Gli incantesimi possono anche spezzarsi. La magia no. La magia sopravvive alla fine delle storie, resiste al passare del tempo, evade dalla chiusura dei cerchi. Succede quando alcuni racconti si trasformano in enormi immaginari capaci di avere vita propria, alimentati dall'amore e dalla devozione di chi legge e guarda storie come quelle partorite dalla fervida immaginazione di J.K. Rowling. Il suo incantesimo cinematografico si era spezzato sette anni fa, con l'uscita dell'ottavo e ultimo Harry Potter. Cinque anni dopo la magia si mostrava ancora intatta e ammaliante con quel Animali fantastici e dove trovarli, prima tappa di una seconda saga (questa volta tutta filmica), che adesso arriva al suo secondo, denso, cupo capitolo. In questa recensione di Animali fantastici 2: I crimini di Grindelwald renderemo invisibile ogni spoiler e cercheremo di parlarvi dell'anima complessa di un film pieno di azzardi e affamato di indipendenza nei confronti della saga potteriana.
Sin dal titolo è facile capire come la spensierata meraviglia del primo capitolo sia ormai uno sbiadito ricordo e che l'intera trama di Animali Fantastici 2 - i Crimini di Grindelwald ruoti attorno al mellifluo antagonista interpretato da un sontuoso Johnny Depp, la cui inaspettata apparizione nel film precedente aveva costretto tutti a un Wingardium Leviosa per risollevare le mascelle. A David Yates, al suo sesto film magico, spetta il difficile compito di gestire la regia di un film stracolmo di personaggi, colpi di scena e connessioni familiari. Un'opera densa, a tratti confusa e brusca nella regia e nei cambi di scena, ma a cui va riconosciuto il coraggio di trascurare il (presunto) protagonista Newt Scamander per dedicarsi con amorevole cura ai reietti, ai dimenticati, agli abbandonati.
Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald è il definitivo elogio dei freak, un'epopea oscura che si schiera dalla parte delle anime in pena. E lo fa con la stesso, difficile equilibrio, in bilico tra leggerezza e oscurità, con cui anche il primo capitolo ha saputo gestire più registri e tonalità: si passa dalla comicità più pura e tenera (qualcuno ha detto Snaso?) a profonde riflessioni esistenziali, da pure meraviglie estetiche a retroscena di puro dramma familiare. E allora ecco che il logo del film diventa rivelatore, con quel "animali fantastici" diventato minuscolo, secondario, accessorio. Perché il cuore nero de I crimini di Grindelwald batte sotto una cicatrice che non ha forma di saetta, ma assomiglia più a una tempesta di dolore da cui non vi è scampo.
Newt Scamander e dove trovarlo: un protagonista - spettatore
Si parte di corsa. Yates non ha tempo da perdere. Il prologo (che resta la sequenza meglio diretta in termini di azione) si apre sei mesi dopo la fine del primo capitolo, con un Grindelwald tenuto in gabbia dal MACUSA (il Magico Congresso degli Stati Uniti d'America), privato persino della lingua per castrarne le abilità da affabulatore. Però non saranno certo delle manette a fermare la fuga del malefico mago, deciso a mettere in atto il suo grande piano di dominio del mondo magico su quello dei babbani. Ago della bilancia di questa perenne caccia all'uomo è il complesso personaggio di Credence (un imploso Ezra Miller), un Osbcurus in profondo conflitto con la propria natura difforme. Credence è l'asso nella manica di Grindelwald, pronto a sfruttarne il disagio e a manipolarne l'inquietudine per il suo drastico progetto. Dall'altra parte si antepone un altro personaggio disadattato, strambo, arginato dentro se stesso: quel Newt Scamander convinto che non esistano creature strane, ma solo gente miope; quel Newt Scamander che non vuole essere imbrigliato dalle istituzioni ma dare sfogo alla sua natura curiosa vagabonda, quel signor Scamander più a suo agio ad accarezzare animali fantastici che ad abbracciare.
Quello che colpisce di Animali fantastici - I crimini di Grindelwald è la scelta di cambiare prospettiva, lasciando di fatto in disparte il suo protagonista armato di valigia. Nonostante attorno a Newt si costruiscano relazioni familiari e trame amorose, il personaggio di un timido Eddie Redmayne è più spettatore che parte attiva della vicenda, un investigatore che si mette sulle tracce di un mistero il cui tessuto drammatico non gli appartiene mai davvero. A Newt e all'irresistibile spalla Jacob Kowalski spetta il difficile compito di stemperare la solennità seriosa del film attraverso qualche gag e siparietti in cui un paio di creature rubano la scena per la loro grazia estetica. Poi Yates gira il timone della saga verso il male oscuro, calando una trama alquanto complicata dentro un calderone in tumulto dentro cui bollono rancori, traumi, desideri e frustrazioni.
