Gianluca è un ragazzo sensibile e intelligente, scrive poesie e sogna, come tutti, un lavoro dignitoso. E per esprimere tutta la frustrazione che prova nel dover vivere in un mondo in cui incomunicabilità e indifferenza fanno da padrone, decide di salire sul Colosseo, gesto che tutti interpretano come un tentativo di suicidio. Così i suoi amici, più o meno preoccupati e coinvolti nel suo dramma, si arrabatteranno per raggiungerlo, mentre la televisione assedia i genitori di Gianluca e una nonna saggia e comprensiva gli si materializzerà di fianco per confortarlo nel momento del bisogno. E' questa, in breve, la trama di Ce n'è per tutti, seconda esperienza cinematografica di Luciano Melchionna dopo il chiacchierato successo di Gas, nel quale un cast eterogeneo e interessante è chiamato a interpretare, in chiave esasperata, i vizi e le debolezze in cui tutti noi potremmo riconoscerci. Parte di questo cast, tra cui Ambra Angiolini, Micaela Ramazzotti, Jordi Molla e il protagonista Lorenzo Balducci era presente oggi in conferenza stampa, insieme al regista e ai produttori Anna e Sauro Falchi.
Come è nato il progetto che sta alla base del film? Sauro Falchi: La sceneggiatura ci ha colpito da subito, e devo dire che il regista ha fatto il film che voleva perché noi abbiamo deciso di lasciarlo fare. Siamo sempre andati d'amore e d'accordo, anche se abbiamo lavorato molto a lungo, specie per quanto riguarda le riprese al Colosseo, fatte un po' in loco, in parte a Cinecittà e in parte con ricostruzioni digitali: è stato un grande sforzo, realizzato con un piccolo budget.
Anna, anche tu hai assunto il doppio ruolo di attrice e produttrice come già accade in America. Anna Falchi: La nostra casa di produzione si chiama A Movie proprio perché abbiamo l'ambizione di fare film di serie A, crediamo molto in quello che facciamo. E' nata dalla passione per il cinema, che io ho sempre avuto nonostante nel cinema abbia lavorato poco, anche se con grandi maestri. In realtà il vero appassionato è mio fratello Sauro, e il nostro è un lavoro di equipe, in cui Anna Falchi fa da collante, da p.r: nessuno mi dice mai di no quando chiedo un appuntamento. Questo progetto è nato nel 2005, abbiamo già prodotto un altro film, sempre credendo nei giovani di talento. I personaggi importanti è difficile che si affidino ai giovani, ma noi li vogliamo far emergere. In molti casi si tratta di ragazzi appena usciti dalle università, ma anche Luciano ha un grande talento, come anche il protagonista Lorenzo Balducci. Il film ci è piaciuto da subito, perché si ride ma c'è anche un messaggio: con un termine americano lo definirei un dramedy, un dramma e una commedia insieme. Il cinema è evasione, è vero, ma se oltre al sogno scende anche una lacrima io sono ancora più soddisfatta. E' uno spaccato della nostra società in cui tutti si possono riconoscere, Melchionna è stato un grande direttore d'orchestra, si è dedicato tantissimo agli attori e anche io mi sono divertita tanto nel piccolo ruolo che ho avuto, anche se l'idea di essere produttrice e attrice mi sembrava orrida all'inizio.Luciano Melchionna: Infatti non è stato per niente facile convincerla. Intanto vi saluto da parte di Stefania Sandrelli e Giorgio Colangeli che oggi non hanno potuto intervenire, e vorrei presentarvi anche il co-sceneggiatore Luca De Bei, dalla cui commedia è stato tratto il film.
Qual è il messaggio che il film vuole lanciare?
Anna Falchi: E' quello di fermarsi a riflettere: come Gianluca decide di farlo arrampicandosi sul Colosseo, così possiamo farlo noi.
Luciano Melchionna: Indubbiamente il tentativo è quello di sollevare delle riflessioni, questa volta ho cercato di farlo giocando, mentre con il mio primo film avevo scelto una strada più aggressiva, e per la quale non sono stato perdonato. Ora abbiamo tentato di abbassare la soglia critica, perché anche un sorriso può stimolare la riflessione del presente. Spesso viviamo troppo nel passato, ma i valori rimangono, e dobbiamo applicarli nel presente. Bisogna, come dice Stefania nel film, far rifiorire il senso del tutto, anche per quello che riguarda i giovani.
Micaela Ramazzotti: Sono due personaggi commoventi, il mio è bacchettone, non si fida di nessuno, ha questi occhialoni comprati probabilmente all'autogrill perché non si fida nemmeno dell'oculista.
Ambra Angiolini: La sfortuna di Isa è che cerca di discutere di grandi temi con Eva per cui il massimo problema sono le sue unghie. Quasi mai infatti si rispondono tra loro, e a noi sembrava proprio di riprodurre quello che succede tra due amiche.
Come mai avete scelto di mettere solo Ambra in locandina? Luciano Melchionna: La locandina è frutto di un lavoro d'equipe, abbiamo scelto di lanciare un unico specchietto per le allodole, giocando con i colori della commedia.
Il film cita ripetutamente Mortacci di Citti. Lei dichiara questo rimando o è stato involontario? Luciano Melchionna: Mi è stato citato più volte questo paragone, e devo ammettere che non ho visto il film in questione, ma non vedo l'ora di vederlo.
