Instancabile. Dovessimo sceglie un aggettivo per descrivere la serie live-action di Star Wars firmata da Dave Filoni sceglieremmo questo. Il quinto episodio di Ahsoka ha sicuramente raggiunto un picco qualitativo importante all'interno del corso streaming-televisivo del franchise, ricordandoci soprattutto che la cifra Jedi e stilistica dell'universo cinematografico può ancora essere rispettata e riproposta con tanta anima e spettacolo, rispetto ad esempio a quanto fatto da Andor e la sua espansione concettuale.
Una puntata densa di emozioni e visione che non credevamo possibile potesse essere raggiunta dalla successiva, ma anche se non eguaglia propriamente lo stesso livello strutturale, il sesto episodio di Ahsoka è un altro incredibile e trionfale appuntamento con lo show, a tratti d'importanza quanto mai fondamentale per l'intero Star Wars e per i fan di lunga data delle serie animate The Clone Wars e Rebels. Anche questa volta poche sono le cose davvero fuori posto; e ancora una volta la scrittura di Filoni riesce a imbrigliare in appena 40 minuti la potenza stessa di una saga interamente costruita sul confronto e la dualità del bene e del male. Lo fa con amore. Lo fa con astuzia. Lo fa con maestria. [ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE]
Una visione imponente
Archiviato definitivamente il confronto tra Ahsoka e Anakin Skywalker, la serie passa alla fase successiva, quella conclusiva a cui aspirava dall'inizio. Non qualcosa di così scontato come sembrerebbe, a dirla tutta, considerando la verticalità narrativa di altri show a tema o la disgregazione attiva della trama in corso d'opera come visto ad esempio nella recente The Mandalorian 3. Inizialmente era solo una speranza ma ora è certezza: Ahsoka non spreca un episodio, non perde tempo, non diluisce né sintetizza la storia. Va semplicemente come e dove deve andare, conoscendo perfettamente la meta e il percorso, i punti focali, gli snodi, le rivelazioni. Non solo è una serie centrata sull'obiettivo ma è il modo in cui è ideata per raggiungerlo che funziona concretamente bene. Ci guadagna in struttura, ritmo e atmosfera, ma anche in coerenza. Nel sesto episodio Ahsoka compare appena all'inizio, infatti, nella bocca della balena iperspaziale insieme a Hyuang, discutendo di Sabine Wren, del passato, delle storie di una Galassia Lontana Lontana. Nel frattempo Morgan Elsbeth, Baylan Skoll, Shin Hati e la stessa Sabine raggiungono il leggendario pianeta Peridea, l'antico mondo dei Dathmiri, ultima meta migratoria dei cetacei galattici, il mondo dove andare a morire.
L'anello che circonda il pianeta è un agglomerato di scheletri di questa balene, la superficie una landa quasi desolata, grigia, tetra, misteriosa. L'atterraggio ricorda il cinema di Ridley Scott, qualcosa di Alien e Prometheus, il presagio di qualcosa di terribile e venefico. È atmosfera pura, costruzione impeccabile della scena, fino alla sequenza che tutti aspettavamo, gestita con magnificenza, raffinatezza ed epica cinematografica. L'arrivo dell'iconico Incrociatore Imperiale del Grand'ammiraglio Thrawn è una graffiante immagine di solennità e potenza che risorge davanti ai nostri occhi, imponente e impietoso, un incubo ancora intatto. Il Thrawn di Lars Mikkelsen (anche doppiatore del personaggio nelle serie animate) è la personificazione della tenacia imperiale, carismatico e crudele, composto ma feroce. I suoi occhi iniettati di sangue raccontano di una sopravvivenza durata troppo a lungo. Vuole e deve tornare a casa, per distruggere e conquistare. I preparativi lo spingono ad allontanare Sabine dall'incrociatore, inviandola come da lei desiderato alla ricerca di Ezra Bridger.
L'arco conclusivo dell'episodio è in verità rimesso tutto in capo all'apprendista Jedi di Ahsoka, al suo piccolo viaggio in compagnia di un prezioso alleato animale simile a un cavallo incrociato con un lupo e un ratto che condivide con lei alcuni dolci e simpatici siparietti dai tratti commediati. Fino al fatidico incontro con Ezra, ancora vivo, sopravvissuto anche lui all'esilio, più vecchio, più barbuto ma sempre il solito Bridger, furbo e fiducioso, forte di un'indomita vivacità che restituisce a Sabine con un caloroso abbraccio. Quelli di Thrawn ed Ezra sono momenti entusiasmanti e completamente differenti l'uno dall'altro, entrambi amministrati ad arte, senza inutile retorica, mediante musica, sentimenti e immagine. Il male e il bene che si ritrovano in due volti tra i più amati dell'intero universo di Star Wars.
Ahsoka perché è importante per il futuro di Star Wars
Ritorno al principio
Ahsoka stupisce. Di nuovo. La firma di Filoni è una sicura bolla di certezze che non tradiscono le aspettative, mentre la regia affidata alla talentuosa Jennifer Getzinger riesce a catturare il vero spirito dell'episodio, insieme di grande atmosfera e di emozionanti ritorni. Non sbaglia un'inquadratura e non sbava una scena, la navigata filmmaker televisiva, confezionando una puntata densa di contenuti e di sequenze incisive e memorabili. Anche Mikkelsen nei panni in carne e ossa di Thrawn si rivela la scelta giusta per un villain così melenso e shakesperiano, nemesi degli eroi prima animati e ora reali che in questa sorta di transustanziazione mediatica rappresenta l'incarnazione del male imperiale contrapposta alla libertà repubblicana, ribelle o degli esuli. Si torna al principio e da quel principio si riparte, mostrandoci l'antica anima di Star Wars che viene insieme stravolta ma rispettata, in un ciclo di distruzione e recupero in grado di rinnovare il lume originario del franchise senza bisogno di ignorarlo.
In senso diegetico, l'intuizione concettuale recupera anche la missione di Baylan, che a quanto pare vuole rompere questo ciclo tornando a sua volta al Principio, probabilmente quello della Forza, sicuramente del Lato Oscuro, lo stesso che sarà poi affrontato nell'annunciato lungometraggio di James Mangold, attualmente in lavorazione. Una strada tortuosa irta d'ipocrisie e tradimenti che non è ancora chiaro dove condurrà l'ex-generale Jedi e la sua apprendista. Visto e considerato il livello di Ahsoka, comunque, possiamo aspettarci qualcosa d'icastico e significativo negli ultimi due episodi della serie, che ci auguriamo sappiano ancora stupire e conquistare con instancabile entusiasmo.
Conclusioni
Altro giro, nuovo episodio magistrale di Ahsoka. Al sesto appuntamento su otto totali, la serie live-action Star Wars targata Disney+ mantiene alte emozioni e qualità, mostrando il ritorno di alcuni dei volti più amati del franchise in una puntata dense di sequenze incisive e attimi memorabili. C'è poco o nulla fuori posto e persino concettualmente sembra che lo show sappia come muovere le pedine sulla scacchiera del franchise tra passato, presente e futuro, confezionando un prodotto semplicemente imperdibile.
Perché ci piace
- La regia di Jennifer Getzinger, sontuosa ed elegante.
- Dave Filoni gestisce con intelligenza anche i momenti più difficili e delicati.
- Le atmosfere, le musiche, i tempi del racconto: altissimi livelli.
- Ottima prova di Lars Mikkelsen, che si conferma l'unica scelta possibile per VOI SAPETE CHI.
Cosa non va
- A due episodi dalla fine, il ruolo di Hera Syndulla appare poco sfruttato.