Alta infedeltà: intervista al cast

Il nostro incontro con Claudio e Pino Insegno e il resto del cast della commedia ispirata a 'Un marito per due', in scena da diversi anni nei teatri italiani.

Claudio Insegno, fratello del più famoso Pino e autore e attore teatrale di successo, fa il suo esordio nel panorama cinematografico con la trasposizione della propria commedia Un marito per due, già in scena da diversi anni nei teatri italiani. Nonostante il cambio di titolo, diventato per il grande schermo Alta infedeltà, la trama rimane il più possibile fedele all'originale: Filippo (Pino Insegno), uomo piacente e grande amante delle donne, si è di nuovo perdutamente innamorato di una bella ragazza, nonostante il proprio impegno matrimoniale. La giovane amante è inoltre ignara del fatto che Filippo sia sposato, anche perché lui si dice entusiasta di una futura convivenza. Peccato che la svampita Giuly (interpretata da Justine Mattera) decida di acquistare casa proprio di fronte a quella dell'amato, costringendolo a coinvolgere il migliore amico Giorgio (Claudio Insegno) in un piano via via sempre più intricato ed improbabile per salvare la faccia. Di questa vera e propria commedia degli equivoci, e delle problematiche che il passaggio al grande schermo ha generato, abbiamo parlato con i suoi protagonisti, scoprendo come, nelle intenzioni degli autori, Alta infedeltà sia ben più di una semplice traduzione da un media all'altro.

Claudio Insegno: Il progetto è nato tanto tempo fa, con uno spettacolo a teatro che è andato molto bene. Questa versione cinematografica doveva staccarsi dalla versione teatrale, innanzi tutto con un'ambientazione più bucolica. Abbiamo cercato di portare un tipo diverso di comicità al cinema; senza nulla togliere a nessuno, volevamo portare avanti una comicità più elegante, con una risata più naturale, non così aggressiva come quella che si è spesso vista. Si rifà alla commedia anni Sessanta, quella di Cary Grant e Doris Day, ed è stato possibile realizzarla grazie ad una grande collaborazione tra noi tutti, dal direttore della fotografia al responsabile delle musiche, e soprattutto grazie a dei grandi attori, alcuni dei quali alla loro prima esperienza cinematografica, e poi grazie a quel sex symbol di mio fratello.

Com'è il vostro rapporto tra fratelli?

Pino Insegno: Noi collaboriamo da tanto tempo, siamo nati artisticamente insieme e per sette-otto anni abbiamo lavorato insieme a questo progetto in teatro. Abbiamo cercato di recuperare la farsa, che è un genere un po' perduto, e che ultimamente sta avendo grande successo sulla scena francese, ad esempio con La cena dei cretini. Spero che questo possa aprire ad una nuova direzione: fare cinema in Italia è sempre molto complicato, e quindi sono molto contento che The Space [l'ex circuito Warner Village, n.d.r.] abbia creduto nell'autodistribuzione. Devo dire poi che gli attori si sono donati alla causa ventiquattro ore su ventiquattro, abbiamo avuto solo quattro settimane a disposizione per le riprese e sono iniziate benissimo: il primo giorno ha piovuto! Usciamo in quaranta copie: non saranno le ottocento di Avatar o le cinquecento di Checco Zalone, senza nulla togliere a lui, anche perché è bello vedere un ragazzo giovane che arriva al cinema. Noi abbiamo cominciato in punta di piedi, ma spero che questo film vada bene, anche perché mi dà l'occasione di parlare bene di mio fratello, che è sempre stato messo in difficoltà dal fatto che io sono famoso. Non voglio vampirizzare l'attenzione su di me, e voglio ringraziarlo perché è lui la parte intelligente della famiglia.

Come si sono trovate le donne in questa commedia?