L'aspetto sensuale delle donne emerge in maniera quasi aggressiva. Da questo gli uomini non escono un po' troppo bene? Luciano Melchionna: Mi sembrava che volesse dire il contrario, cioè che gli uomini ne escono un po' malconci! Non mi diverte fotografare la realtà, quanto esasperarla. La donna di oggi sta terrorizzando l'uomo, che si lascia annullare. Anche in questo caso, ci vorrebbe più personalità.Lorenzo Balducci: La cosa interessante è l'equivoco su cui si basa il personaggio di Gianluca, ma non tanto quello sull'incertezza del suo suicidio, quanto l'idea che lui non sia consapevole di se stesso e di cosa abbia intorno. In realtà lui capisce benissimo quanto il mondo sia indifferente e vuoto, e non si sente affatto migliore degli altri. Tanto è vero che non ci sono dialoghi con altri personaggi che non siano quello della nonna, e mi ha emozionato tantissimo rivedere la scena dell'incontro virtuale con i genitori alla televisione: la rabbia onesta del padre, il suo essere trasparente, è il valore più grande che ha trasmesso a Gianluca. Nel rapporto con la donna, come si vede, sicuramente non ne esce vincente, ma anche in quel caso è molto onesto, la sua fragilità e il suo sconvolgimento lo destabilizzano, gli impediscono un dialogo con l'altro sesso.
Jordi Molla: Penso che il mio personaggio sia un riflesso di quello di Gianluca, anche lui sta chiedendo di essere ascoltato, ma non è capace di fare quello che fa Gianluca. Questo film mi è piaciuto molto perché fa sia sorridere che pensare, esce la lacrima tutta italiana della nostalgia, quella speranza che spero voi abbiate ancora. E' un film che vuole che la gente cambi, un film intelligente, popolare, moderno, e l'ho identificato molto con quella che è la mia idea dell'Italia.
Luca De Bei: Io credo che questo film debba essere osservato dall'alto. Tutti questi personaggi, che si arrabattano nelle loro piccole cose, perdono le loro differenze e diventano tutti noi. Il male di vivere può essere rappresentato in molti modi, e il messaggio del film è semplicemente quello di porre un problema. Non ci sono risposte, solo personaggi teneri e disperati in cui tutti si possano riconoscere. Anche questa città diventa specchio di una disperazione, in cui l'amore è cercato ma non si sa dove.
Per farsi accettare nel mondo del cinema italiano è necessario, come diceva prima, abbassare la "soglia critica"? Luciano Melchionna: Quell'affermazione era un gioco, io veramente ho fatto il film che volevo fare, grazie alla produzione e anche a Medusa. Noi non volevamo spiegare chi fosse Gianluca, e questo ci è stato permesso senza compromessi. Sicuramente c'è un'abitudine ormai, anche grazie alla televisione, che io non guardo perché preferisco leggere e studiare, a ricevere delle informazioni semplici e divertenti. Con Gas tutti hanno detto "aiuto!", mentre qui ho deciso di partire da un'altra base: tutto nasce dalla mia città natale, Latina, dove ho messo in scena il testo di De Bei, che ha avuto un successo clamoroso. Poi mio fratello, che è stato uno dei miei più grandi detrattori all'inizio, mi ha convinto a portarlo al cinema. E' stata una bella sfida, mi piace molto lavorare con questi contrasti, come anche usare gli attori in modi in cui non li avevo ancora visti.
Alle attrici è piaciuto interpretare questi ruoli per loro nuovi? Micaela Ramazzotti: Mi divertiva molto l'idea di interpretare finalmente una donna single, perché ho sempre fatto personaggi molto romantici. L'idea di fare una nevrotica mi piaceva, è bello fare cose diverse, mettersi in gioco. Con Ambra abbiamo comunicato molto, e anche Luciano ci ha aiutato in questo passaggio.Ambra Angiolini: Io cerco sempre la novità, mi stanco subito della routine. E' stata un'occasione per lanciare un messaggio anche aldilà del film, fare un ruolo che non c'entrava nulla con me per ripulirci di tutte le storie che ci ammorbano. Poter essere tante donne diverse per un'attrice è un'occasione irripetibile. E' stato un film corale, e credo che questo sia molto bello, in un periodo in cui tutti hanno bisogno di collaborazione.
Micaela Ramazzotti: Io credo poi che in un film come questo ci sia bisogno di personaggi esagerati come i nostri.
Luciano Melchionna: Io sento sempre questa loro paura, di essere troppo sopra le righe. Invece la gente credeva veramente che loro fossero infermiere, non erano tanto assurde.
Ambra Angiolini: Mi ricordo una volta in cui, al Policlinico, stavo prendendo un caffè al chioschetto, e un signore si è avvicinato. Io credevo volesse farmi una foto, chiedermi un autografo, e invece mi ha chiesto dove fosse Chirurgia 2! Io non lo sapevo assolutamente, ma per non farlo rimanere male gli ho detto "in fondo a destra...".
Per due volte nel film viene ripetuta la frase "per suicidarsi ci vogliono le palle". Cosa intende con questo? Luciano Melchionna: Ci sono due correnti di pensiero parallele nel film: per farsi ascoltare si possono fare gesti eclatanti oppure procedere per piccoli gesti. La battuta fa parte proprio di questo equivoco. Anche mentre venivo qui pensavo a come avrei fatto questa conferenza stampa, se avrei urlato, se avrei strappato i vestiti ad Ambra, insomma se avrei fatto qualcosa di eclatante per apparire. In questa società bisogna andare addirittura sul Colosseo per farsi ascoltare, e questo si vede ancora di più all'interno della famiglia di Gianluca, quando il padre gli riconosce una personalità nel momento in cui tenta di suicidarsi, ed è proprio questo gesto che rende Gianluca in grado di capire che la nonna in realtà è solo un prodotto della sua immaginazione.