L'estate Marvel è all'insegna dei rischi. A dispetto dei ricchissimi mesi estivi statunitensi, la casa delle idee concentra i suoi titoli di punta in momenti diversi della stagione, lasciando i più recenti lugli e agosti alla sperimentazione: l'anno scorso, infatti, è arrivato nelle sale USA il folle e geniale Guardiani della Galassia, mentre quest'anno l'onore di chiudere la Fase 2 del Marvel Cinematic Universe viene affidato al più piccolo degli eroi Marvel: Ant-Man.
Se Guardiani della galassia era stata una scommessa vinta (lo diciamo nella nostra recensione dello scorso anno, ne siamo ancor più convinti ora), l'esordio del nuovo supereroe in miniatura è stato buono ma non ugualmente dirompente, pur ricevendo un riscontro di critica per lo più positivo: la stampa specializzata, noi compresi, ha apprezzato la capacità di fondere stili diversi in modo efficace, di passare dalla classica origin story del personaggio all'heist movie, condendo il tutto con una sana, brillante e ironica dose di commedia. È merito di Paul Rudd, che questi toni li ha nel sangue, ma probabilmente anche dell'autore del primo script poi bocciato e riscritto, Edgar Wright, considerato da Joss Whedon il miglior mai giunto alla Marvel, ma anche di un MCU costruito in modo da accogliere i nuovi progetti in modo coerente e compiuto anche quando originali nell'approccio. Ant-Man non sarà un film perfetto, ma è un film che abbiamo guardato con piacere per alcuni elementi particolarmente riusciti. Vediamo quali!
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5. Gli Avengers e il Marvel Cinematic Universe
"Chiamiamo gli Avengers!" Non sarebbe la vostra spontanea reazione al cospetto di un problema da risolvere in un mondo in cui i Vendicatori fossero presenti e reali? La nostra sicuramente sì ed è anche quella immediata e sensata di Scott Lang nel dialogare con il suo maestro Hank Pym. È la forza di un film che si inserisce in un contesto più ampio, coerente e sensato e che permette ai suoi personaggi di esserne orgogliosamente consapevoli. Ma Ant-Man non si limite ai semplici riferimenti (che, per inciso, contengono il primo accenno ad un certo arrampicamuri che farà presto il suo trionfale ingresso nel Marvel Cinematic Universe), ma anche presenze vere e proprie di altri personaggi del mondo Marvel, dall'agente Carter allo Stark Senior, fino a Falcon ed anche Captain America nella sequenza post credits. Insomma, integrazione riuscita e totale.
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4. I protagonisti, il casting, la loro intesa
Con un Ant-Man che schiaccia sull'acceleratore della commedia, un interprete come Paul Rudd è senza dubbio la scelta più giusta e va a confermare una tendenza inaugurata dalla Marvel sin dal 2008 e dalla scelta di Robert Downey Jr. per il Tony Stark di Iron Man: quella del casting perfetto, di scegliere le pedine più adatte per ogni casella della scacchiera del Marvel Cinematic Universe. Quello dei Marvel Studios è un superpotere, per dirla in termini in linea col settore, che si concretizza in quasi tutto il cast dell'ultimo film della fase due, sin negli efficaci comprimari, su tutti un Michael Peña di cui tesseremo le lodi più avanti. Buono Michael Douglas, in parte Judy Greer, sorprendentemente interessante anche la Hope di Evangeline Lilly, che pur non avevamo particolarmente amato nella saga de Lo Hobbit. In particolare funziona anche l'intesa tra lei e Rudd nelle numerose sequenze che li vedono dividere la scena. E non è né poco né scontato.
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3. Scontri in miniatura
Condividiamo quanto detto da George R.R. Martin sui villain Marvel (leggi la news), un aspetto ancor più evidente in Ant-Man a causa di un Darren Cross apatico a dispetto del pur bravo Corey Stoll che lo interpreta; eppure dobbiamo ammettere che gli scontri tra il nuovo, futuro Avenger del MCU e il Calabrone sono uno spettacolo per gli occhi. Se ne ha subito un'avvisaglia nel corso del loro primo faccia a faccia, che culmina nel perfetto tempismo della racchettata che getta il cattivo di turno in una lampada insetticida, ma la conferma definitiva arriva nel lungo combattimento ambientato sul tetto di un treno (giocattolo) in corsa. La regia di Peyton Reed è abilissima a spostarci costantemente da un piano all'altro, alternando l'epicità dello scontro vissuto a dimensioni insetto alla surreale ironia della visioni d'insieme a grandezza umana. È la prova che anche un eroe come Ant-Man può funzionare con tutti i suoi limiti di grandezza e ci lascia curiosi di vederlo lottare in compagnia degli altri Avengers.
2. Per la prima volta Ant-Man
Ma l'uomo formica e la sua ridottissima statura non funziona solo nelle sequenze d'azione, con l'abile uso dell'alternanza di punti di vista, è efficace e d'impatto sin dalla prima volta che la prospettiva cambia e vediamo il nostro mondo dal suo ridottissimo e minuto punto di vista. È spettacolare la sequenza che ci mostra la prima volta che indossa la tuta e schiaccia i tasti che lo portano a dimensione formica, è straniante l'effetto del rimpiccolimento, affascinante la vasca da bagno vista dalla sua prospettiva da insetto, spaventosa l'acqua che minaccia di travolgerlo. Complice un 3D insolitamente efficace, è resa in modo impeccabile la sensazione di trovarsi in un mondo enorme e opprimente nella sua vastità. È forse la scena più importante e delicata del film: se non avesse funzionato, tutta l'impalcatura visiva e tematica di Ant-Man sarebbe crollata.
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1. I racconti di Luis
Abbiamo parlato del casting indovinato e adatto al tono da commedia e abbiamo accennato alla necessità di elogiare il lavoro di Michael Peña. Ecco, è arrivato quel momento: l'attore di origini messicane è in stato di grazia e dà vita ad un Luis (ex compagno di cella di Lang e poi compagno di avventure una volta fuori) vulcanico, dirompente e trascinante. Il tono, il modo di parlare, l'atteggiamento sciolto e disinvolto, si concretizzano in un paio di scene in particolare: quelle in cui racconta a Lang qualcosa di accaduto in precedenza. Sono sequenze dal montaggio dinamico e vivace che accompagnano il racconto di Luis, nel quale lo stesso Peña dà voce anche a tutti i personaggi che appaiono (e appare anche l'immancabile Stan Lee con il suo abituale cameo), creando un effetto irresistibile che diverte, conquista e, almeno un po', ruba la scena al protagonista della pellicola. Chiudiamo quindi con un appello alla Marvel: vogliamo Luis nei prossimi film del Marvel Cinematic Universe, trovategli un posto nella fase tre e negli Avengers e non ve ne pentirete. Il superpotere lo ha già, la parlantina fulminante!
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