Sorrisi, strette di mano, foto dispensate con generosità, quando invece, l'ultima volta che lo avevamo incontrato, era scappato da un'intervista perché pensava che il giornalista lo stesse riprendendo: per Joaquin Phoenix, arrivato a Roma per presentare A Beautiful Day, film di Lynne Ramsay per cui è stato premiato come migliore attore all'ultimo Festival di Cannes, era davvero una bella giornata.
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Accompagnato dalla fidanzata e collega Rooney Mara, con cui, dopo Lei, ha girato Maria Maddalena, uscito in sala lo scorso marzo, Phoenix era particolarmente raggiante quando si è presentato alla stampa italiana: sarà stata la luce di Roma, o forse è l'amore a rendere davvero migliori, in ogni caso non lo avevamo mai visto così rilassato e disponibile con i giornalisti (i tempi degli occhiali da sole e delle sigarette durante le conferenze stampa sembravano un ricordo distorto).
Nelle sale dal primo maggio, A Beautiful Day, titolo italiano che richiama una delle frasi più importanti del film (l'originale è You Were Never Really Here), racconta la storia di Joe, veterano di guerra riciclatosi come sicario, che cerca di salvare una ragazzina finita in un giro di prostituzione dai risvolti inquietanti. Per il ruolo Phoenix ha intrapreso un processo di trasformazione fisica: "È stata una delle prime cose di cui ho preso coscienza, dovevo mettere su peso: non so perché l'ho fatto, ma è venuto naturale, anche nell'aspetto Joe doveva essere qualcuno non più all'apice della sua forma fisica, ma si doveva capire che, in un momento della sua vita, aveva un fisico allenato."
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Un film di genere che non vuole esserlo
L'attore si è avvicinato al progetto grazie al direttore della fotografia Darius Khondji, collaboratore di Woody Allen in molti dei suoi ultimi film, in questo momento impegnato sul set della serie tv di Nicolas Winding Refn Too Old To Die Young : "Ogni personaggio mi influenza, in modi che non capisco pienamente: se ti concentri su qualsiasi cosa per almeno tre mesi, ti documenti e fai ricerche, sicuramente ha un effetto su di te. È stato un processo: non credo di aver accettato il ruolo fino a metà riprese. Ho chiesto al direttore della fotografia Darius Khondji, che stimo molto, con quale regista avrebbe voluto lavorare di più e mi ha detto Lynne Ramsay. Quindi ero molto curioso: lei stava lavorando alla sceneggiatura, ma non lo sapevo. Me l'ha mandata, abbiamo parlato e ho avuto la sensazione che avrei potuto esplorare cose che normalmente non vengono approfondite in un film di genere e credo sia stato eccitante per entrambi. Dicevamo sempre: questo l'ho già visto, come posso rendere tutto più personale?"
Ramsay, il cui film precedente è E ora parliamo di Kevin, ha trovato in Phoenix l'interprete perfetto: "Oggi siamo più connessi ma paradossalmente comunichiamo meno: per me è importante mettere in scena un viaggio emotivo, deve esserci empatia con i personaggi. Per me è cominciato tutto con i personaggi: Joe è un uomo di mezza età, in un certo senso ha una crisi di mezza età e tutto si è evoluto strada facendo, partendo da lui. Se dovessi definire il film non saprei farlo: spesso mi chiedono se pensavo ad altri film mentre facevo questo, oppure fanno dei paragoni e dei confronti, ma in realtà non avevo in mente nient'altro, non ne avevo nemmeno il tempo, ero concentrata su ciò che stavo facendo. È qualcosa che si è sviluppato strada facendo."
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Esplorare i diversi aspetti della mascolinità
A Beautiful Day è tutto concentrato sul percorso interiore del suo protagonista: "Il film mi ha dato la possibilità di esplorare i diversi aspetti della mascolinità: possiamo vedere il lato morboso di alcuni dei personaggi, che è sempre pronto a emergere, e poi anche la tenerezza, che vuole essere parte di un cambiamento. Abbiamo parlato del film sempre come di un viaggio attraverso l'inferno, un'esperienza soggettiva, in cui non si capisce cosa sia reale e cosa no. Ogni volta che cominci un film poi è lui che ti dice cosa fare: ci sono cose che vanno oltre la tua comprensione ed è proprio in quel momento che tutto diventa interessante e buono, quando smetti di dire cosa è il film e ti concentri su cosa potrebbe essere, sulle possibilità che offre. Quando lasci andare il controllo allora tutto diventa più interessante, almeno per me. Lynne è stata molto brava a unire insieme questi due aspetti della mascolinità: un esempio è la scena in cui Joe si trova sul pavimento insieme all'uomo che ha appena ucciso sua madre e capisce che anche lui si trova in una situazione tremenda, è intrappolato in questo mondo. Lynne è riuscita a trovare un equilibrio tra il bene e il male."