Alien: Covenant, 5 cose che potreste non aver notato

Cosa si cela dietro i simbolismi inquietanti del nuovo capitolo del fortunato franchise fantahorror? Ecco i dettagli nascosti più significativi.

Alien: Covenant - Michael Fassbender e Ridley Scott sul set
Alien: Covenant - Michael Fassbender e Ridley Scott sul set

Giunto al sesto capitolo (escludendo Alien Vs. Predator e Aliens vs. Predator 2), il franchise nato dalla fantasia di Dan O'Bannon e Ronald Shusett va avanti e al contempo torna alle origini, in tutti i sensi: Alien: Covenant, sequel di Prometheus e terzo capitolo della saga con Ridley Scott in cabina di regia, riprende - in chiave ancora più cupa e mortifera - l'atmosfera claustrofobica e il terrore del primo Alien, innestando allo stesso tempo nel flusso narrativo le considerazioni filosofico-religiose già abbordate nell'episodio precedente, cosa evidente fin dal sottotitolo del nuovo film (covenant in inglese significa "promessa" o "accordo", e nella Bibbia è il termine usato per descrivere il rapporto tra uomo e Dio in determinate circostanze, come quando il Creatore promette di non causare un altro diluvio universale). Considerando questi elementi, ma anche l'età di un franchise che si appresta a compiere quarant'anni tra non molto (nel 2019, per l'esattezza), è inevitabile che in Covenant ci siano dei rimandi più o meno nascosti (in alcuni casi può incidere la traduzione). Ecco gli easter eggs più notevoli.
N.B. L'articolo contiene alcuni spoiler.

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1. Regole infrante

Fino a cinque anni fa la saga seguiva uno schema riconoscibile ed alfabetico per i nomi degli androidi: Ash (Alien), Bishop (Aliens - Scontro finale e Alien 3), Call (Alien: La clonazione) e David (Prometheus). In Covenant si passa invece a Walter, contravvenendo alla più nota regola non scritta del franchise, ma dietro questa scelta c'è un omaggio sottile a due degli artefici dei vari film: David Giler e Walter Hill, produttori della saga sin dal capostipite, soggettisti del secondo capitolo e sceneggiatori del terzo (questo su richiesta esplicita di Sigourney Weaver, la quale sostiene che i due, insieme a James Cameron, siano gli unici in grado di scrivere al meglio per il personaggio di Ripley). L'interazione fra i due esseri sintetici è anche uno dei motivi migliori per vedere il film in lingua originale: per distinguere i due "fratelli", Michael Fassbender interpreta David con l'accento britannico già usato in Prometheus, mentre Walter ha una parlata più americana.

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Alien: Covenant, una foto di Michael Fassbender
Alien: Covenant, una foto di Michael Fassbender

2. Ozymandias

Alien: Covenant - Una foto del film
Alien: Covenant - Una foto del film

Nella sequenza dove David descrive il proprio operato sul pianeta natale degli Ingegneri, la cui distruzione per mano sua viene mostrata in un flashback, egli cita apertamente la poesia Ozymandias di Percy Bysshe Shelley, più precisamente la celebre dichiarazione: "My name is Ozymandias, king of kings: Look on my works, ye Mighty, and despair!". Ironia della sorte, l'opera di Shelley ha influenzato anche alcuni fumetti di supereroi, di cui due divenuti film interpretati da due degli attori di Covenant: Fassbender interpreta Magneto in X-Men: Apocalisse, il cui villain ha aspirazioni divine e un servo chiamato appunto Ozymandias, che è anche il nome di uno degli antieroi di Watchmen, dove Billy Crudup è Doctor Manhattan.

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3. Ambizioni luciferine

Alien: Covenant - Una foto di Michael Fassbender nel film
Alien: Covenant - Una foto di Michael Fassbender nel film

Durante il suo scontro all'ultimo "sangue" con Walter, David gli chiede se preferirebbe "servire in Paradiso o regnare all'Inferno". Frase che allude ad un altro grande autore inglese, John Milton, artefice del Paradiso perduto. Un poema epico che parla della ribellione di Lucifero contro Dio, e quindi si addice alla personalità di David che ha deciso di non essere più al servizio della razza umana che lo ha creato. Da notare che inizialmente il film doveva essere intitolato Alien: Paradise Lost, prima di trasformarsi in Covenant. Una scelta saggia, poiché l'allusione miltoniana poteva contenere degli indizi di troppo sull'andamento della trama...

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4. Titolo videoludico?

David James e il regista Neill Blomkamp sul set del film District 9
David James e il regista Neill Blomkamp sul set del film District 9

Sebbene Covenant funzioni nel nuovo contesto mitologico voluto da Scott per la prosecuzione del franchise, è alquanto curioso che sia accostabile anche ad un'altra saga basata sullo scontro fra umani ed extraterrestri: la popolare serie di videogiochi Halo, di cui si vuole realizzare da anni l'adattamento cinematografico (guarda caso, tra i papabili c'era Neill Blomkamp, che ha anche parlato di un progetto legato a Alien che però, stando a Scott, non verrà portato a termine). Nel contesto specifico di Halo, il nome Covenant indica un'alleanza teocratica fra diverse razze aliene. Omaggio voluto o coincidenza?

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5. Ritorno musicale

Prometheus: un'immagine del film
Prometheus: un'immagine del film

Nel corso degli anni vari compositori si sono cimentati con le sonorità dell'universo di Alien: Jerry Goldsmith, James Horner, Elliot Goldenthal ed altri. Escludendo il tema principale di Goldsmith, che riappare anche nei titoli di testa di Covenant, gli elementi musicali degli altri film sono stati generalmente trascurati da un episodio all'altro. Questo nuovo capitolo rompe con la tradizione riesumando il tema composto da Marc Streitenfeld per Prometheus, in due occasioni: quando vediamo la lapide di Elizabeth Shaw nel giardino, e quando David festeggia il proprio successo suonando la melodia con un flauto.