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L'orgoglio della diversità: Grindelwald e Johnny Depp sugli scudi
A questa saga va dato un grande merito: ha voglia di svincolarsi dall'ombra di Harry Potter. Animali fantastici non vuole mai dare l'impressione di essere un parassita pronto a sfruttare l'eco infinta del brand potteriano, ma imporre una sua visione più matura e meno astratta. Se è vero che la saga di Potter ha tenuto per mano milioni di bambini lungo la loro adolescenza, ora quei bambini diventati ragazzi sono diventati adulti, per cui la posta in gioco cambia, si eleva. In questo senso Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald è un enorme passo avanti in termini di maturità dei temi trattati e di toni, diventati ancora più dark, oscuri e drammatici. Ognuno dei personaggi ha a che fare con un concetto del Male che non è semplice, banale sete di potere o di dominio, ma sfiora corde più intime e quotidiane. Se Silente (per movenze, espressioni e sapienza scenica Jude Law sembra nato per la parte) deve affrontare il fantasma di un amore travestito da amicizia, tutti gli altri maghi devono rinegoziare la loro difformità all'interno di un'epoca ostile al diverso. Si va alla ricerca di famiglie negate, di amori soffocati, di pentimenti ingoiati per troppo tempo e poi riemersi tutti assieme con veemenza.
Così Grindelwald, elevato da un Johnny Depp finalmente fuori da quelle soffocanti maschere bizzarre che ne hanno inibito il talento, distante dalle solite trasformazioni alla Johnny Depp, ci appare come un killer freddo, spietato, imprevedibile ma con delle motivazioni solide, un criminale lucido che analizza la fallibilità umana che impallidisce dinanzi a un mondo magico che saprebbe meglio gestire le redini del mondo. Aiutato da un grande monologo in cui emerge lo spessore letterario di Rowling, l'assassino albino è il vero protagonista di un film coraggioso nel preferire i "cattivi" ai "buoni", presentando le classiche dinamiche dei film fantasy (la ricerca di un eletto, il rapporto mentore-allievo, il bisogno delle radici familiari) dalla prospettiva dei reietti. Non tutto è perfetto, perché le scene d'azione sono spesso confusionarie, perché la trama è molto (troppo?) preparatoria, piena di nodi da scogliere e poco risolutiva, ma I crimini di Grindelwald vince la sua battaglia verso l'indipendenza soprattutto grazie a un impianto artistico ispirato, originale e mai banale. All'interno di un'ambientazione inedita per la saga (siamo a Parigi), non solo le creature creano vera sorpresa negli occhi del pubblico, ma è soprattutto la rappresentazione del male come entità virale, incarnato da nebbia e panni neri che tutto coprono, a risultare davvero suggestiva e ammaliante.
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Harry Potter e i prigionieri del passato: una storia di liberazioni
Se le persone potessero cambiare il passato, non ci sarebbe più futuro. Saremmo tutti lì, invischiati nei nostri errori e nei nostri pentimenti, incapaci di guardare al domani. Ecco, la battaglia con la nostalgia viene vinta grazie a una morale di fondo insistita e insistente, che punta ad affrontare tutti i demoni appollaiati dietro le spalle dei personaggi. David Yates sa bene che il suo film potrebbe essere una Giratempo nostalgica, e quando torna indietro lo fa senza mai essere troppo ammiccante. Le citazioni di Harry Potter ci sono, la pelle d'oca nel risentire certe note dinanzi alle torri di Hogwarts anche, ma i riferimenti a quel glorioso passato magico (uno in particolare, che riguarda un bambino nella sua stanzetta) sono sempre funzionali al racconto e mai fini a se stesse.
I crimini di Grindelwald punta a sublimare i dolori del passato in un futuro tutto da progettare, a ritornare indietro solo per prendere la rincorsa, a porsi in maniera combattiva verso i traumi che inibiscono e limitano le esistenze. Così come Grindelwald vuole mostrare con fierezza la sua diversità, Animali Fantastici 2 vuole svincolarsi delle ombre di Harry Potter. In questo desiderio di liberarsi del zavorre passate e del vecchi miti, il film ci ha ricordato molto il nuovo corso starwarsiano. E non è un caso che il tormentato Credence (una famiglia che lo ha rifiutato, un maestro che vuole sfruttarne la rabbia scoordinata) assomigli non poco all'iracondo Kylo Ren. E allora, forse, è davvero il personaggio di Johnny Depp l'antieroe da seguire come esempio. Perché non ha paura di urlare al mondo la sua natura, mentre Silente nasconde ancora i suoi sentimenti in un cuore pavido. Allora, forse, il passato è un incantesimo da spezzare. Perché la magia è tutta lì, imprevedibile e sorprendente: nel futuro.
Movieplayer.it
3.5/5