Il (nuovo) successo di Avatar dimostra quanto il pubblico cerchi l'esperienza cinematografica

Soprattutto in Italia, gli spettatori prediligono una visione davvero alternativa allo streaming, cercando qualità e spettacolarità. Concetto riassunto nel milione e mezzo incassato da Avatar re-release, a quasi tredici anni dall'uscita. E qui torna forte il discorso dell'experience legata alla sala, tra IMAX, 3D e cocktail da bere durante la visione. Solo fronzoli lontani dalla cinefilia dura e pura? Beh, se servono a (ri)portare il pubblico al cinema...

Wallpaper: Jake e Neytiri nel film Avatar
Wallpaper: Jake e Neytiri nel film Avatar

Un film del 2009, tornato in sala, è riuscito ad incassare la strabiliante cifra di 1,6 milioni di euro, con una media di spettatori che si aggira sui 5,5 mila. Dato in parte rinsecchito dalla promozione a 3,5 € nella giornata di giovedì 22, giorno in cui è stato ri-rilasciato. Andando a memoria, è la prima volta che un vecchio film (sono passati quasi 13 anni!) riesce ad imporsi in un modo così schiacciante al botteghino. Vi sembra strano? Anche a noi, ma fino ad un certo punto. Perché, se il film in questione è diretto da James Cameron e si chiama Avatar, non c'è da stupirsi che sia riuscito a ri-acchiappare un pubblico alla ricerca di qualcosa che valga la pena di vedere sul grande schermo.

James Cameron e Sam Worthington sul set di Avatar
James Cameron e Sam Worthington sul set di Avatar

Gli incassi di Avatar Re-Release 2022 (il titolo ufficiale con cui è stato distribuito da Walt Disney), da questo punto di vista, enfatizzano il concetto di quanto la sala sia oggi diventata qualcosa di molto vicino ad "un concerto live", come l'ha definita il produttore Jon Landau presentando alla stampa un footage di Avatar: La Via dell'Acqua. Un paragone che, almeno in questo caso, calza a pennello: il 4K HDR, la riscoperta del 3D (che sembrava morto e sepolto), una visione immersiva, la tecnologia IMAX - punto focale di diverse sale UCI Cinemas, tra cui quella di Porta di Roma, Bergamo o Firenze - donano ad Avatar una experience marcatamente diversa da quella del 2009. Ed è chiaro che il ritorno su Pandora continui su questa strada la rivoluzione cominciata una decade fa, quando il cinema viveva uno dei suoi apici.

Avatar uguale experience

Il Thanador si avvicina alle spalle dell'Avatar di Jake Sully in una scena del film Avatar
Il Thanador si avvicina alle spalle dell'Avatar di Jake Sully in una scena del film Avatar

Non stupisce allora che a (ri)vedere il film di Cameron siano tornati i vecchi fan e le nuove generazioni, che quel film lo avevano visto solo in home video o in streaming. Cosa significa? Che al netto del pessimismo dilagante la sala ha ancora un certo peso, pur essendo specificatamente diverso. "Volevamo che fosse visto dalle nuove generazioni", ha detto il regista in occasione dell'uscita, "pensando poi a chi lo ha visto solo in streaming o al cinema dodici anni fa. Vederlo rimasterizzato è tutta un'altra esperienza". Oggi conta soprattutto (se non esclusivamente) l'esperienza attorno alle cose. Che sia l'acquisto di un paio di scarpe, una cena al ristorante, un posto sotto l'ombrellone. Addirittura una visita medica. Va da sé che la cultura non è esente, e che il cinema si è ben presto allineato nell'offrire allo spettatore qualcosa che potrebbe essere superficiale ma che, invece, potrebbe fare la differenza tra le offerte e nella scelta del prodotto. Una poltrona reclinabile che diventa un divano (come quello di casa...), un cocktail da sorseggiare prima o durante la visione, una proposta variegata di cibarie, che superano la classicità dei pop-corn. Mettiamoci poi la cura della qualità audio-video di una proiezione, che dovrebbe essere la regola, ma non sempre c'è la giusta attenzione tecnica. Insomma lo spettatore pagante sceglie ormai in un modo molto più accurato che tipo di pellicola vedere al cinema.

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Un successo che ci porta sulla Via dell'Acqua...

James Cameron con Sigourney Weaver sul set di Avatar
James Cameron con Sigourney Weaver sul set di Avatar

Tornando a capo del discorso, Avatar è la parafrasi perfetta: cinema spettacolare, visione spettacolare. Un'equazione commerciale che non fa una piega, e sottolinea con precisione il pensiero del grande pubblico, coscio che l'ennesima commedia satura di cliché può vedersela tranquillamente (e distrattamente) a casa. Piccolo appunto: non ci piace parlare per generi, ma non si intravede all'orizzonte un'industria italiana che molli definitivamente formati ormai superati. Può essere una banalità ma è così: solo e soltanto la qualità, rapportata se possibile ad una totale spettacolarizzazione, funzionano al cinema. O almeno, nel circuito italiano dato che la flessione di incassi, confermando una tradizione non proprio brillante, si è fatta sentire di più che in altri paesi. In questo senso è importante capire anche l'impatto che Avatar Re-Release ha avuto sugli altri mercati. Uno su tutti, quello americano. Dieci milioni di dollari e terzo posto nel week-end del 23-25 settembre. A precederlo Don't Worry Darling di Olivia Wilde (che lo doppia con 20 milioni) e The Woman King con Viola Davis. Risultato ottimo ma che non scapiglia, con un incasso worldwide di quasi 31 milioni di dollari.

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Una vista del paesaggio del pianeta Pandora nel film Avatar
Una vista del paesaggio del pianeta Pandora nel film Avatar

Il successo di Avatar, infine, spalanca le porte ad un altra riflessione che non può essere separata dal discorso commerciale. Il 14 dicembre uscirà Avatar: La Via dell'Acqua, dopo anni di annunci e ritardi, comunque giustificati dall'enorme sforzo produttivo. Cosa aspettarsi? Tenendo in considerazione il primo week-end di Avatar l'uscita del sequel acquista ora tutto un altro significato. È comunque difficile predire quanto incasserà, ed è difficile che batta se stesso. Alcune stime rilanciate su Reddit parlano di circa 600 milioni casalinghi, con un resoconto globale attorno ai due miliardi, seguendo la linea di Star Wars: Il Risveglio della Forza. Considerando i tempi, sarebbe una cifra grandiosa e dal forte valore simbolico (oltre che economico), dimostrando quanto il cinema sia ancora l'arte popolare e democratica per eccellenza: che tu veda un film brutto o che tu veda un film bello, il biglietto costa sempre lo stesso.

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