Justine Mattera: Non ho capito la domanda... Scherzo! Io sono stata molto fortunata, perché ho conosciuto Claudio durante il mio primo musical e lui è stato uno dei primi a credere in me. Quando mi ha parlato di questo film ho detto si da subito, dato che non stavo lavorando... Sto ancora scherzando, ovviamente.
Pino Insegno: Anche io sono rimasto molto stupito quando Claudio ha scelto Justine per Victor Victoria. Poi mi sono inchinato di fronte alla sua bravura, lei canta e balla benissimo, anche se in questo caso non ha avuto occasione di dimostrarlo.
Sabrina Pellegrino: Io lavoro con Claudio e Pino da quando avevamo vent'anni, siamo un gruppo di amici e insieme ridiamo come pazzi. Il salto dal teatro al cinema è stata un'emozione fortissima, mi sono sentita molto meno sicura di me stessa ma è stato divertente.
Marta Altinier: Condivido quello che ha detto Sabrina. Sono molto felice di aver fatto questo film: il primo spettacolo in cui ho recitato qui a Roma è stato l'esordio alla regia di Claudio, ed è un onore per me essere qui nella sua prima volta al cinema. I suoi lavori si contraddistinguono per armonia e divertimento tra le persone, che non sono per niente cose facili da realizzare.
Claudio Insegno: Per me è stato fondamentale avere le stesse attrici con cui ho lavorato a teatro, altrimenti non avremmo mai finito in quattro settimane. Magari all'inizio si pensava di inserire più nomi noti, "da mercato", ma alla fine ci siamo fatti bastare quello di mio fratello.

Siete una coppia di fratelli litigiosa? Pino Insegno: Noi litighiamo una volta sola, ma in maniera pesante. Poi io mi tiro indietro e faccio quello che mi si dice di fare.
Claudio Insegno: E' giusto litigare, rende il tutto più divertente. E poi noi litighiamo perché lui non vuole mai provare, ma sempre girare: non credo che altre coppie di fratelli, ad esempio i Coen, litighino mai così.
Pino Insegno: Tra di noi ci sono stima e fiducia, ma mi auguro che Claudio riesca a fare tanti film anche senza di me. Io ci ho messo tanti anni a farmi sdoganare come attore, poi ci hanno detto che eravamo troppo teatrali, poi che eravamo troppo televisivi. Non abbiamo fatto scuole ma ne abbiamo aperta una, in cui abbiamo imparato molto, e speriamo che si capisca il nostro tentativo, e che la gente non parta prevenuta nei nostri confronti. Devo dire che però Tarantino mi ha già sdoganato: ha espresso stima per Castellari e per altri registi con cui ho lavorato, quindi includo anche me stesso nel discorso.

Quali sono state le differenze rispetto alla versione teatrale? Claudio Insegno: Lo spettacolo è andato in scena per tantissimo tempo e quindi il ricordo era fresco, ma per il cinema ho fatto sei versioni della sceneggiatura, e le prime erano talmente lunghe che potevamo farne una trilogia. Poi abbiamo tagliato, ovviamente. Io amo molto il cinema anni Sessanta, quello di Jack Lemmon e Walter Matthau, e abbiamo cercato di ricreare quei rapporti. A teatro la storia aveva un suo ritmo, qui ne ha un altro per forza di cose.

Ci svelate qualche aneddoto sulle riprese?

Claudio Insegno: Io voglio dire che le attrici sono state bravissime, abbiamo sempre fatto al massimo quattro ciak e molto spesso era buona la prima: la comicità deve venire fuori subito, poi diventa noiosa.
Pino Insegno: Diciamo intanto che Justine era incinta durante le riprese: ha iniziato con una seconda e ha finito con una quinta, a un certo punto non sapevamo più come fare le inquadrature! Poi avevamo un sabotatore nella troupe: una volta abbiamo trovato un vestito nel water, delle puntine in giro, alcune cose prendevano fuoco... Ma nonostante tutto ce l'abbiamo fatta.
Sabrina Pellegrino: Io poi mi sono fatta cadere addosso una libreria a casa mia, rischiando la sostituzione in extremis, ma abbiamo risolto con una fasciatura improvvisata.

Quali sono i prossimi progetti? Claudio Insegno: Abbiamo in cantiere il primo film comico in 3d, ma possiamo dire veramente poco ancora riguardo a questo.
Pino Insegno: Parlerà di uno scienziato che presenterà la storia del cinema attraverso i suoi generi. Abbiamo già pronto il teaser, e siamo molto contenti perché finalmente l'Italia arriverà prima in qualcosa.

Come mai avete scelto una comicità alla Wilder? Claudio Insegno: Io ho sempre pensato che sia molto bello poter portare una famiglia al cinema, forse perché ripenso a quando ci andavamo io e mio fratello da piccoli: lo ricordo come una festa, quando andavamo a vedere Frankenstein Junior in seconda visione perché alla prima costava troppo. Volevamo portare avanti una risata meno volgare, con delle parolacce "giustificate", che non siano il centro della comicità, ricordando Fantozzi, o anche Scola o Magni. Non bisogna dimenticare la memoria italiana, perché si perderebbe un grande divertimento cinematografico, anche se sembra strano dover ritornare indietro per riacquistare dei valori.