La vecchia guardia del DCEU sta per essere smantellata completamente. Il 2023 sarà infatti l'anno della fine del vecchio progetto cinematografico guidato da Walter Hamada, chiuso forzosamente ma con logica produttiva adeguata da James Gunn e Peter Safran. In questo repulisti votato alla novità, all'unificazione e alla diversificazione dell'interno Universo DC, rientra purtroppo anche il recentissimo Black Adam di Dwayne "The Rock" Johnson, personaggio a lungo sognato dall'attore e dai fan sul grande schermo.
Per suo sfortuna, il titolo è stato realizzato in un momento di evidente e profonda transizione esecutiva, dunque concettualmente problematico e soprattutto sviluppato all'interno di un tessuto promozionale non all'altezza. Un peccato perché, a conti fatti, il Black Adam di Jaume Collet-Serra (qui potete leggere la nostra recensione) si è rivelato un titolo interamente votato all'intrattenimento più fracassone e con alcune scelte davvero centrate. Approfittando dell'approdo del film in streaming e home video, proviamo a elencare allora cinque buoni motivi per recuperare il cinecomic con The Rock comodamente a casa.
1. Il suo "Cuore di Pietra"
Per The Rock, Black Adam è stato per anni un cosiddetto passion project, cioè un progetto a lungo desiderato che aspettava soltanto di essere realizzato. Alla fine ci è riuscito come produttore e interprete, scegliendo anche personalmente il regista e imponendo di fatto la sua visione sull'intero lungometraggio. Concretamente si nota la sua "firma" e infatti Black Adam è un The Rock Movie al 100%, pieno zeppo di fan service, violento solo al punto giusto, divertente anche quando non dovrebbe, drammatico senza mai esagerare e stracolmo di tamarraggine. È più autoriale il taglio di The Rock che la regia di Collet-Serra e questo rende il cinecomic profondamente interessante persino come caso studio sulla decadenza dell'equazione "star power = successo".
Il cuore del film è di Pietra, cioè pompato all'eccesso dal "mana" di Johnson e per questo a sua diretta immagine e somiglianza. Non è un caso che anche nei panni dell'Adamo Nero lo stesso interprete non riesca mai a scomparire, imponendosi con le sue solite espressioni e dando per questo carattere e definizione effettiva al progetto, tendenzialmente sempre godibile pure nei suoi eccessi e destinato alla famiglia.
2. La struttura
Mentre gli altri titoli del DCEU erano votati alla grandezza delle ambientazioni e alla complessità tonale, oscuri e drammatici, Black Adam prende piede nella sua quasi totalità solo nella fittizia nazione del Khandaq. L'intera struttura del film è infatti pensata per trovare senso e completamento - e dunque un inizio e una fine - praticamente in una sola location, pure se differenziata in qualche modo al suo interno e con la presenza di qualche sprazzo esterno. È una soluzione intelligente perché rende l'ambientazione stessa fulcro cardinale della trama, che racconta infatti passato e presente di quel paese e non distoglie mai l'attenzione dalla storia sociale e politica dello stesso. Non un elemento scontato, a dire il vero. Soprattutto per un cinecomic.
Black Adam, no anche al sequel del cinecomic con Dwayne "The Rock" Johnson
3. La tematica
Della tematica imperante tra testo e sotto testo del cinecomic abbiamo già ampiamente discusso nel nostro speciale sul valore anti-colonialista di Black Adam, ma sarebbe ingiusto non riportarla in queste righe, tra gli elementi positivi del lungometraggio. Il film si muove tanto implicitamente quanto esplicitamente contro l'esportazione del "sogno americano" - capitalista e appunto coloniale - nel Medio Oriente, controbattendo alla volontà unificatrice e depauperante dello stesso con armi di critica ideale. Batte ad esempio il western - genere fortemente americano - sul grande schermo, mette in bocca ai comprimari frasi di resistenza e rivolta ("Ora che abbiamo un leader in grado di proteggerci e liberarci, intervenite per portarcelo via?") e rende lo stesso Black Adam non solo supereroe etnicamente fiero ma anche sovrano di Khandaq, dunque protettore voluto dal popolo con la missione di riportare la nazione ai vecchi fasti, proteggendone ovviamente l'identità culturale. Essendo in tutto e per tutto un prodotto americano, per giunta uno studio project, bisogna riconoscergli una certa audacia tematica anche se controbilanciata e forse smorzata degli elementi più fracassoni e mainstream del progetto.
4. L'azione
Un po' Zack Snyder e un po' Bryan Singer; qualche strizzata d'occhio a Matthew Vaughn e persino a Patty Jenkins. Non che Jaume Collet-Serra dovesse per forza di cose "ispirarsi" ad altri colleghi per confezionare un prodotto d'azione efficace, ma spinto forse anche da The Rock a integrare stilisticamente, in qualche modo, il film con il DCEU per un eventuale prosieguo dello stesso - che però sappiamo non avverrà -, il regista ha volto lo sguardo ovunque riuscisse ad arrivare.
Si riconosce parte della sua impronta di genere (L'uomo sul treno - The Commuter ha sequenze corpo a corpo davvero inventive) ma anche un robusto utilizzo di rallenty, l'idea di sfruttare in senso diegetico la velocità di Black Adam come strumento di narrazione nell'azione (per forza di cose riconducibile alle scene già realizzate con Quicksilver o Flash) e anche un certo gusto esasperato per il disastro. Curiosamente funziona, intrattiene e diverte quasi sempre, ed è addirittura negli sconfinamenti per assurdo sia visivi che creativi degli scontri che il film raggiunge il suo apice d'appagamento mainstream. Interessanti anche i poteri del purtroppo poco sfruttato Docotr Fate di Pierce Brosnan.
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5. Le palle d'acciaio
Sai quasi certamente che l'Universo DC verrà "rebootato" totalmente. Sai che Walter Hamada e altri Heads di Warner e DC Studios hanno i giorni contati. Sai che il mercato, nel momento dei ritardi e dell'uscita, non è esattamente ricettivo di un progetto dall'identità e dall'appartenenza poco chiara. Sai persino che molto probabilmente la lievitazione del budget richiesta non verrà ammortizzata dagli incassi preventivati e che si tratta di un azzardo produttivo. Con tutto questo bene in testa, comunque, The Rock ha imposto la sua volontà su di un film che aveva promesso di realizzare e realizzandolo come voleva lui, (ri)mettendoci milioni di propria tasca e convincendo Warner Bros a investire i soldi che voleva lui, chiamando intorno a sé gli attori e il regista che desiderava e unendo insieme buona azione, buona tematica, buona struttura e un'anima profondamente johnsoniana.
È addirittura arrivato a richiamare Henry Cavill nei panni di Superman per un semplice cameo post-credit, senza alcun tipo di contratto e dopo anni di ridicoli sballottamenti, con la promessa di rendere felici i fan e di costruire insieme il nuovo DCEU. Al netto di qualsiasi obiezione si possa fare al metodo The Rock, Black Adam - che è sua diretta emanazione - ha dimostrato di avere degli attributi d'acciaio, persino letterali con Superman presente. Roba da matti? Ci avvaliamo delle parole di Mariano di Boris: "È 'na qualità!".