimo della sensualità. Maniac ha portato in scena un Jonah Hill completamente nuovo, diverso da tutti i suoi ruoli sullo schermo. E una Emma Stone versatile e in continua metamorfosi. Cosa potrebbe esserci in Bond 25? Una delle caratteristiche di 007 è che, al di là dell'alternarsi dei vari attori protagonisti, James Bond è immutabile nella sua eleganza e nella sua iconica semplicità. Ma scommettiamo che qualche sfumatura inedita toccherà a Craig stavolta. Il regista di Beasts of No Nation potrà invece fare molto con i villain (qualcosa di simile a quello fatto da Mendes con Javier Bardem in Skyfall), e con le Bond girl. In teoria però, Bond 25 dovrebbe continuare le vicende di Spectre, e far tornare in scena Ernst Stavro Blofeld (Christoph Waltz) e Madeleine Swann (Léa Seydoux). Ma Fukunaga potrebbe sorprenderci ancora.